Da Bassano al deserto per il Panda Raid 2023: due bassanesi al traguardo
Contagiati dal mal d’Africa. Rientrati alla base dopo più di una settimana durissima nel deserto, ripartirebbero immediatamente per una nuova avventura Panda Raid tra le dune.
Paolo Grandesso ed Erika Toniolo non hanno ancora disfatto le valigie e già la nostalgia si fa sentire. Ritorneranno quasi sicuramente il prossimo anno, con un bagaglio di esperienze in più e tanta voglia di affrontare le piste solitamente percorse dalle carovane dei beduini.
«Un’esperienza fantastica – commenta Grandesso, vicepresidente della Bassano Rally Racing e del Comitato organizzatore del Rally Città di Bassano – che ha lasciato in noi un segno profondo».
Con Erika, segretaria della scuderia, ha disputato l’edizione 2023 del Panda Raid, una corsa interminabile fra le dune del Sahara marocchino: quasi 3000 chilometri in sette tappe, una più dura e massacrante dell’altra. Partenza dal porto di Nador, appena sbarcati dalla nave, e arrivo a Marrakech. In mezzo tanta sabbia, sole martellante, temperature vicine ai 50 °C, tenda e sacco a pelo per le notti. Una fatica immensa, che ha messo a dura prova la preparazione dell’equipaggio e la resistenza della loro Panda 4×4, la mitica utilitaria uscita dalle catene di montaggio della Fiat, con 30 e passa anni sulle ruote e un motore scarso di cavalli, ma generoso, robusto ed affidabile come pochi altri.
«Era da tempo che pensavo al Panda Raid – spiega Grandesso – perché le gare di durata mi hanno sempre affascinato. Così quando si è presentata l’occasione di acquistare una Panda 4×4 non me la sono lasciata sfuggire. Era una vettura in uso all’Anas, prossima alla rottamazione, dall’inconfondibile color arancione. Portata a casa, l’ho fatta preparare da due esperti meccanici. Pazientemente hanno passato sotto la lente motore, sospensioni, cambio e carrozzeria. Un po’ alla volta è rinata. Montate quattro gomme tassellate, più due di scorta sul tetto, è bastato un giretto di prova per decidere di partecipare alla gara organizzata da un team spagnolo».
Abituato ai rally, Paolo Grandesso non pensava che una gara di regolarità – così è iscritta a calendario – fosse tanto massacrante.
«È tutto tranne che una competizione a media – sottolinea – perché per restare nei tempi imposti bisognava sempre viaggiare a tavoletta.»
Compiuto il lungo trasferimento assieme ad una trentina di equipaggi italiani attraverso la Francia e la Spagna, appena giunti in Marocco è scattata la gara.
«Il nostro obiettivo, alla partenza, era completare il raid, senza pensare alla classifica. Con circa 300 equipaggi al via, molti dei quali composti da specialisti del cronometro, provenienti da tutta Europa, il traguardo finale rappresentava il giusto riconoscimento ai nostri sforzi.» Invece, presa confidenza con il deserto e appurato che la Panda 4×4 era solida e affidabile, Paolo Grandesso al volante ed Erika Toniolo al radar, alla sua prima esperienza corsaiola, ci hanno preso gusto e tappa dopo tappa hanno risalito la classifica cogliendo un risultato prestigioso che per due debuttanti vale quanto una vittoria.
«Ci siamo classificati 24° assoluti e 17° fra le 4 ruote motrici. Terzi assoluti della compagnia italiana, composta da una settantina di equipaggi – commenta soddisfatto Paolo Grandesso – Solo alla terza tappa, quando ci hanno avvisato che eravamo tra i primi trenta, abbiamo cominciato a controllare i cronometri. Erika è stata bravissima nella navigazione, non ha mai sbagliato una rotta mentre la Panda ha marciato come un orologio svizzero. Non c’è stato concorrente che non abbia patito problemi meccanici. Io mi son limitato a controllare i livelli e a pulire i filtri dalla sabbia. Il motore ha sempre girato regolare, anche quando spingevo al massimo. La polvere del deserto è micidiale. Entra dappertutto e si deposita ovunque. Se poi si pensa che la temperatura sfiorava anche i 50° il quadro è fatto. Ogni giorno trecento chilometri, dei quali 40-50 di prova speciale dove bisognava andare a tutta per rispettare le medie imposte che erano alte. C’erano controlli a sorpresa e quando scalavi una duna non sapevi cosa avresti trovato dall’altra parte. Non è stato facile guidare in condizioni così estreme, tra pietre e massi da schivare improvvisamente, buche che scoprivi solo all’ultimo momento, ostacoli di tutti i tipi. Il caldo ha fatto il resto. Spalare sotto le ruote per liberarle dalla morsa della sabbia, col sole che martellava sulla testa, non è stato semplice. Abbiamo bevuto almeno otto litri di acqua al giorno per non disidratarci. Era talmente calda che pareva pronta per accogliere la bustina del tè. Una volta terminata la tappa bisognava montare la canadese prima di concederci una doccia preparata dagli organizzatori sotto un grande tendone. E sempre sotto un tendone si cenava tutti insieme. Nel deserto non ci sono alberghi…».
L’ultima frazione è stata la più emozionante. «Non finiva più. A mano a mano che il traguardo si avvicinava la tensione cresceva. Passati sotto l’arco d’arrivo ci hanno premiato con una medaglia. Quando poi abbiamo letto la classifica finale non credevamo ai nostri occhi. A detta di chi l’ha già affrontata più volte, entrare nei primi trenta assoluti equivale ad una vittoria».
Per rientrare a Bassano, tuttavia, Grandesso s’è dovuto sorbire altri settecento chilometri di trasferimento per raggiungere il traghetto.
Con l’adrenalina a mille Paolo ed Erika stanno già pensando al prossimo Panda Raid. «Faremo di tutto per essere al via dell’edizione 2024. Un po’ di esperienza l’abbiamo. La macchina pure. Incrociamo le dita…».
Preso il Mal d’Africa, non si guarisce più!
Un grazie particolare va agli sponsor che hanno sostenuto il team bassanese: Brotter srl, Guzzo Trasporti, Edilmunarolo, HPRC-Plaber, Colpo snc, VerCar – Rigenerazione cerchi in lega e Teloni Tosetto e ad ACI Vicenza per il patrocinio.