Legambiente – In Veneto (e nel resto d’Italia) corsa ad ostacoli per le rinnovabili
In Veneto la transizione energetica è una corsa ad ostacoli
Pesano la lentezza degli iter autorizzativi e le lungaggini burocratiche
di Regione e Soprintendenze ai beni culturali
Il report nazionale su www.legambiente.it
In Veneto, così come in tutta Italia lo sviluppo delle rinnovabili continua ad essere una corsa ad ostacoli. A dirlo sono i numeri del nuovo report di Legambiente “Scacco matto alle rinnovabili 2023” presentato oggi insieme ad un pacchetto di proposte e ad un’analisi su 4 legge nazionali e 13 leggi regionali che frenano la corsa delle fonti pulite.
Nella nostra Regione, caratterizzata da un clima rigido e un settore industriale estremamente energivoro che registra il 10,4% dei consumi nazionali di elettricità, tra il 2020 e il 2021 sono 9 i progetti di impianti a energie rinnovabili bloccati in sede regionale, oltre ai 14 in attesa di valutazione in sede statale. Andando a vedere anche i numeri del 2022 del Veneto, il numero sale a 17 progetti. Spicca la differenza fra gli impianti approvati nel 2021 (18 impianti, per una potenza immessa di 185 MW) e quelli approvati nel 2022 (3 impianti, per una potenza immessa di 19 MW). Importante anche la differenza fra il numero totale di progetti presentati in sede di VIA regionale tra il 2021 (22 progetti) e il 2022 (15 progetti). Effetti di una normativa regionale farraginosa che ha disincentivato gli investimenti nella produzione di energia da fonti rinnovabili da parte delle imprese del settore.
Per meglio comprendere il contesto veneto, oggi il 42,8% dell’elettricità prodotta nella nostra regione proviene da termoelettrico a fonti fossili mentre la restante potenza rinnovabile installata è soddisfatta per circa il 90% da impianti di taglia “domestica” o “produttivo-artigianale” (entro i 200 Kw). Un dato, che se da un lato denota un positivo protagonismo nelle scelte da parte di famiglie ed imprenditori, dall’altro evidenzia la presenza di ostacoli nella realizzazione di impianti “utility scale” strategici per la transizione energetica.
A riguardo, nel report emerge il caso specifico del progetto ZOE (Zero Oldtown Emissions) presentato da AGNES S.r.l.: un parco fotovoltaico da 143 MWp di potenza, in grado di produrre circa 165 GWh netti all’anno (sufficiente ad alimentare più di 55.000 famiglie) localizzato sull’Isola delle Tresse a Venezia. Un progetto che procede con eccessiva lentezza e la normativa regionale non aiuterà a velocizzare gli iter dei procedimenti autorizzativi. La legge regionale n.17 del 19 luglio 2022 infatti prevede un lungo elenco di “principi di presunta inidoneità” che stanno generando incertezza negli operatori del settore e confusione negli uffici pubblici, ponendo di fatto un freno alle autorizzazioni ed allo sviluppo delle energie pulite. Tra i numerosi vincoli, alcuni sono incomprensibili come la non idoneità per gli impianti fotovoltaici a seconda della tipologia di produzione agricola o il divieto di realizzare impianti fotovoltaici galleggianti su specchi d’acqua laddove esistano concessioni di pesca. Inoltre pur riconoscendo le differenze tra impianti a terra e impianti agrivoltaici la norma pone gli stessi vincoli per entrambi.
Per Legambiente una scelta sbagliata, poiché le applicazioni fotovoltaiche non consumano suolo in modo permanente e quelle agrivoltaiche non solo preservano le qualità del suolo agricolo ma, se progettate a dovere, ne migliorano addirittura la produttività con il beneficio aggiuntivo di una produzione energetica da fonte rinnovabile.
“Le fonti rinnovabili, insieme a politiche serie e lungimiranti di efficienza energetica, rappresentano una chiave strategica non solo per decarbonizzare il settore energetico, priorità assoluta nella lotta alla crisi climatica, ma anche per portare benefici strutturali nei territori e alle famiglie e per creare opportunità di crescita ed innovazione in ogni settore. Se è vero che non esiste l’impianto perfetto – dichiara Luigi Lazzaro, Presidente di Legambiente Veneto – è altrettanto vero che questi impianti possono essere integrati al meglio ed essere valore aggiunto per le comunità. Per questo ci auguriamo che il nuovo piano energetico regionale in elaborazione non si limiti ad una enunciazione di principi ma indirizzi concretamente lo sviluppo delle rinnovabili nella nostra regione, superando le pulsioni ideologiche che stanno contaminando il dibattito politico a danno dei cittadini”.