8 Febbraio 2023 - 17.00

Le porti un ceffone a (La Grande) Vicenza

Non è ancora confermato, ma i rumors arrivano da più parti.

Da destra, sinistra e centro, l’argomento di queste ore riguarda, ancora una volta, il Terzo Polo.

Sarebbe arrivato da Roma l’ordine di Carlo Calenda di abbandonare l’ipotesi di corsa in solitaria con un proprio candidato, per imporre l’accordo dal primo turno con il dem Giacomo Possamai. Finisce, se confermato, il sogno di libertà di Otello Dalla Rosa e la spinta del laboratorio politico della sua Grande Vicenza che, molto probabilmente, dovrà subire il diktat romano, pena la perdita di un simbolo che ha una spendibilità sul mercato della politica.

I soliti bene informati raccontano di un grave imbarazzo nel gruppo dirigente vicentino che si era smarcato l’anno scorso dalle logiche del PD e oggi si troverà a fare da ruota di scorta alla gioiosa macchina da guerra progressista.

Un primo segnale di difficoltà era arrivato in questi ultimi giorni con l’outing dei Cinque Stelle disponibili a sostenere Possamai, a fronte del quale i Terzisti avrebbero posto l’aut aut: o loro o i grillini. Ma il soccorso romano al Capogruppo PD sarebbe arrivato da Calenda senza lasciare spazio a confronto o discussione. E’ la democrazia dei Parioli che arriva a Vicenza.

Una riflessione generale però questa vicenda la merita.

La Grande Vicenza è stato senza dubbio il fatto politico più rilevante degli ultimi anni in città, un laboratorio che si era posto come credibile alternativa tanto alla destra, più a quella scervellata che a quella in bretelle, quanto alla sinistra, ancora confusa tra le suggestioni LGBTQ+ e la politica da salotto del PD da ZTL.

L’incontro tra l’esperienza civica e le due sigle Italia Viva – Azione, con Daniela Sbrollini e Otello Dalla Rosa ottiene l’effetto di illudere che la politica cittadina possa diventare un po’ meno bipolare e offrire una casa a chi si sente a disagio sui due fronti tradizionali. La prima vera occasione per Dalla Rosa & c. è proprio l’imminente voto di maggio, e la partita viene giocata bene, con uno scouting intelligente su personalità da candidare sia come sindaco che nella composizione delle liste, non figure inquadrate da logiche di partito tradizionale, ma ricerca di figure di spessore, pescando soprattutto nella cosiddetta società civile. Si favoleggia sui nomi. Alcuni veri, altri desiderati, altri ancora buttati lì dal nemico per fare un po’ di confusione.

Ma la storia, per Otello si ripete.

Lo stesso copione che, in un contesto diverso, con gli stessi protagonisti e quasi sicuramente la stessa regia occulta, nel 2018 lo trasformò in pochi mesi da vincitore delle Primarie a vinto all’apertura delle urne.

Una doccia fredda che dovrebbe far riflettere il gruppo dirigente vicentino.

Il Nome Dalla Rosa è troppo ingombrante. Ha battuto tutti alle Primarie, quando si facevano, ha lanciato una proposta innovativa che potrebbe riservare sorprese tra Possamai e Rucco. Per questo va fermato. Perché da uomo libero non ha bisogno di ingraziarsi né l’uno né l’altro. Epperò il suo spazio politico può mettere in sofferenza soprattutto il progetto di Possamai, che gioca sulla passeggiata civica alla Tommasi e sta provando l’incontro diretto e disintermediato con i vicentini.

Ed ecco che allora il ceffone di Calenda arriva proprio a Otello. Un ceffone alla Grande Vicenza e al suo tentativo di rompere il cordone rosso dei salotti romani. E oggi, come nel 2018, può decidere di abbassare il capo come fece allora e subire o organizzare la rivolta.

Per i meno informati ricordiamo che nel 2018 l’avversario vero di Dalla Rosa alle Primarie fu lo stesso Giacomo Possamai che oggi ha ottenuto il favore da Calenda. Dai Parioli alla ZTL del Centro Storico di Vicenza la strada è più breve di quello che si pensa.

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