Come NON cuccare sui social
di Alessandro Cammarano
I social, tutti, hanno nel corso degli anni – in verità non tantissimi, visto che fino ad una decina di anni fa qualcuno ancora scriveva delle lettere – sviluppato una molteplice serie di funzioni che spesso si sono distaccate dall’idea iniziale della piattaforma stessa.
Facebook era nata, nelle intenzioni dell’odioso Zuckerberg, come mezzo per trovare vecchi compagni di scuola, far sapere dei traguardi scolastici e sportivi dei figli e così via; Twitter – oggi ridotto ad una cloaca di insulti reciproci – consent(iva) di affrontare temi di politica e di attualità mentre Linkedin, magico posto dove chiunque trova il lavoro dei propri sogni, mette in contatto i professionisti di tutto il mondo, iridologi e cartomanti compresi, creando “sinergie”.
Poi sono arrivati Instagram e TikTok e la parola scritta è stata drasticamente sostituita dall’immagine, spesso fugace, e da messaggi di incredibile vuotezza capaci però di attirare l’attenzione, altrettanto passeggera, di migliaia di persone che improvvisamente decidono di seguire uno che spiega nel dettaglio come depilarsi lo scroto o una fanciulla che racconta della sua magica esperienza dal podologo, il tutto pubblicizzando articoli da acquistare in seguito.
Bene: i social sono tutto questo ma anche di più, perché nel loro evolversi sono diventati un formidabile veicolo di “acchiappo” che detto in termini più scientifici sarebbe semplicemente la ricerca ed il conseguimento di unə compagnə – uso lo/la schwa che fa fighetto e rispetta i generi – per un fugace incontro o anche per sempre.
Però, si sa, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni e i social bisogna saperli usare, cosa che a non tutti è concesso, altrimenti si corre il rischio di ottenere l’effetto esattamente contrario a quello auspicato.
Gli errori più marchiani vengono commessi su Facebook – oramai di appannaggio pressoché esclusivo dei boomer o di persone anche più giovani ma vecchie inside – luogo mistico dove si incontra qualsiasi cosa.
Giova specificare nuovamente che gli esempi tragici che seguiranno riguardano tutti i generi, nessuno escluso.
Un mezzo sicuro per consacrarsi al monachesimo eremitico è sicuramente quello di riempire la propria bacheca di animali – di preferenza cagnetti e gattini – in pose pucciose e dallo sguardo accattivante, ai quali vengono ascritte le caratteristiche ideali dell’oggetto della ricerca.
I dotati di una qualche abilità tecnologica ricorrono a meme in cui uno Scottish Fold – tra l’altro uno dei gatti più belli del mondo – che a pancia in su dice, nella nuvoletta che gli esce dalla boccuccia, una cosa tipo “sono il tuo amore vero” o “le mie fusa per sempre”: roba da fare scappare via a gambe levate anche un marinaio appena sbarcato dopo un viaggio di sei mesi senza scali.
Terribile anche il cagnetto – terrier assortito o Jack Russel, di solito – portatore di pensieri profondi come “coccole? Sì grazie”: e anche qui il monastero trappista è preferibile.
Tragici gli invasori di bacheche altrui, ovvero quelli che commentano qualsiasi argomento – dalle lenticchie in umido alla Seconda Legge sulla Gravitazione Universale – sempre e irrimediabilmente “ad mentula canis”, che poi vorrebbe dire alla “pene di segugio”.
Le “a” senz’acca o viceversa, i congiuntivi mancati, le doppie inesistenti si sprecano, rendendo l’estensore del commento tragicamente inadeguato.
E che dire degli ipersportivi che postano solo foto e storie inerenti alle loro imprese quasi sempre al limite (del ridicolo)? Questi infarciscono la narrazione di temini anglosassoni “perché fa figo” e dunque è tutto un andare di rafting, jumping, snorkeling, e giù fino al farting e al burping.
Orridi i bastian contrari, single dal principio dei tempi, capaci di vomitare odio agghiaciante, spesso ferreamente vegani, talvolta iperreligiosi e dunque sprezzanti dell’onnivoro e dell’ateo, ovviamnte no-vax e complottisti.
Su Instagram e TikTok tutto si fa più esplicito – l’immagine aiuta – e allora i gattini giocano allegri e i cuccioli di dalmata parlano come quelli della Carica dei 101 dicendo “sul mio divano c’è posto anche per te, ma ci si mostra pure in costume da bagno o in lingerie, esibendo spesso inenarrabili miserie.
Volete cuccare? Buttatevi su Tinder, almeno lì non si fanno giri di parole.
Adesso basta, che devo aprire un profilo premium su Onlyfans, cosi monetizzo un po’.
Alessandro Cammarano