Svastica e Stella di Davide: l’infame accostamento
In questo clima geo-politico cupo parlare di argomenti frivoli pare quasi voler minimizzare le tragedie che si stanno consumando con le guerre in atto fra Russia e Ucraina (nonostante sui media sembri finita), e fra Israele e Hamas.
Sottolineo Hamas perché mi rifiuto anche solo di pensare che tutti i palestinesi siano terroristi.
Ma oggi più che sulle vicende belliche, più che sulle distruzioni e sui morti, più che sulla ormai evidente pervasività dell’antisemitismo nelle nostre società, voglio soffermarmi sul simbolismo che spesso accompagna le ideologie, le religioni, gli Stati.
E parlando dello scontro israelo-palestinese trovo oltre che antistorica (essendo lo Stato ebraico il prodotto, non la causa, dell’antisemitismo nazista) semplicemente infame, indecente, quella equazione spesso sventolata e urlata nelle piazze del pacifismo fra la stella di David di Israele e la svastica della Germania di Hitler.
Do per scontato che tutti voi conosciate questi due segni grafici, che sono però diventati per questioni storiche dei “segni distintivi”, l’uno dello Stato ebraico e l’altro del Nazismo.
Ma siete certi di conoscerne le origini ed il significato?
Giurerei che almeno i più giovani di voi possano ignorarli, per cui cerco di spiegare in breve da dove derivino.
La svastica (o Hakenkreuz, Croce uncinata in tedesco) è ormai irrimediabilmente associata al nazismo, a Hitler, alla banda di assassini che lo circondava, alle bandiere ed ai labari, ai bracciali che indossavano SS e Gestapo, ai campi di sterminio ecc.
Ma guai a credere che sia stata inventata dai Nazisti.
La svastica ha una storia molto lunga, ed è sicuramente uno dei simboli più antichi dell’umanità, tanto che sarebbe più corretto riportare il termine al maschile così com’era nella lingua sanscrita, dunque “lo svastica; tuttavia mi allineo alla forma femminile ormai in uso, perché suona più familiare.
Quindi la svastica veniva disegnata o scolpita almeno 5.000 anni prima che Adolf Hitler la adottasse per la bandiera nazista.
La parola svastica viene appunto dal sanscrito swastika, e significa “buona fortuna” o “benessere”.
Il simbolo (una croce uncinata) sembra essere stato utilizzato per la prima volta nell’Eurasia del Neolitico, forse per rappresentare il movimento del sole nel cielo. Ancora oggi è un simbolo sacro nell’Induismo, nel Buddismo, nel Giainismo e nell’Odinismo. La si può vedere nei templi e in molte case in India o in Indonesia ad esempio.
La svastica ha una storia antica anche nel nostro continente, dove appare su manufatti delle culture europee di epoca cristiana.
Dall’ archeologia sappiamo che la svastica compare in Egitto, pochi secoli prima della nascita di Cristo, ed è presente anche nei culti di Odino e di Thor.
Tracce antiche della svastica, come accennato, si ritrovano anche in Europa centrale e settentrionale, in particolare nei popoli di Germania, Irlanda, Scozia, Islanda, Finlandia, e quelli della Lapponia.
Ma il simbolismo della svastica si ritrova anche in reperti archeologici appartenenti ai popoli della valle dell’Indo nell’Asia meridionale, nel Tibet (qui nella religione pre-buddhistica è utilizzata nella forma con gli uncini che girano in senso antiorario), nelle antiche civiltà mesopotamiche e iraniche, nelle genti del basso Danubio, nella civiltà micenea e troiana, negli Ashanti in Africa, nell’ebraismo (ad esempio tra le decorazioni della sinagoga di Tel Hum), nel primo cristianesimo (si può trovare la svastica nel pavimento a mosaico della chiesa della Natività a Betlemme).
Nelle sue varianti la ritroviamo ovviamente anche in Italia, nei mosaici delle domus, nel mausoleo di Galla Placidia, ad Agrigento nella valle dei templi, a Paestum, a Milano scolpita in Sant’Ambrogio, a Ravenna in San Vitale.
Perché Hitler se ne appropriò per farne il simbolo del suo Partito Nazista?
Anche qui per una motivazione di carattere archeologico.
A fine Ottocento l’archeologo Heinrich Schliemann, scavando in un tumulo a Hisarlik sulla costa egea della Turchia, credette di aver riscoperto l’antica Troia. Qui ritrovò su tantissimi reperti una raffigurazione di una croce con le braccia piegate.
Così l’archeologo collegò la svastica a forme simili trovate su vasellame recuperato in Germania, concludendo che questo simbolo fosse “indoeuropeo”.
Associandolo così alle antiche migrazioni dei protoindoeuropei, l’archeologo suppose che fosse un potente simbolo sacro dell’antico popolo germanico di “razza ariana”.
Ed ecco spiegata la “base culturale” su cui Hitler ed i suoi “sodali”, partendo da un simbolo millenario che nulla c’entrava con il suprematismo etnico, elaborarono la teoria della “Razza eletta” e delle “Razze inferiori”.
Analogamente alla svastica, la Stella di Davide (“Megen David” in ebraico), nota anche come “Sigillo di Salomone”, è un simbolo che storicamente non era limitato all’uso da parte degli ebrei; ebbe origine nell’antichità, quando, affiancato alla stella a cinque punte, fungeva da segno magico o decorazione.
Nella Bibbia non esiste infatti alcun riferimento alla Stella (o scudo) di Davide.
E gli studiosi sono concordi nel ritenere che la Stella non è, a differenza della Menorah (il candelabro a sette braccia), un antico simbolo della identità ebraica.
Si tratta altresì di un simbolo mistico dell’unità del genere umano, che è stato utilizzato per secoli da cristiani, musulmani, ebrei; tanto che oggi lo si può vedere su molte moschee in Iran e nell’area del Golfo Persico.
Ma allora perché ad un certo punto è diventato il simbolo di Israele?
La comunità ebraica di Praga fu la prima a usare la stella di Davide come simbolo ufficiale, e dal diciassettesimo secolo la stella a sei punte divenne il sigillo ufficiale di molte comunità ebraiche, e un segno generale del giudaismo, sebbene non abbia, come accennato, autorità biblica.
La stella fu quasi universalmente adottata dagli ebrei nel diciannovesimo secolo come uno straordinario e semplice emblema della fede giudaica, a imitazione della croce del cristianesimo.
Il distintivo giallo che gli ebrei furono costretti a indossare nell’Europa occupata dai nazisti la fece poi diventare il simbolo delle persecuzioni e del martirio ebraico.
Nel XIX secolo fu infine adottata dal movimento sionista, fino a diventare il simbolo della bandiera israeliana.
Questi brevi appunti sulla storia della svastica e della stella di Davide dimostrano a mio avviso che un simbolo, indipendentemente dalla sua origine, è la rappresentazione iconografica di un mito, e i miti nascono quando sono necessari alla società che li adotta, come nel caso sia del nazismo che del sionismo.
Ma svastica e stella di Davide a mio avviso sono diventate nell’immaginario collettivo qualcosa di più, e sono spesso utilizzate fuori contesto, ed in modo distorsivo.
Come ad esempio nel caso di alcuni animalisti che utilizzano la svastica e l’Olocausto per paragonare il genocidio nazista con i modi in cui viene allevato il bestiame negli Stati Uniti.
O come, io non l’ho ancora dimenticato, ci è toccato vedere un paio di anni fa nel corso delle manifestazioni contro i vaccini ed il Green Pass, quando all’urlo di “Norimberga, Norimberga” venivano esposti striscioni o cartelli con le Stelle di David con la scritta “Non vaccinati = ebrei”, appaiati a cartelli con le svastiche.
Ma questo succede inevitabilmente ogniqualvolta si vogliono asservire i simboli ad una narrazione di parte.
Ed è quello che, purtroppo, sta avvenendo anche in questi giorni in Palestina e nelle piazze di tutto il mondo.
Umberto Baldo