28 Settembre 2023 - 9.57

Brennero: la Liga Veneta dica a  Salvini di battere un colpo!

Umberto Baldo

Il primo a trovarsi di fronte al problema fu Annibale nel 218 A.C. quando per portare la guerra in Italia contro gli odiati romani fu obbligato a passare le Alpi.

Per tutti i secoli che seguirono il passaggio dei valichi alpini rappresentò un grosso impegno per tutti i condottieri, da Federico Barbarossa a Napoleone, che per una ragione o per l’altra calarono in Italia con le loro truppe.

C’è poco da fare, la catena montuosa più grande d’Europa, che delimita i confini a nord del nostro Paese, ha sempre costituito un ostacolo naturale ai movimenti di uomini e merci.

Certo di acqua ne è passata sotto i ponti, e il problema è stato in buona parte risolto scavando tunnel sotto le montagne.

I principali valichi alpini da cui passano persone e merci italiane sono sette: Ventimiglia, Monte Bianco, Frejus, Sempione, San Gottardo, Brennero e Tarvisio. 

l valico del Monte Bianco è soltanto autostradale, mentre gli altri sei si possono percorrere sia con i camion che con i treni. 

E’ evidente che i valichi rappresentino la connessione fisica tra i mercati produttivi e di consumo italiani ed europei, ed ho la netta percezione che la loro rilevanza sia ancora sottovalutata e poco percepita dall’opinione pubblica.

Che dovrebbe invece riflettere sul fatto che dai passi alpini transita più del 60% dell’export italiano, la maggior parte su gomma, e una quota di poco superiore al 30% su ferro. 

Neanche fosse una maledizione, una serie di problematiche si sono abbattute di recente su alcuni di questi valichi.

Cominciando dal Frejus, che nelle scorse settimane è stato interessato da frane provocate dal maltempo, con la conseguenza che le autorità francesi hanno dovuto vietare per alcuni giorni la circolazione nella galleria di tutti i veicoli con massa superiore a 3,5 tonnellate, chiudendo anche l’autostrada e la ferrovia.

Venendo al tunnel del Gottardo, il 10 agosto c’è stato il deragliamento di un treno merci proseguito per circa otto chilometri, che ha provocato ingenti danni ai binari e all’infrastruttura svizzera. Il traffico passeggeri riprenderà solo nel 2024, mentre è già ripreso quello merci, ma in formato ridotto.

Il tunnel del Monte Bianco, su cui transitano ogni anno 10 milioni di tonnellate di merci, doveva essere chiuso per quattro mesi a partire dal 4 settembre, per consentire lavori programmati di manutenzione e consolidamento, che da qui al 2041 proseguiranno ogni anno per un trimestre (con relativa chiusura). 

Per quest’anno, visti i problemi al Frejus, Italia e Francia hanno deciso di soprassedere alla chiusura trimestrale del Bianco, che però salvo imprevisti inizierà dal 2024.

E arriviamo al passo che come veneti ci interessa particolarmente, il Brennero, che comunque di tutti i valichi di confine è senza dubbio il più importante, in quanto attraversato dal 40% circa di tutti i  mezzi che valicano le Alpi. 

Secondo i dati  del 2019, dal passo italo-austriaco sono transitate circa 55 milioni di tonnellate di merci, delle quali quasi il 90% solo in transito,  cioè senza carico o scarico in Austria. 

Per evidenti questioni logistiche e geografiche il Brennero rappresenta la via preferenziale per le esportazioni e le importazioni italiane verso e dalla Germania, principale partner commerciale dell’Italia. 

Da qui passano merci per un valore stimato di circa cento miliardi di euro che servono la Baviera, ma pure altre regioni tedesche, e poi Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca.

Per darvi un’idea, il Brennero è percorso da circa 2,4 milioni di camion ogni anno (provate a metterli in fila!).

E’ innegabile che un traffico del genere generi inquinamento, e di conseguenza negli ultimi 10 anni l’Austria ha preso diverse misure per limitare il traffico dei mezzi pesanti. Dal 2011 è in atto un divieto di circolazione chiamato “settoriale”, che in alcuni periodi limita il passaggio dei camion che trasportano alcune categorie di merci come le pietre e la terra, il legname, cereali, minerali, acciaio, marmo, carta e cartone, cementi, calce, piastrelle e ceramica.

È stato introdotto anche un divieto di transito notturno, il più contestato dalle Associazioni di categoria italiane, perché è la causa principale delle code e della generale lentezza del percorso. Il divieto notturno vale per tutti i mezzi pesanti di passaggio sulla A12, che va da Innsbruck a Kufstein. La limitazione vale per tutti, anche per i mezzi meno inquinanti classificati come Euro 6. Sulla A13 dal Brennero a Innsbruck, invece, nelle ore notturne si paga un pedaggio doppio. Al divieto notturno ne è stato poi aggiunto un altro che interessa il transito dalle 7 alle 15 del sabato.

Questi divieti da anni inaspriscono le relazioni fra Italia e Austria, con gli italiani che lamentano che le limitazioni austriache sono discriminatorie, oltre che contrarie al principio europeo della libera circolazione di persone e merci, e gli austriaci che si difendono invocando il  diritto  dei tirolesi a respirare aria pulita.

Va osservato che, almeno finora, le Istituzioni politiche e giuridiche della Ue non hanno preso una posizione netta riguardo a questa disputa.

Tutti questi problemi potrebbero essere in parte risolti con una manutenzione migliore dei valichi e con l’attivazione di nuove gallerie ferroviarie. 

Una soluzione per il Brennero potrebbe arrivare con l’apertura della cosiddetta galleria di base che collegherà il paese di Fortezza, in Italia, a Innsbruck, e che con i suoi 64 chilometri sarà la più lunga del mondo.

Purtroppo, come sempre succede, i lavori sono in ritardo, e l’apertura prevista per il 2028 secondo gli ultimi aggiornamenti è slittata al 2032.

Mancano quindi quasi dieci anni, ammesso e non concesso che il 2032 sia l’anno buono, ed io non mi ci giocherei un euro. 

Perché dicevo che il Brennero è un problema in particolare per il Veneto?

Perché lo capisce anche un bambino che senza una logistica ed un trasporto che funzionino ne risentono sia lo sviluppo che il Pil della nostra Regione, e di conseguenza anche di tutto il Paese.

Qualcuno sperava che, dopo anni di polemiche e disagi, l’Austria facesse un passo indietro, o quanto meno alleggerisse un po’ le misure di contenimento del traffico al Brennero. 

Invece i blocchi resteranno quelli in vigore anche per tutto il 2024, con l’aggravante che l’inasprimento dei controlli  anti-migranti  su auto e camion finisce per aggravare ulteriormente la situazione. 

Il problema, come si vede, è piuttosto serio, in quanto il trasporto delle merci prodotte in Veneto è un moltiplicatore dell’economia, ma anche perché il settore coinvolge direttamente ben 8mila aziende di trasporto operative nella nostra Regione, con 50mila occupati diretti oltre all’indotto.

Ecco perché, oltre al citato tunnel al Brennero, si ricomincia a discutere del prolungamento della A27  da Belluno fino a Monaco (se ne parla comunque senza costrutto dagli anni 70). 

Inevitabile che, data la situazione sempre più insostenibile, e la mancanza di prospettive a breve termine, venga tirata in ballo la politica.

E così le associazioni di categoria, produttive e di trasporto,  cominciano a chiedere al Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini come intenda muoversi per favorire una migliore connessione fra Italia e Nord Europa.

Io mi stupisco che questa richiesta non sia fortemente sostenuta, oserei dire urlata, anche dalla politica regionale, e dal Presidente Zaia in particolare, che è da sempre molto attento alle esigenze del settore produttivo del Veneto (che con le altre regioni del Nord est nel 2022 ha esportato merci per 42,2 miliardi di euro). 

A mio avviso sarebbe il caso che anche la Liga Veneta ricordasse a Capitan Salvini che il Nord Est ha un volume di traffico che è trenta volte superiore a quello del Sud, per cui invece di pensare al Ponte sullo Stretto, che calabresi e siciliani in realtà non vogliono, sarebbe opportuno concentrarsi per cercare di risolvere i problemi dei valichi nordestini. 

Il Ponte di Messina, ammesso che prima o poi ci siano i soldi per farlo, potrebbe al massimo far passare Salvini alla storia (magari con una bella targa con scritto “Salvinus fecit”), ma migliori collegamenti fra Veneto e Nord Europa creerebbero sicuramente più ricchezza per tutti gli italiani.

Credo ci siano pochi dubbi al riguardo.

Umberto Baldo

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