24 Ottobre 2023 - 8.51

Quello che vediamo oggi è solo un assaggio del mondo che verrà

Io lo so bene di turbare i miei nipoti quasi cinquantenni quando dico che fatalmente i loro figli ad un certo punto si ritroveranno con un fucile in mano.

Non amo fare la Cassandra, ma non posso chiudere gli occhi per non vedere che il pacifismo, lodevole e condivisibile intendiamoci, che permea tutte le nostre società occidentali, mal si concilia con un mondo costellato di regimi che proprio quel pacifismo sfruttano e sfrutteranno per le loro mire espansionistiche, ed in definitiva per porre fine agli equilibri geo politici che bene o male hanno fin qui resistito dopo la seconda guerra  mondiale. 

Il feroce attacco di Hamas ad Israele, al di là di tutte le motivazioni più o meno condivisibili, ne rappresenta a mio avviso la cartina di tornasole, e come conseguenza immediata porta l’indebolimento di tutte le leadership arabe o islamiche meno anti-occidentali (Egitto, Giordania, Emirati, Arabia Saudita).

Ma il vero problema, che sta alla base del progressivo logoramento dell’Occidente, ha un nome ben preciso: Stati Uniti d’America. 

E’ evidente che quegli equilibri garantiti della cosiddetta “pax Americana”, quella deterrenza determinata dalla potenza militare del “gendarme del mondo”, quel modello di democrazia propugnato dagli Usa,  si stanno poco a poco sbriciolando, sia per cause interne (Trumpismo, debolezza delle leadership, cancel culture,  movimenti pacifisti, rinascente isolazionismo) che esterne, individuabili nell’azione di potenze che puntano dichiaratamente ad un ridimensionamento delle nostre Democrazie.

Badate bene che si è trattato di un processo progressivo, di un deterioramento cui abbiamo assistito negli ultimi anni forse senza rendercene pienamente conto, senza cioè capire veramente cosa stesse succedendo. 

Basta mettere in fila gli eventi, guardando con attenzione come si sono mossi i nostri “competitor”.

Partendo da Vladimir Putin, le cui aggressioni prima in Georgia (2008), poi in Crimea (2014) sono state di fatto tollerate, il che lo ha incoraggiato ad intraprendere l’ “operazione speciale” ancora in corso in Ucraina (e scommetto che non ha intenzione di fermarsi là).

Certo noi abbiamo protestato, abbiamo anche applicato una marea di sanzioni, che alla fine dei conti si sono rivelate non risolutive, perché la Russia in realtà non si è trovata isolata; gli scambi commerciali sono continuati attraverso le Repubbliche ex sovietiche, la Cina ha acquistato il petrolio, il gas e le materie prime, l’Iran e la Corea del nord stanno colmando le necessità in tema di armamenti. 

Se poi allarghiamo lo sguardo all’intera area del Medio Oriente, l’arretramento (per non dire débacle) americano è ancora più evidente.  

Gli Usa a suo tempo non sono riusciti a far rispettare al dittatore siriano Assad il divieto di usare armi chimiche contro i civili, hanno consentito che l’Iraq scivolasse poco a poco entro l’orbita iraniana, hanno abbandonato l’Afghanistan ed i suoi abitanti alla mercé dei tagliagole Talebani dopo aver speso una fortuna per mandarli via in nome della democrazia.

Non è poi andata meglio agli Usa con gli Ayatollah iraniani, che, diciamoci la verità, non hanno certo abbandonato le loro ambizioni nucleari, e in questi anni hanno dato vita ad uno “stop and go” in cambio di qualche vantaggio economico. 

Se poi vogliamo mettere il dito nella piaga fino in fondo, non si può certo sottacere che dal 2005 l’intero l’Occidente, quindi Usa compresi, ha deciso di aiutare i palestinesi convogliando gli aiuti umanitari verso Gaza, di fatto così affidandoli alla gestione di Hamas, che ha pensato bene non di alleviare la miseria della popolazione, bensì di investirli nei missili che adesso sta usando a profusione contro Israele. 

A volere dirla tutta, sembra pacifico che in quell’area gli occidentali hanno sempre sbagliato ad individuare gli “amici”, finendo per foraggiare chi alla fine ha sempre morso la mano che portava soldi ed aiuti. 

Chi come me crede che la storia possa offrire qualche spunto di riflessione, non può non rilevare come l’atteggiamento dell’Occidente, dagli Usa sempre più incerti all’Europa dei mercanti, sembra ricalcare quello che si è visto prima del secondo conflitto mondiale, quando per “paura della guerra” si sono assecondati gli appetiti di Hitler sull’Austria, sui Sudeti, sulla Cecoslovacchia, senza capire che il dittatore tedesco non voleva solo Danzica, bensì l’intera Europa.

E’ chiaro che se della arrendevolezza e della titubanza dell’Occidente si accorge uno come me, che conta come il due di spade quando vale a bastoni, figuriamoci se non se ne rendono conto ad esempio i cinesi, i quali proprio nei giorni scorsi hanno tenuto  a Pechino un vertice durante il quale Xi Jinping ha celebrato il decennale della sua Belt and Road Initiative, e dove oltre ad aver abbracciato ancora una volta  Vladimir Putin, ha radunato una folta schiera di leader del Grande Sud globale.

E sul piano strettamente militare i cinesi hanno violato senza pagare conseguenze gli accordi internazionali, occupando e militarizzando varie isole contese con i loro vicini; e così si spiegano anche l’escalation delle minacce contro Taiwan, gli incidenti di frontiera con India, Vietnam e Filippine, le provocazioni al Giappone.  Per non parlare dei rapporti sempre più stretti di Pechino con Mosca e Pyongyang, in aperta violazione delle sanzioni dell’Onu contro la Corea del Nord.   

Ci meravigliamo poi se l’Africa sta espellendo i francesi ed in generale noi occidentali, per soppiantarci con i russi ed i cinesi?

E sarà sempre più così, con gli Stati anti americani (ed in fondo anche anti europei) che si sentiranno sempre più incoraggiati a spalleggiarsi a vicenda, trovando in Pechino e Mosca i nuovi protettori. 

Guardate che la politica internazionale funziona così fin dagli albori del tempo; se tu non sei più in grado di supportarmi e difendermi, io mi rivolgo altrove, spesso ai tuoi nemici.

Non so se prima o poi si arriverà allo scontro frontale fra blocchi, magari con scambio di atomiche, o se invece, come sostiene Papa Francesco, assisteremo alla “terza guerra mondiale a pezzi”.

Ma so invece bene che il pacifismo tout court di noi europei è la conseguenza di una grande illusione, quella della “pace perpetua”, che coltiviamo da una settantina d’anni, anche perché garantiti dall’ombrello militare dei tanto odiati Stati Uniti, di cui ogni tanto ci permettiamo anche di bruciare la bandiera.     

Per essere più chiaro, le nostre mamme e papà possono continuare a non regalare neppure le armi giocattolo ai loro figli, ma ciò non impedirà che questi loro ragazzi si troveranno prima o poi di fronte altri ragazzi, che invece all’uso delle armi sono stati addestrati, e non è difficile prevedere chi prevarrà. 

La conseguenza già visibile è quella che, in un mondo in cui tutti, ma proprio tutti, gli Stati si armano, l’Europa, che non riesce più neppure a concepire che ci siano valori per i quali è necessario anche combattere, conta sempre meno. 

Tornando alla tragedia di Gaza di questi giorni, anche in questa vicenda gli Usa hanno dimostrato superficialità e carenza di analisi, sottovalutando l’Iran.

Non occorreva certo un Metternich per capire che se fossero andati in porto gli Accordi di Abramo (che dal 2020 avevano avvicinato ad Israele gli Emirati, il Bahrein, il Marocco ed il Sudan)  anche con l’Arabia Saudita del principe Bin Salman, gli Ayatollah iraniani si sarebbero sentiti accerchiati, e che per scongiurare questo progetto avrebbero scatenato Hamas, e forse Hezbollah.

No, decisamente questo Biden e Netanyahu non lo hanno messo in conto, e la conseguenza è che adesso siamo alle prese con una crisi di cui non si riesce ad intravvedere come possa andare a finire.

Chiudo con un’ultima riflessione.

Da quando è iniziata la crisi di Gaza stiamo assistendo nelle città europee a cortei di nostri giovani che manifestano a favore dei palestinesi contro Israele.

Liberi di farlo, ci mancherebbe!  Questa è la democrazia!

Ma non posso non pensare che questi nostri figli che sfilano urlando “intifada fino alla vittoria” o “Palestina libera, Palestina terra mia”, non si rendono conto che stanno manifestando a favore di Stati, di regimi, di ideologie, che lottano proprio contro i nostri principi democratici, quelli che permettono loro di andare in strada a protestare.

Come ben sanno ad esempio quei pochi cinesi che hanno provato a manifestare negli anni scorsi contro il trattamento inflitto da Pechino ai suoi musulmani (gli uiguri dello Xinjiang: un milione di detenuti in campi di «rieducazione» dove l’Islam viene sradicato dalle loro teste).    Uiguri, che evidentemente sono “musulmani di serie B”, visto che il mondo islamico chiude gli occhi di fronte al loro calvario.

Per tutti questi motivi sono convinto che noi stiamo semplicemente vivendo un assaggio del mondo che verrà. 

Per cui se l’Occidente nel suo complesso non prenderà atto concretamente che il mondo sta cambiando velocemente, che gli equilibri  geo politici che abbiamo visto finora sono destinati fatalmente a saltare, che è in atto un attacco globale alle Democrazie, che se tutto il mondo sta riarmandosi noi non possiamo fare i “pacifisti solitari”, il futuro sarà piuttosto complesso, per usare un eufemismo, e quei ragazzi che oggi marciano anche in Italia per una pace che sembra interessare solo noi, potrebbero trovarsi un domani a difenderle con un fucile in mano queste Democrazie.

Certo noi europei, e noi italiani, possiamo continuare a cullarci nella “grande illusione” che i morti e le distruzioni potremo continuare a vederle dagli schemi televisivi, fra un “Grande Fratello Vip” ed un “Ballando con  le Stelle”, ma a mio avviso sarebbe il caso che qualcuno ci spiegasse che, poiché è ormai evidente che il tempo non lavora per la pace, forse è arrivato il momento di rivalutare quella massima dei nostri antenati latini: “Si vis pacem para bellum”.

Umberto Baldo

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