28 Settembre 2023 - 10.42

Impressioni di settembre. L’AI risorsa per la sicurezza?

Il mese di settembre sta per finire, mentre gli episodi di criminalità urbana non finiscono, anzi sembrano in aumento. Si spingono fino al cuore della città e colpiscono tutti. Commercianti e privati, i nostri ragazzi e il mondo femminile. Le ragioni sono diverse e non tutte riconducibili alla politica e alle sue scelte, destra o sinistra che siano. C’è un contesto internazionale complesso che ha aperto i rubinetti di una doccia fredda che risveglia, male, anche piazzetta Palladio.

Se però usciamo dal perimetro del Comune e guardiamo cosa c’è di proponibile e sperimentabile per affrontare e contenere il fenomeno, basta guardare un po’ oltre le solite ricette, quelle che evidentemente, parlano la lingua dell’ analogico dove tutti usano il digitale.

L’intelligenza artificiale, ad esempio, può aiutare, anche a Vicenza che non è, intendiamoci, periferia del mondo.

Per favorire la sicurezza dei cittadini e monitorare le strade è nata, proprio in Italia, una startup. Si chiama Mine Crime e, sfruttando un algoritmo di intelligenza artificiale, restituisce all’utente una panoramica in real time di quello che sta succedendo attorno a lui. L’obiettivo è quello di rilevare la sicurezza di un determinato contesto urbano e, grazie a una community di esperti, provare a trovare nuove soluzioni a determinate esigenze, verso un’inedita visione di città in cui la cittadinanza collabora per il bene di tutti e che mette al centro la prevenzione.

Mine Crime, così si chiama, è un software che svolge una doppia attività: essendo collegato a 13.000 data sources online e 3.000 offline – tra i quali blog, forum ecc.. geolocalizza episodi legati al degrado urbano. Questi dati entrano a far parte di un database, che conta più di 27 milioni di eventi. Sulla base di questa immensa banca dati è stata costruita un’app web alla quale si può accedere ed avere la possibilità di esplorare i dati inseriti per poterli trasformare in modelli di rischio previsionali. Tutto questo sopraggiunge in aiuto dei reparti di risk e security management per capire come certi episodi potrebbero evolvere in futuro e come potrebbero impattare nei loro asset, sia a livello infrastrutturale che nelle politiche del rischio. Perchè va benissimo intervenire attraverso la rete di video sorveglianza per individuare chi ha commesso il reato, ma l’intervento ex post è già frutto di una visione superata. Un po’ quello che abbiamo visto raccontato in Minority Report qualche anno fa. Prevenire e prevedere i comportamenti pericolosi.

Attualmente Mine Crime opera in 6/7 industry diverse: dei trasporti e della mobilità, come Ferrovie dello Stato, nel settore delle telecomunicazioni, come Sky, sino al terzo settore. La stessa Università Bocconi, oltre ad essere stata acceleratrice, è stata la loro prima cliente nel settore del risk management. I modelli vengono usati in maniera diversa in funzione della industry. Ad esempio, Ferrovie dello Stato e Sky usano l’applicativo e i modelli di rischio per capire le criticità – su base stagionale e mensile – che possono minacciare la sicurezza dei loro asset. Stiamo parlando di modelli attualmente in uso in certi store commerciali, a livello infrastrutturale, nel comparto dell’insurance e nella risk analysis, al fine di ottimizzare l’attività di valutazione.

La nostra città, non solo Sindaco, che ha la delega alla Sicurezza, ma anche le organizzazioni di cittadini e, ancora di più, le categorie economiche, potrebbero mettere insieme progettualità e risorse per far partire una sperimentazione di AI per prevenire i fenomeni delinquenziali? E’ una domanda retorica ovviamente, e giriamo la suggestione a chi può coordinare un ampio ecosistema che affronti in modo meno frammentario il problema della sicurezza a Vicenza.

Qualcosa si muove nel frattempo nelle Questure, e si chiama Progetto Giove, un sistema di giustizia predittiva che il Ministero dell’Interno vorrebbe dare in dotazione alla Polizia di Stato. E parliamo di un software – KeyCrime – che sarebbe in grado di indicare dove e quando è probabile si verifichino determinati tipi di reato, in base ai dati del passato, così da prevenire e reprimere i reati di maggior impatto sociale.

Come funziona? Il sistema sarebbe in grado di analizzare migliaia di dati come dove sono stati compiuti i reati, a che ora, in che modo, il comportamento e i mezzi usati dai responsabili e altro ancora, per mettere in correlazione diversi crimini e determinare quali sono stati compiuti dagli stessi soggetti. Questo funzionamento, chiamato crime linking, punta alla ricerca di comportamenti ripetuti che possano condurre ai responsabili. Sembra perfetto per le rapine in ambito commerciale, ma anche per molestie e violenze sessuali, furti in abitazione, truffe e raggiri.

Ma siamo in Italia, il Paese professionista della complicanza e delle procedure, quindi, attualmente il Progetto Giove è fermo dal Garante della privacy, che se non darà via libera, non potrà essere usato.

Mentre il Garante fa il suo lavoro, però, aprire il dibattito sull’uso dell’AI a vantaggio della sicurezza delle città potrebbe riservare qualche sorpresa positiva e rompere il senso di impotenza e, a volte, rassegnazione, che si legge nelle dichiarazioni di sindaci, commercianti e cittadini.

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