14 Ottobre 2023 - 8.57

Province al voto il 9 giugno 2024? Via libera da Meloni

La maggioranza di Centrodestra avrebbe deciso di accelerare e di far risorgere l’elezione diretta del presidente della provincia e del consiglio provincia, abolita dal Centrosinistra con la riforma dell’ex ministro Graziano Delrio. Nelle regioni a statuto ordinario – per quelle a statuto speciale la data potrebbe essere diversa, ma non necessariamente – si andrà al voto insieme alle elezioni europee del 9 giugno con un grande election day.

La spinta è arrivata soprattutto dalla Lega. Matteo Salvini ha sempre sostenuto questa battaglia, che non è riuscito a vincere quando ha governato per poco più di un anno con il M5S, perché ritiene che le province debbano tornare ad avere un ruolo centrale soprattutto per quanto concerne la gestione e la manutenzione di strade, scuole e di servizi legati al trasporto locale. Di fatto le province non sono state mai abolite, esistono ancora ma con la cosiddetta elezione di secondo livello, cioè dai consiglieri comunali delle singole zone d’Italia.

Il piano, condiviso anche da Fratelli d’Italia e Forza Italia, è quello di ritornare al voto popolare ridando anche fondi e maggiori competenze alle province, in una sorta di decentramento che si richiama al principio di sussidiarietà. Quello del 9 giugno sarà un test delicatissimo. Il Centrodestra punta a fare il botto e a conquistare – dicono nella maggioranza – l’80-90% delle province italiane. Ma l’incognita sono le tante liste civiche che a livello locale possono modificare di molto i risultati e i pronostici.

Se è vero che l’accordo è fatto quindi, anche a Vicenza si dovrà ripartire da zero. O quasi. Soprattutto perchè sono già partite le manovre per il rinnovo del consiglio provinciale secondo rito vigente – al voto i consiglieri comunali e i sindaci – e l’approvazione della riforma congelerebbe il consiglio uscente in attesa del 9 giugno è scontata la prorogatio.

In questo momento governano tutti insieme, centrodestra e centrosinistra, con lo schema della Casa dei Comuni, che ha scelto all’indomani della riforma Del Rio, di togliere la vernice ideologica dalla Provincia per abbracciare quella neutra del “tutti insieme per il bene del territorio”. Qualcuno ci crede sinceramente, qualcun altro fa finta di crederci per poi negoziare su altri tavoli. Se elezione sarà, si dovranno fare scelte, alleanze e programmi, le Provinciali assomiglieranno molto alle Regionali. Si voterà per un candidato Presidente (Centrodestra contro Centrosinistra più liste minori), ci si candiderà in liste di partito o civiche e, ad oggi, in un collegio provinciale con le preferenze. In pratica sbarcheranno in Consiglio i candidati che prenderanno più voti personali su tutto il territorio della Provincia, da Asiago a Noventa. Questo dice la bozza in approvazione. Ma c’è anche l’ipotesi di una suddivisione in collegi uninominali che metterebbe un po’ di ordine nello schema elettivo, ma che, al momento, sembra rinviata perchè la fretta è quella di arrivare ad approvare il ritorno alle urne delle Province insieme alle Europee.

L’interesse per il Centrodestra è facilmente leggibile, in un momento in cui la coalizione che sostiene Giorgia Meloni veleggia con percentuali bulgare, meglio capitalizzare il momento e andare all’incasso, buona parte delle provincie andrebbero a destra e, dettaglio non trascurabile, questa opzione consentirebbe uno sbocco dignitoso alla rampante classe dirigente esclusa dalla corsa alle Politiche o alle Regionali e risolverebbe anche il problema dei limiti di mandato a tanti sindaci giovani che non possono continuare ad essere Primi Cittadini.

A bordo campo, anche a Vicenza, si sussurrano ipotesi sulle possibili candidature da una parte e dall’altra. In ambiente dem si parla di un rientro di Achille Variati, mentre nel centrodestra si andrà al vedo tra le pretese di Fratelli d’Italia, che come azionista di maggioranza della coalizione, potrebbe ipotecare la scelta, e quelle della Lega che lavorerà ad un accordo su scala regionale per compensare le sette province venete che andranno al voto. Carte coperte quindi e bocche cucite, ma da ieri partiti, correnti e sottocorrenti, sono già al lavoro.

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