Consiglio veneto: congedi parentali fino ai 14 anni di età del figlio in caso di malattia, via libera a proposta di legge
Il Consiglio regionale del Veneto invia al Parlamento nazionale una proposta di legge statale per consentire ai genitori di astenersi dal lavoro in caso di malattia dei figli fino al 14° anno di età. Il testo di legge – presentato in aula dal vicepresidente del Consiglio Nicola Finco (Lega-Lv), primo firmatario, e approvato all’unanimità – chiede di modificare la legge nazionale 53/2000 sui congedi parentali in modo da estendere la possibilità attualmente prevista per i lavoratori dipendenti di astenersi fino a cinque giornate lavorative l’anno in caso di malattia dei figli in età compresa tra i 3 e gli 8 anni, anche ai genitori con figli fino ai 14 anni di età. La modifica legislativa in questione punta a rafforzare una misura di sostegno a paternità e maternità estendendo la possibilità di congedo dal lavoro anche quando i figli sono preadolescenti e adolescenti. “La normativa vigente, riassunta nel testo unico dl 151/2001 ‘Disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità a norma dell’art. 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53”– ha spiegato Finco – distingue le possibilità di congedo parentale in caso di malattia dei figli: i genitori con figli fino a 3 anni di età possono astenersi alternativamente dal lavoro per tutto il periodo di durata della malattia del figlio; quando i figli crescono, tale possibilità è riconosciuta ai genitori lavoratori nel numero massimo di 5 giornate l’anno, sino agli 8 anni di età. L’iniziativa legislativa del Consiglio veneto parte invece dal presupposto che sino ai 14 anni di età, i ragazzi non sono ancora autosufficienti e hanno ancora bisogno delle cure e dell’assistenza dei genitori. Pertanto, in caso di malattia, i genitori devono essere aiutati a coniugare il rispetto del contratto di lavoro con l’obbligo parentale di continuare a offrire cura e assistenza domestica ai propri figli, senza dover consumare giorni di ferie. Non si fa altro che rendere permanente – ha aggiunto il proponente – una misura già prevista dalla legislazione d’urgenza in materia di Covid, quando è stata riconosciuta ai genitori la possibilità di rimanere a casa da lavoro e di assistere i propri figli fino ai 14 anni di età, nei periodi di quarantena o di infezione conclamata. Se la nostra proposta diventerà legge ordinaria, sarà un piccolo passo per migliorare la qualità di vita delle famiglie e per sostenere maternità e paternità”. Secondo la proposta di legge approvata, l’estensione dei congedi parentali fino ai 14 anni di età avrà un costo complessivo, su scala nazionale, di poco più di 2 milioni e 300 mila.
Elena Ostanel, correlatrice di minoranza e vicepresidente della commissione Cultura, formazione e lavoro, aveva proposto alcuni emendamenti aggiuntivi per rendere obbligatori i congedi parentali anche per i papà, in modo da promuovere un carico paritario nella responsabilità genitoriale tra mamme e papà: “Quando i congedi sono facoltativi – ha motivato – quasi sempre è la donna a prenderli”.
Ma la manovra emendativa, che interveniva sull’intera disciplina dei congedi parentali estendendone obbligatorietà, durata e retribuzione sulla scorta di quanto avviene in Spagna, Germania e paesi scandinavi, non è stata accolta dall’aula, che ha invece approvato un ordine del giorno, sempre a firma di Ostanel, con il quale il Consiglio veneto impegna il governo regionale ad assumere ogni iniziativa utile per “una riforma sostanziale dei congedi di maternità, paternità e parentali”. La riforma dovrà estendere – secondo l’atto di indirizzo approvato con 41 voti e un voto contrario – i congedi obbligatori per i padri dagli attuali 10 giorni a due mesi, più due mesi facoltativi da usare entro tre anni successivi al parto, in modo da promuovere il ricorso paritario ai congedi parentali.
In precedenza la consigliera Erika Baldin (M5S) aveva proposto che l’estensione dei congedi parentali per malattia del figlio fino ai 14 anni si applicasse anche alle coppie omogenitoriali, in linea – ha spiegato – con le sentenze della giurisprudenza; emendamento respinto dall’aula con i voti della maggioranza.
Il dibattito ha inoltre registrato un vivace confronto tra Vanessa Camani, neocapogruppo del Pd, e l’assessore al lavoro e alle pari opportunità Elena Donazzan in merito all’impostazione delle politiche del governo Meloni e della giunta regionale a sostegno della natalità, della maternità, della famiglia e dell’occupazione femminile.