27 Giugno 2023 - 8.40

Grecia: hanno vinto anche gli Spartani!  E non pensate alle Termopili!

Ieri ho osservato che i nostri quotidiani non hanno dato grande spazio ai risultati delle elezioni politiche greche.

Capisco che con i suoi 10 milioni di abitanti la Grecia non sia considerata uno dei grandi Paesi europei, ma le tendenze politiche in un partner mediterraneo a noi vicino, e con interessi comuni come l’immigrazione, dovrebbero essere di grande interesse anche per noi italiani.

Ma noi abbiamo il Mes, il tormentone di quota 103, la saga del Pnrr, ed in questi giorni l’avvincente dilemma se la vicenda mediatico-giudiziaria costringerà Daniela Santanchè  a dimettersi da Ministro, per cui i nostri interessi sono concentrati tutti sui nostri “problemucci” interni.

Ma come sono andate le elezioni nel paese ellenico?

Questi i freddi numeri: con un’affluenza del 52,82% sui quasi 10 milioni di aventi diritto, Nuova Democrazia si conferma nettamente primo partito con il 40,55% dei consensi, ottenendo 158 seggi in Parlamento. 

Al secondo posto, nettamente distanziata, la sinistra radicale di Syriza con il 17,84% (48 seggi); seguono il Pasok (11,85%, 32 seggi) e il Kke (7,69%, 20 seggi). 

Tra i partiti che riescono a raggiungere l’ingresso in Parlamento anche gli Spartani (4,64%, 12 seggi), Soluzione Greca (4,44%, 12 seggi), Niki (3,69%, 10 seggi) e Course of Freedom (3,17%, 8 seggi).

Per quanto riguarda il Governo c’è da prendere atto che il premier uscente Kyriakos Mitsotakis ha vinto la sua scommessa.  

Aveva infatti già vinto le elezioni lo scorso 21 maggio con il 40,79%, ma ha voluto andare nuovamente al voto, appena un mese dopo, per cercare di sfruttare il nuovo sistema elettorale che assegna un bonus di seggi, fino ad un massimo di 50, al partito vincitore.

Si è trattato appunto di una scommessa, e l’ha vinta, conquistando il diritto di governare la Grecia senza essere obbligato  a trovare accordi con altre forze politiche.

Si conferma quindi la tendenza “à droite” degli elettorati europei, di cui vi avevo già parlato lo scorso 31 maggio in un pezzo titolato appunto “Quella voglia di destra degli Europei”.

Con la batosta rimediata anche domenica in Grecia, la sinistra sembra scomparsa dei radar degli elettori del nostro Continente.

E credo non vada sottovalutato che Nea Demokratia ha trionfato nonostante le pesanti contestazioni subite sia a seguito di un grave incidente ferroviario, che a causa del recente drammatico naufragio di migranti al largo delle coste greche nel Mare Egeo.

Forse questo dovrebbe stimolare una qualche riflessione in Elly Schlein, che con i suoi programmi da “centro sociale” e la sua ossessione per il “campo largo” con il M5S, rischia di far prendere al Pd ulteriori batoste elettorali, come successo ieri anche in Molise.  

A breve resta solo la Spagna per le speranze della sinistra (come noto. anche da quelle parti voto anticipato il prossimo 23 luglio), ma se dovessi scommettere per vincere, non so se punterei su Sanchez ed i suoi alleati. 

Ma al di là della vittoria di Mitsotakis, che francamente davo per scontata, considerato che nessun leader politico con la testa sulle spalle sceglie di andare  ad elezioni anticipate dopo solo un mese da una vittoria senza avere in mano una quasi certezza di trionfare, sono gli altri dati che secondo me dovrebbero inquietarci, perché dimostrano ancora una volta come la Grecia sia un laboratorio politico dell’estrema destra, che spazia dal nazionalismo, al razzismo, fino a raggiungere rigurgiti neo-nazisti.

In particolare voglio attirare la vostra attenzione su tre forze politiche che domenica hanno superato lo sbarramento del 3%: Soluzione Greca, Niki, e gli Spartani. 

Soluzione Greca era già presente sulla scena politica, ed è un partito ultra-nazionalista e filo russo, che enfatizza l’azione contro l’immigrazione illegale, compresa l’installazione di una recinzione elettrica al confine della Grecia con la Turchia, e la detenzione degli immigrati irregolari su isole disabitate in attesa della deportazione.

Il partito patriottico Niki (dall’antico greco “Nike”  “Vittoria”)  fu fondato a Salonicco all’indomani degli Accordi di Prespe (Accordo con la Macedonia del Nord), e   ha raccolto voti laddove la questione macedone è più sensibile.

Rispetto a Soluzione Greca e Spartani, Niki, guidato dal teologo di provincia Dimitrios Natsios, fino a ieri sconosciuto fuori dall’ambiente ecclesiastico, si distingue per una maggiore centralità della religione cristiana ortodossa.

Come accennato, è una formazione a forte accento religioso, tanto che è apertamente sponsorizzata da quattro monasteri della «repubblica monastica» che si trova sul Monte Athos.

In estrema sintesi Niki si colloca nell’area dell’integralismo religioso di estrema destra, una corrente minoritaria che prima della dittatura dei colonnelli era ai margini della Chiesa ortodossa greca o addirittura fuori, in quanto seguiva lo scisma dei vetero calendaristi (Paleoimerologhiti), tuttora molto attivi in quell’area politica. 

Nel suo programma politico spicca il progetto di abolire i diritti della comunità Lgbt, di  vietare  gli aborti, i matrimoni civili, ed i  battesimi dei figli nati fuori dal matrimonio (sic!). 

Ma ad aggiungere inquietudine c’è a mio avviso anche il risultato ottenuto dal partito Spartans,  autorizzato a candidarsi solo tre settimane fa (l’8 giugno),  che ha raggiunto il 4,7% soprattutto grazie al sostegno di Ilias Kasidiaris, un ex membro di spicco di Alba Dorata, un partito di origini neonaziste catalogato dalla giustizia greca come “criminale” a causa dei molteplici e violenti attacchi di strada eseguiti dai suoi membri. 

Kasidiaris, che sta scontando una pena detentiva di 13 anni e sei mesi per appartenenza a un’organizzazione criminale, ha chiesto al “suo popolo” di concentrare i voti sugli “Spartani”. 

Il partito degli Spartani si autodefinisce anche come “destra patriottica popolare” portavoce di un “sano nazionalismo greco” (per caso vi suonano un po’ familiari questi concetti?). 

Secondo loro le tradizioni dell’ellenismo sono attualmente assenti dalla vita pubblica, ed è quindi necessario porsi come “il braccio di ferro e il vero baluardo che porrà fine al declino e alla svendita della Grecia e dei cittadini greci”.

Inutile dire che dietro questa facciata di nume tutelare dei valori greci, gli analisti segnalano la natura fortemente ultra-nazionalista e ultra-conservatrice della formazione.

Se arrivati a questo punto avete pensato “certo, ma queste sono elezioni greche, cosa vuoi che me ne importi?”, vi faccio semplicemente notare che l’anno prossimo voteremo per il rinnovo del Parlamento Europeo, e spero capiate bene che anche i risultati della Grecia conteranno, e addirittura potrebbero essere tali  da poter influire anche sugli equilibri a Bruxelles, dato che Nuova Democrazia si configurerebbe al momento come il partito più forte a livello nazionale all’interno del gruppo del Partito Popolare Europeo (Ppe). 

Ne consegue che, se alle prossime elezioni europee di maggio 2024 riuscirà a bissare il successo nazionale di domenica, Mitsokatis potrebbe esercitare una forte influenza anche sullo spettro di centro-destra europeo, provando a spostare il Ppe verso posizioni nazionaliste e sovraniste molto più prossime a quelle dell’estrema destra del Gruppo Identità  e Democrazia.

In politica esprimendo giudizi si è sempre a rischio di fare brutte figure, ma volendo sbilanciarmi io credo che la prima conclusione che si può trarre da queste elezioni greche  sia abbastanza chiara. 

E cioè che temi di forte impatto sociale e mediatico come i migranti, e le loro disgrazie, hanno messo la Grecia sotto l’occhio del ciclone a livello mondiale. 

Ma come spesso è accaduto nella storia, il dito puntato contro i greci ha un effetto immediato, quello di compattare la gente e di spingerla a destra, verso tematiche che fanno sempre da collante.

E’ da anni che scrivo che sinistra ed anime belle sbagliano quando sostengono la politica delle “porte aperte” per tutti i migranti senza alcuna regola o restrizione, perché alla fine i cittadini esasperati le aprono sì le porte…. ma alle destre.

Umberto Baldo

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