11 Luglio 2023 - 8.40

Vittorio Emanuele di Savoia: “è stato l’ex Re di Spagna Juan Carlos a uccidere il fratello Alfonso!”

Si sa che la verità storica a volte si svela sulla base di “accidenti”, cioè di avvenimenti casuali, non voluti.

Talvolta basta un coccio o un’epigrafe, o una tomba, ritrovati in un posto “sbagliato”, nel senso di inaspettato, per cambiare tutte le certezze che si avevano fino a quel momento relativamente ad un certo avvenimento o ad una certa epoca storica.

Quello di cui vi parlo oggi, sempre che sia vero, in realtà non stravolge nulla, ma potrebbe contribuire a fare chiarezza definitiva su un fatto che già nel 1956 sollevò qualche perplessità.

Ma andiamo con ordine.

Tutto parte dalla serie che Netflix ha da poco messo in onda, diretta da Beatrice Borromeo, in cui Vittorio Emanuele di Savoia è “Il Principe”, come recita appunto il titolo della docu-serie.

Tre puntate che ruotano attorno a quanto avvenuto la notte tra il 17 e il 18 agosto 1978, quando a Cavallo, isola vicino alla Corsica, l’allora erede al trono d’Italia, all’epoca esiliato, andò in escandescenze perché un giovane gruppo di turisti arrivati dalla Sardegna “prese in prestito” un suo gommone.   Vittorio Emanuele, per difendere “il suo piccolo regno”, prese la sua carabina e durante una colluttazione sparò due colpi.

Uno si perse in aria, l’altro purtroppo colpì un ragazzo di 19 anni, Dirk Hamer, che per quella ferita morì dopo quattro mesi di sofferenze e interventi chirurgici.

La docu-serie si basa sull’omonimo libro scritto dalla sorella di Dirk, Birgit, che ha dedicato tutta la vita alla ricerca di una giustizia per il fratello che non è mai arrivata, visto che Vittorio Emanuele di Savoia per quel fatto non finì mai in carcere. 

Io quella storiaccia la ricordo bene, e mi confermò nella mia idea di quanto il potere e i soldi possano essere armi fortissime in grado di comprare anche “la verità”, ma anche come nascere con un determinato cognome possa essere la propria fortuna ma anche la propria rovina.

Se vi interessano questi tre episodi che cercano di ricostruire la genesi di un omicidio, tra testimonianze, accuse, verità nascoste, processi, e i risvolti in un caso che non sembrava mai essere del tutto risolto, non vi resta che guardare la serie su Netflix.

Ma la serie “Il Principe” costituisce solo l’antefatto, meglio l’ambito in cui prende vita l’episodio di cui vi voglio parlare oggi. 

Se uno fosse un appassionato di “storie noir” potrebbe pensare ad un “giallo dentro un altro giallo”.

Già perché Vittorio Emanuele di Savoia alla fine della registrazione de “Il Principe”, a telecamere spente, ma a microfoni accesi (che lo sapesse? Mah!), dopo l’ultimo ciak, offre alla troupe uno “champagnino”, e si lascia andare a raccontare una verità forse inconfessabile. 

Riaprendo, dopo ben 67 anni, un caso che sembrava ormai sepolto nei libri di storia. 

Di cosa si tratta?

Riandiamo al 29 marzo del 1956, quando Alfonso di Borbone-Spagna, secondo figlio maschio dei conti di Barcellona Giovanni e Maria Mercedes, e fratello minore di Juan Carlos, che diventerà il primo “Rey de Espana”  dopo la parentesi del franchismo, muore in Portogallo ucciso da un colpo di arma da fuoco. 

Attentato anarchico, come nella migliore tradizione  novecentesca europea? 

Assolutamente no. Semplice incidente si disse allora, e caso chiuso! 

Quindi, ricapitolando, i personaggi che entrano nelle “rivelazioni” di Vittorio Emanuele di Savoia sono tre:  lui stesso, erede di una delle dinastie più antiche d’Europa e personaggio piuttosto chiacchierato,   Juan Carlos di Borbone (per la precisione Juan Carlos Alfonso Víctor María de Borbón y Borbón-Dos Sicilias) che è stato re di Spagna dal 1975 al 2014, anno della sua abdicazione in favore del figlio, l’attuale Re Filippo VI, e infine suo fratello minore Alfonso di Borbone, morto di morte violenta appunto nel 1956 a Cascais in Portogallo. 

Dello stile di vita di vita piuttosto discutibile di Vittorio Emanuele sappiamo un po’ tutto; all’ex re di Spagna riconosco di essere stato determinante nel 1981 nello sventare con un famoso discorso in televisione il colpo di stato   organizzato da elementi della Guardia Civil  e dell’esercito guidati dal tenente colonnello Antonio Tejero Molina, ma successivamente di essere caduto sempre più in basso fra accuse di evasione fiscale, fondi neri in paradisi fiscali, debiti, tangenti, presunti figli segreti, addirittura molestie sessuali in Inghilterra, tanto da indurlo ad abbandonare precipitosamente la Spagna (basti dire che Felipe VI ha deciso di rinunciare pubblicamente all’eredità di suo padre Juan Carlos).

Di Alfonso di Borbone-Spagna (nome completo Alfonso Cristiano Teresa Angelo Francisco de Asís y Todos los Santos)  fratello minore di Juan Carlos, si sa che nacque nel 1941, e che dal 1946 viveva esule con la famiglia in Portogallo.

E siamo quindi arrivati al nocciolo della questione, alle rivelazioni.

Durante la pausa di primavera del 1956, Alfonso si recò con la famiglia a Estoril in Portogallo, dove soggiornò a Villa Giralda. 

Ma il  Giovedì Santo accadde qualcosa di imprevisto e per certi aspetti misterioso: il rampollo Borbone morì colpito da un colpo di pistola, quella stessa che in quel momento il 15enne stava pulendo; almeno così si disse all’epoca. 

L’ambasciata spagnola in Portogallo rilasciò in fretta e furia un comunicato, in cui si leggeva: “Mentre Sua Altezza l’Infante Alfonso stava pulendo con suo fratello un revolver la scorsa sera, un colpo partì raggiungendolo alla fronte ed uccidendolo in pochi minuti. L’incidente accadde alle 20.30, dopo il ritorno dell’Infante dalla Messa del Giovedì Santo, dove aveva ricevuto la Santa Comunione”.

Tutto a posto dunque?  Compresa la salvezza dell’anima?

A dirla tutta già allora sui giornali comparvero indiscrezioni che volevano che il revolver di piccolo calibro, al momento dello sparo fosse nelle mani di Juan Carlos, e tale versione fu confermata da alcuni testimoni.

Ma probabilmente questioni di “ragion di Stato” allora suggerirono, o imposero, di puntare sull’incidente, sicuramente anche per non sporcare l’immagine di Juan Carlos, visto che era già chiaro che il “caudillo gen. Franco” fosse orientato a restaurare la monarchia proprio con il giovane principe. 

Ma allora cosa ha detto di nuovo Vittorio Emanuele di Savoia in questo “fuori-onda alla fine delle serie Netflix?

Queste le sue parole testuali: “Io sapevo, ero presente. Eravamo in esilio e si andava a sparare a dei barattoli nel mare davanti a Cascais.   Juanito ha fatto un casino, ha sparato al fratello e l’ha fatto fuori. Si chiamava Alfonsito. Non gli ha sparato diretto ma attraverso un armadio, lui per caso era lì, un incidente, al 100%. Io ho fatto sparire la mia pistola, sennò avrebbero detto di nuovo che ero io”.

Onestamente avrei pensato di trovare la notizia anche sui giornali spagnoli.  Ma, salvo errori da parte mia, né El Pais, né El Mundo, né  La Vanguardia, per citarne tre, ne hanno parlato. 

Evidentemente i 67 anni trascorsi da quel tragico evento sono troppi, i problemi dell’oggi a Madrid sono le imminenti elezioni politiche, Juan Carlos è ormai fuori da qualsiasi gioco, o forse la fonte della “rivelazione”, l’86enne Vittorio Emanuele di Savoia, non è poi ritenuta così attendibile.

E a dirla tutta, dopo tutto questo tempo, forse non vale la pena andare a disturbare il riposo eterno di Alfonso di Borbone-Spagna nella Cripta Reale del Monastero dell’Escorial. 

Umberto Baldo

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