Ci vuole un civico bestiale
Per fare il sindaco ci vuole il civico. Anzi ci vuole un civico. Ma sì, meglio usare l’articolo indeterminativo, perchè l’indeterminatezza è il tratto principale di questo avvio del gioco di Palazzo Trissino.
Abbiamo Giacomo Possamai che è politico con tessera del PD ma si comporta da civico, con una narrazione che nella prima fase racconta che essere civici è una condizione dello spirito più che della politica. E tra poco i suoi aedi ci racconteranno che è del PD. Ma lo è poco. Più che altro è un civico che abbiamo prestato a Letta.
Poi c’è il suo avversario principale, Francesco Rucco, sindaco civico, ma fortemente sospettato di avere la tessera della Lega, probabilmente nascosta in qualche angolo pietrificato del Salento o infilata accanto al Sacro Graal della Padania Felix. Per lui vale il discorso inverso, è un civico ma, avendo la colpa di essere sostenuto dal centrodestra, non è davvero un civico, e, considerata la sua appartenenza, è ovvio che sta truccando le carte perché, come tutti quelli della sua parte politica, un po’ birbante lo è.
Andando in ordine di presentazione al Festival del Candidato, che in queste settimane fa concorrenza a Sanremo, abbiamo Matteo Tosetto. Anche lui ha indossato, come gli altri, la giacca da civico e si è presentato come leader di una sua squadra e con una lista in cui campeggia in evidenza il suo nome. Tosetto però non si candida sindaco. Intende proporsi al borsino del consenso berico con l’ambizione di rappresentare i moderati e portarli alla corte di Possamai, il candidato più disponibile ad offrire asilo politico ai delusi ed ai silurati della galassia rucchista.
Segue l’imminente ufficializzazione di Lucio Zoppello, che da civico di governo è diventato di lotta e scende in arena a sfidare i big per sedersi al tavolo della trattativa in un eventuale ballottaggio.
Di Claudio Cicero, il civico più instancabile e più a destra di tutti, che sta lucidando la sua macchina a 360°, si può aggiungere poco, se non che sarà, anche stavolta, in campo a battersi con la consueta energia. Come fece nel 2008 e nel 2013.
Infine, se ci sarà, prima che scatti il timing per la presentazione delle liste, dovremmo conoscere anche il nome del candidato sindaco del Terzo Polo, al momento ancora avvolto nel nebbia dei rumors e proprio per quello, assolutamente indeterminato.
Tutti vogliono, a loro modo, vincere.
Ma per vincere devi avere un’idea, se però l’idea è solo vincere o, ancora peggio, provare a ritagliarsi uno spazio per trattare la resa condizionata alla conquista di uno spazio di governance, il rischio di perdere è altissimo.
Per ora di idee se ne vedono poche e forse sarebbe meglio pensarci, perché il calcolo elettorale non basterà se si fonda su rendite di posizione e sondaggi.
Maggio è ancora – relativamente – lontano, tuttavia se guardiamo alla cronaca politica di queste prime settimane di schermaglie, proposte se ne vedono poche.
Forse più battute di scarso effetto, che idee.
In una città già tendente a nascondere le emozioni e il confronto, un sano dibattito su cosa si pensa di proporre per il futuro di Vicenza potrebbe risvegliarla. Magari perfino farci tornare la voglia di andare a votare.
Per farlo ci vuole un civico bestiale. Non un civico e basta.