VICENZA – Una trentina di manifestanti sfila in viale Milano per il clima (video)
Traffico bloccato per la manifestazione Fridays for Futura a Vicenza. Poco fa una trentina di persone con un grande striscione recante le scritte “Governo Indifferenza Avrete Resistenza” e “Siamo la natura che si difende” ha sfilato in viale Milano, in direzione di viale Roma e Piazza Matteotti, dove è previsto il raduno.
Sulla pagina Facebook di Fridays for Future Vicenza le motivazioni della manifestazione e la locandina.
Ecco il testo pubblicato:
“3 e 8 marzo: lotte diverse ma radice comune dell’oppressione
Siamo di fronte a una delle più profonde crisi globali: il cambiamento climatico, lo sfruttamento di corpi e territori, l’attacco continuo -e su tutti i fronti- ai diritti e all’esistenza in tutta le sue forme.
Questa crisi minaccia, ormai da decenni, la soppravivenza e la vita a livello globale e la sua matrice è chiara: il sistema patriarcale e capistalista.
Un sistema che trae profitto da ogni cosa esistente, che opprime e riduce le possibilità di sovvertire l’esistente ai minimi termini.
Le questioni ambientali hanno un profondo impatto sul piano sociale, politico ed etico. È fondamentale utilizzare una visione globale, riconoscendo la radice comune dell’oppressione capitalista e patriarcale.
La creazione e il mantenimento di un’alterità permette ad un sistema gerarchico dominazione su tutto il vivente. L’alterità è intesa come tutto ciò che non è maschio-cis-etero-bianco-abile-neurotipico-borghese; esso rappresenta il modello base universale su cui tutto il resto viene misurato e definito quindi inferiore, privo di valore e sfruttabile. Nella categoria altro si possono trovare donne, persone bipoc*, persone disabili e/o neurodivergenti, persone trans e di genere non conforme, animali altro-da-umani, ‘natura’.
Questa dicotomia (uomo/donna, umano/animale, natura/cultura) permette di devastare l’ambiente, espropriare e sfruttare persone e animali non umani, per gli scopi propri del capitalismo quali il lucro, il potere nelle mani di pochi, la continua creazione di bisogni non reali e di beni di consumo di massa, la distruzione dei territori per far posto a fabbriche, infrastrutture e cementificazione.
Per combattere patriarcato e capitalismo si rivela necessario usare un approccio intersezionale ed ecotransfemminista, che connetta le lotte: va individuato e compreso il nesso concettuale tra la logica del dominio che perpetua sessismo, razzismo, abilismo, ciseteronormatività e quella che permette lo sfruttamento e l’oppressione di tutto il vivente, animali non umani e ambiente compresi (Gruen 2012).
Si tratta di decostruire pratiche collettive, individuali ed istituzionali che rinforzano questi meccanismi di controllo e subalternità e trovare nuovi modi di relazionarsi e vivere insieme, perché come diceva Audre Lorde, “gli strumenti del padrone non smantelleranno mai la casa del padrone” (1979).
La pandemia ha dimostrato la fragilità dei nostri sistemi sociali che, partendo dalla distruzione di habitat naturali e lo sfruttamento degli animali rinchiusi in gabbie accatastate, alla rapida diffusione del virus grazie alla globalizzazione, ha colpito in primis le persone razzializzate, povere, senza accesso ai servizi sanitari.
L’abbiamo visto anche nelle nostre città: sistema sanitario al tracollo, aumento delle violenze di genere e femminicidi, perdita del reddito e inquinamento urbano con, tra le altre cose, l’invasione di mascherine e guanti abbandonati.
Vogliamo ripensare una società che non escluda nessunǝ, dove i rapporti inter e intra-specifici sono orizzontali, cooperativi e che tengano conto delle diversità e specificità di tutto il vivente.
E’ proprio il maschio bianco etero cis la figura tipica che si arroga il diritto di fare quello che vuole del territorio,sia qui che in altre parti del mondo, appropriandosi delle risorse per restituire inquinamento e distruzione. Di questa narrazione ne è piena la cultura occidentale che ha legittimato (e continua a farlo) guerre distruzione di villaggi città e foreste e oppressione dei corpi soprattutto di chi non corrisponde al modello di maschio bianco etero cis.
Ancora oggi nella nostra città dobbiamo assistere all’adunata degli alpini 2024:Sappiamo cosa ci aspetta perché l’abbiamo già visto in altre città come Trento e Rimini, migliaia di persone -uomini cis- spesso ubriachi e molesti che, in nome di un’ideale patriarcale come quello militare, si riuniscono per bere e palpeggiare (nei casi migliori) ragazzə che lavorano o se ne vanno per la città.
Per quel che riguarda il territorio, nei prossimi anni è prevista la costruzione del TAV: una delle più inutili e dannose grandi opere, che porterà ad abbassare drasticamente la qualità della dell’aria, dell’acqua della vita.
In questi anni stiamo asssitendo ad un iper-investimento politico ed economico nella cementificazione abbandonando l’esistente.
Dall’altra parte però, non vediamo un investimento politico, sociale ed economico reale e concreto verso una trasformazione del sistema sanitario, a favore di centri antiviolenza efficaci e capillari nei territori. Non solo, non assistiamo nemmeno ad una reale riflessione sulle cause della violenza di genere -istituzionale, sanitaria e sociale- e su come si possa cambiare di rotta, per creare una società libera, non escludente e che permetta una vita dignitosa e degna.
La lotta climatica non può che essere transfemminista, anticapitalista e decoloniale: non si può pensare ad un cambiamento radicale se non in tutte le sue parti e nella sua complessità, a tutto tondo, non lasciando indietro e ai margini niente e nessunə.
Queste battaglie si devono agire ed animare a livello globale, ma anche e soprattutto a livello locale, dove tocchiamo con mano quotidianamente i problemi e le conseguenze di questo sistema predatorio, ma è sempre il luogo dove ci possiamo organizzare e alleare per portare un cambiamento reale e concreto.
Vogliamo creare un lessico condiviso, andare verso una direzione comune, costruire insieme un orizzonte di lotta e cambiamento collettivo, valorizzando il sapere e le istanze portate avanti da tuttə coloro che vengono oppressə e marginalizzatə da questo sistema. Nessunə è liberə finché non siamo tuttə liberə.
*bipoc: black, indigenous, people of color. Viene qui lasciata la dicitura in inglese perché in italiano non è stata ancora definita dalla comunità una terminologia comune ritenuta adeguata.