Addebitare il canone Rai nelle utenze telefoniche? L’ultima genialata!
Se c’è un luogo dove lo spoil system (per chi non ha dimestichezza col termine significa selezionare i vertici di un’Azienda o di un Ente pubblico sulla base della loro vicinanza politica) trova la sua sublimazione, questo è senz’altro la Rai.
Ad ogni cambio di Governo si innesca una caccia al posto, ad una Direzione di Rete o di Testata, ad una Vice direzione, o a quant’altro offra l’organigramma Rai, in una guerra senza esclusioni di colpi che vede convolti principalmente i giornalisti, con i politici in un ruolo che ricorda quello di “demiurghi” impegnati a dispensare posti e prebende.
Ve ne ho parlato altre volte. Parafrasando indegnamente Martin Luther King, anch’io da anni “I have a dream”, quello di poter vedere finalmente una Politica che si disinteressi delle questioni Rai, che poi, dal punto di vista dei nostri Demostene, sono da sempre solo le poltrone.
Non speravo certo che ciò accadesse con le vecchie generazioni di politici, quelle come la mia cresciute col Tg unificato (e poi via via il Tg1, 2 e 3), sicuramente ancora convinte, per un fattore culturale, che l’informazione Rai condizioni il pensiero dei cittadini.
Immaginavo che per mere questioni anagrafiche, e perché no anche di cultura generazionale, leader come Giorgia Meloni o Elly Schlein avessero finalmente realizzato che i programmi Rai forse li guardano assiduamente solo nelle Case di Riposo per tenere occupati gli anziani, ma che ormai buona parte della popolazione tende ad informarsi utilizzando siti, blog, Instagram, Facebook, Twitter, Tik Tok (mi auguro anche Tviweb) e quant’altro.
In quest’ottica occupare la Rai manu militari, dilaniarsi per poltrone e nomine, nell’estate del 2023 non ha più alcun senso, né a destra né a sinistra.
Ma purtroppo sembra tutto inutile, e la politica mostra di non voler neppure considerare la possibilità di privatizzare almeno due Reti, preferendo blindare l’esistente, cioè un carrozzone mangiasoldi (in cui tutto è sovradimensionato, triplicato per accontentare le tre diverse Reti), che non esiste in nessuna altra parte dell’Europa e dell’Occidente civilizzato.
L’obiezione che anche altri Network, tipo Mediaset, hanno più di una Rete, la conosco già, e l’avevo messa in conto.
Ma vedete, la differenza vera è che i privati, sempre nel rispetto delle regole, possono fare quello che vogliono con i loro soldi e con gli introiti della pubblicità, mentre in Rai, oltre la pubblicità, c’è anche il canone.
Il che vuol dire semplicemente che la Rai, da modestissimi finanziatori, appartiene a noi cittadini, e non alla Meloni o alla Schlein.
Che poi si voglia spacciare la Rai come straordinario patrimonio culturale “daaa Nazzzzzione”, di fronte a trasmissioni come “Ballando con le stelle” o “Il cantante mascherato”, permettetemi di avere qualche dubbio al riguardo.
Quindi le manovre cui abbiamo assistito in questi giorni, i siluramenti, i cambi di casacca, le promozioni, in una sorta di “ Rai- L’orgia del Potere” (parafrasando Costa Gavras), alla fine della fiera non servono e non portano a nulla, se non ad accontentare le ambizioni di personaggi disposti anche a vendersi l’anima ad un politico pur di sedersi su una poltrona che conta.
Ma, come dicevo, per mantenere tutta la combriccola, oltre alla pubblicità serve anche il canone (chissà come fanno senza a Mediaset o alla Sette?), e qui cominciano i pensieri per Lor Signori.
Già perché il Canone è fra le tasse più odiate dagli italiani
Dopo i lunghi decenni dei bollettini da pagare a dicembre all’Urar (il mitico Ufficio Registro Abbonamenti Radio e Televisione), per arginare l’evasione diventata scandalosa Matteo Renzi decise di far pagare il canone addebitandolo direttamente nella bolletta dell’elettricità.
Inutile dire che così l’evasione è stata pressoché azzerata, anche perché senza luce è impossibile vivere.
Ora sembra che l’Unione Europea (ma il Ministro Giorgetti qualche giorno fa l’avrebbe smentito) abbia chiesto che il canone Rai esca dalla bolletta.
Capite bene che questa richiesta ha agitato, e non poco, le acque della politica, perché nessuno vuole neppure sentire parlare di ridimensionamento della Rai, e quindi bisognerà pensare ad una qualche altra forma di riscossione del canone.
Giorgetti, che è un uomo riflessivo, ha già fatto capire che nel breve periodo si continuerà con l’addebito in bolletta, ma ha ammesso che nel medio periodo la titolarità dell’utenza elettrica non sarebbe più il presupposto ideale per il pagamento di questa tassa.
Quindi?
Siccome bisogna pur dare una parvenza di legittimità e di logica ad un’imposta avversata dai cittadini, si è cominciato a dire che la fruizione del prodotto televisivo ormai avviene attraverso l’utilizzo di vari apparecchi.
Di conseguenza, ecco la genialata, si potrebbe collegare il pagamento del canone alle utenze telefoniche mobili: una scelta che presenterebbe anche il vantaggio di allargare la platea dei contribuenti, poiché le utenze elettriche oggi sono pari a 21 milioni, mentre quelle telefoniche mobili sono pari a 107 milioni.
Non so se si tratta dell’idea partorita da qualche zelante dirigente ministeriale desideroso di mettersi in mostra, ma da uomo della strada mi permetto di fare solo un paio di osservazioni, le prime che mi sono venute in mente, ma credetemi che potrebbero essere ben di più.
Prima: Sappiamo tutti che quasi ogni famiglia ha più utenze telefoniche, quasi sempre una per ogni componente (bambini compresi). Bisognerà trovare il modo di far pagare una sola utenza per nucleo, immagino sulla base di una auto-dichiarazione, e visti i precedenti dei bonus, non sarà una passeggiata;
Seconda: non tutte le utenze sono collegate ad un conto corrente o comunque ad un metodo di pagamento con prelievo automatico. Moltissimi cittadini usano il metodo della “ricarica”, per cui cosa succederebbe se un cittadino, più a meno furbescamente, decidesse di lasciare il saldo a zero o comunque ad un importo inferiore all’ammontare del canone da pagare? Come procederebbe lo Stato in questa ipotesi? Disattiverebbe l’utenza? E come la prenderebbero i gestori?
Viste l’efficienza e la duttilità della burocrazia italica, non credo di sbagliare che scegliere la strada dell’addebito del canone sulle utenze telefoniche darebbe luogo ad un ginepraio pressoché inestricabile.
Per non dire che, e non credo di esagerare, sono pronto a scommettere per una levata di scudi, una protesta generalizzata, da parte degli italiani, stanchi di pagare per un “servizio pubblico” che viene così percepito solo dai potentati dei Partiti.
Io non mi stancherò mai di dire che avere tre Reti pubbliche, che fanno praticamente le stesse cose, è un’anomalia solo italiana, che se aveva una logica quando Rai Uno doveva essere della DC, Rai Due del PSI, e Rai Tre del PCI, adesso è fuori di ogni senso comune, anche e soprattutto dal punto di vista dei costi.
Quindi, invece di pensare a come continuare a “fregare” il cittadino con il canone, sarebbe opportuno che Lor Signori si dedicassero a studiare come mettere fine allo scandalo delle Tre reti, mettendone due sul mercato, e potenziando un’unica Rete, che a quel punto sarebbe di vero servizio pubblico.
Ma siate certi che non succederà.
E lo dimostra il fatto che nessun Governo degli ultimi decenni, qualunque fosse il colore, ha mai messo a programma la privatizzazione e lo snellimento della Rai.
Umberto Baldo
Ps: A proposito, credo che gli italiani stiano ancora aspettando l’ “abolizione del canone Rai”, promessa da Matteo Salvini nella campagna elettorale del 2022. Se ha cambiato idea forse il Capitano farebbe bene a dircelo!
Ma visto che è bene tenere sempre viva la memoria, il 4 agosto 2016, certo parecchio tempo fa, Giorgia Meloni, all’epoca all’opposizione con Matteo Renzi al Governo, chiedeva di “abolire il canone, altro che metterlo in bolletta, e Renzi la Rai se la paghi da solo”.
Misteri della politica………