I Vescovi del Triveneto incontrano Stefano Gheller
“E’ stato un incontro significativo ed importante per rispondere ad una richiesta che Stefano Gheller aveva espresso ai vescovi del Triveneto in seguito alla pubblicazione della nota ‘Suicidio assistito o malati assistiti?’. E’ una persona che, pur nella condizione di gravissima malattia, desidera la vita. Per questo è ancora più importante continuare sulla linea che già il Vescovo Beniamino aveva iniziato, cioè trovando spazi e tempi per stargli accanto come Chiesa. La vicinanza, soprattutto a chi è nella sofferenza, può essere espressa in tanti modi, ma quand’è possibile, una visita o una telefonata sono preferibili”. Il vescovo Giuliano Brugnotto si è espresso così dopo la prima visita nella casa di San Giuseppe di Cassola , dove vive Stefano Gheller. Oltre al Vescovo di Vicenza, nella mattinata del 29 novembre, Stefano ha accolto una piccola rappresentanza della Conferenza Episcopale Triveneta (CET): il patricarca di Venezia e presidente della CET, mons. Francesco Moraglia, il vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi, delegato per la CET della Pastorale della salute, ed infine il vescovo emerito di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, che più volte ha incontrato Gheller.
Lo scorso 13 ottobre, il cinquantenne vicentino affetto da distrofia muscolare è stato autorizzato dall’ULSS 7 Pedemontana, al suicidio assistito. Gheller, che è in carrozzina da quando aveva 15 anni e attaccato al respiratore meccanico ormai da un decennio, ha già visto l’evoluzione della sua stessa malattia in alcuni familiari. Per questo da anni si batte per poter essere autorizzato a decidere liberamente quando porre fine alla propria sofferenza.
I vescovi si sono messi in ascolto della sua storia personale per poi sviluppare un dialogo molto cordiale che si è protratto per un’ora, confrontandosi sui temi della nota. Gheller ha riportato anche quanto ha dichiarato nelle varie audizioni con il Consiglio Regionale del Veneto .
“Stefano ci ha manifestato il desiderio di incontrare il Papa per consegnargli una lettera”, conclude mons. Brugnotto, augurandosi che sia possibile realizzare anche questa aspirazione di Gheller.