Liceo del “Made in Italy” o Liceo “daaa Nazzzzzione” ?
Quella di cui vi parlerò oggi non è una notizia da prima pagina.
Oltre a tutto riguarda la scuola, e si sa che in questo Paese la qualità dell’istruzione dei ragazzi, a parte parole al vento e proclami, sembra suscitare poco interesse.
Ma ha attirato la mia attenzione perché, almeno a mio avviso, si inserisce perfettamente nella “narrazione“, nell’immagine innovativa che questo primo Governo di destra del dopoguerra vuole trasmettere agli italiani.
Se poi sarà cambiamento vero, o di tipo gattopardesco, lo scopriremo mano a mano nel corso dei prossimi 5 anni.
Ai miei anni c’erano solo due licei; il Classico e lo Scientifico. Quello passava il convento, ed era così fin dai tempi della riforma Gentile del 1923.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, e cercando sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito ho appreso che attualmente ci sono sei tipi di liceo: Artistico, Classico, Linguistico, Musicale e coreutico, Scientifico opzione scienze applicate, Liceo delle Scienze Umane opzione economico sociale.
Nell’ambito del Liceo delle Scienze Umane esiste quindi anche l’indirizzo economico-sociale (Les), che presenta alcune peculiarità nel piano di studi: il latino viene infatti sostituito da Diritto ed Economia politica, e allo studio dell’inglese si affianca quello di un’altra Lingua e cultura straniera.
Di fatto ho appurato che questo è l’unico Liceo che propone lo studio del diritto e dell’economia, intrecciato e connesso con quello della psicologia, della sociologia, dell’antropologia e della metodologia della ricerca sociale (se poi sia realmente così non lo so).
Questo dovrebbe permettere agli studenti di cominciare a comprendere, in modo critico e approfondito, le dinamiche della società attuale. In secondo luogo, il bilanciamento tra le discipline umanistiche e scientifiche, dovrebbe fornire gli strumenti per affrontare facoltà di ogni tipo. Terzo elemento caratterizzante è l’insegnamento curricolare di due lingue comunitarie, competenza oggi indispensabile, e anche questo un unicum nel panorama della scuola italiana, fatta eccezione per il Liceo Linguistico.
Uno che come me ha frequentato il mitico Liceo Scientifico “Ippolito Nievo” di Padova, unica possibilità perché quello era e non c’erano variazioni od indirizzi specialistici, non può che apprezzare questa offerta differenziata di cui possono godere i giovani d’oggi.
Che poi fosse meglio “prima” o “adesso” è tutto da vedere, anche alla luce dei test Invalsi che da anni evidenziano gravi carenze nei livelli di apprendimento dei ragazzi.
Ma questo è un altro discorso, che ci porterebbe lontano.
Tornando alla notizia che sta sollevando qualche protesta nell’ambiente scolastico, con tanto di lettere al Ministro e costituzione di Comitati “Salviamo il Les”, essa ha origine del fatto che il Consiglio dei Ministri del 31 maggio scorso (quindi non ieri eh!) ha approvato il famoso disegno di legge sul “Made in Italy”, nel quale è prevista anche l’istituzione del “Liceo del Made in Italy”, la cui missione dovrebbe essere quella di “promuovere le conoscenze e le abilità connesse all’eccellenza dei prodotti e della tradizione italiana attraverso un percorso liceale in grado di dare competenze storico-giuridiche, artistiche, linguistiche, economiche e di mercato idonee alla promozione e alla valorizzazione dei singoli settori produttivi nazionali che tengano conto delle specifiche vocazioni dei territori”.
Vaste programme! Si potrebbe dire!
Così di primo acchito, ma è sicuramente un mio limite, non si capisce bene, al di là del nome, cosa dovrebbe insegnare agli studenti che dovessero scegliere di frequentarlo (il marketing, la promozione del Made in Italy? Chissa!).
In ogni caso l’attivazione del nuovo Liceo sarebbe prevista per l’anno scolastico 2024/2025.
Mi sono comunque dilettato a cercare di capire un po’ di più su questa “novità epocale”, e ho così appreso che: “Gli studenti che completano il percorso di studio Made in Italy raggiungeranno risultati di apprendimento comuni a tutti i licei, ma acquisiranno anche una serie di competenze e conoscenze specifiche. Tra queste ci sarà la capacità di sviluppare competenze imprenditoriali in grado di promuovere e valorizzare gli specifici settori del Made in Italy. E ancora che: “L’obiettivo è fornire agli studenti gli strumenti necessari per analizzare gli scenari storico-geografici e artistici e comprendere le interdipendenze tra fenomeni internazionali, nazionali e locali, con particolare riferimento all’origine e allo sviluppo dei settori produttivi del Made in Italy. Gli studenti acquisiranno anche competenze comunicative in due lingue straniere moderne”.
Sembra di capire che il plus, l’elemento caratterizzante rispetto agli altri Licei sia racchiuso in quelle “…competenze imprenditoriali in grado di promuovere e valorizzare gli specifici settori del Made in Italy….”.
E allora? Vi starete chiedendo. Perché sono nate le polemiche?
Per il semplice motivo che per istituire il nuovo “Liceo del Made in Italy” si è prevista la progressiva soppressione del Liceo Economico Sociale, a partire dal 2024.
Guardate, non sono nato ieri, e so bene quanto sia difficile in questa nostra benedetta Repubblica introdurre anche il più piccolo cambiamento
Non mi meravigliano quindi le levate di scudi degli insegnanti, visto che comunque il Liceo economico-sociale, nato nel 2010, è presente in 500 istituti, e a sceglierlo è il 4% degli iscritti alle scuole superiori, un numero prossimo a quelli del liceo artistico (5%) e del liceo classico (6,5%).
Ormai la cultura, oserei dire il gusto, del dissenso e della protesta fa parte del Dna degli italiani.
Quello che stupisce è casomai l’enfasi con cui Giorgia Meloni ed i suoi Ministri stanno imponendo termini e tematiche che, almeno a me, sembrano appartenere ad epoche passate, quali “Patria” e “Nazione” (o nella versione romana “aaa Nazzzzzione” ).
Vista in quest’ottica il culto del “made in Italy”, se da un lato lo capisco dal punto di vista strettamente economico-produttivo, mi sembra addirittura limitativo se lo si vuole applicare al sapere ed alla scuola, a meno che non si abbia nostalgia dell’iscrizione che campeggia a caratteri cubitali nel palazzo dell’Eur e che inneggia agli italiani come: “Un popolo di Poeti, di Artisti, di Eroi, di Santi, di Pensatori, di Scienziati, di Navigatori, di Trasmigratori”.
Io ci avrei aggiunto anche “ di Evasori fiscali”, ma capisco che sarebbe forse inestetico!
Oltre a tutto, per tornare al Liceo del “Made in Italy”, leggendo bene ci si accorge che alla fin fine non si tratterebbe di un nuovo tipo di Liceo, ma più che altro di una modifica all’indirizzo già esistente delle Scienze umane con “opzione economico-sociale”. Certo qualche differenza c’è, ed è inevitabile, nel senso che nel Liceo del Made in Italy mancano completamente le Scienze Umane, e l’Economia e il Diritto nel triennio lasciano il posto al Marketing e all’Economia aziendale.
Ma detto ciò, francamente non mi sembra materia da “barricate” o da proclami di “lotta senza quartiere”.
Considerato che la politica è l’arte della mediazione, mi sembrerebbe incomprensibile che il Governo si incaponisse di chiudere l’indirizzo Economico sociale per imporre il Liceo “daaa Nazzzzione”.
La soluzione è di una evidenza disarmante, anche senza ricorrere a Salomone: chiarito che alla fine si tratterebbe di due percorsi di studio ben distinti, tanto vale la pena di tenerli in piedi entrambi.
In questa Italia dei doppioni, delle duplicazioni, una in più non guasterebbe, e non desterebbe certo scandalo, con buona pace sia degli insegnanti pugnaci, che “daaa Nazzzzione”.
In ogni caso non va trascurato che siamo ancora alla fase del “disegno di legge”, che dovrà quindi passare per il voto di Camera e Senato, e non è detto che alla fine delle fiera non ci possano essere dei ripensamenti o degli aggiustamenti.
Tanto più che da settembre potrebbero esserci problemi, di tipo economico-sociale, ben più seri rispetto a quello dell’attivazione del “Liceo daaa Nazzzzzione”.
Umberto Baldo