29 Dicembre 2023 - 9.58

2024, un anno decisivo per la storia del mondo

Il 2024 sarà un “tornante della storia”?

Buon Anno nuovo da Tviweb

Umberto Baldo

Questo è la mia ultima riflessione del 2023, e come sempre succede alla fine di ogni anno la domanda che ognuno di noi si pone è: l’anno di cui a breve scoccherà l’”ora zero” cosa ci riserverà?  Sarà migliore di quello che stiamo per salutare? O risponderà alla logica del “al peggio non c’è mai fine”?

E’ chiaro che una domanda del genere coinvolge sia la sfera strettamente personale e familiare che quella, per così dire, “pubblica”.

E a tal riguardo è evidente che un anno positivo a livello mondiale potrebbe invece rappresentare una iattura per qualcuno di noi!

Di conseguenza, non avendo facoltà divinatorie, e non credendo agli astrologi ed ai loro oroscopi, l’unica possibilità che mi resta è quella di mettere in fila gli elementi che ho davanti agli occhi, per meglio dire la realtà fattuale, cercando di comporre degli scenari di carattere probabilistico che, non dimenticatelo mai, partono sempre dall’avverbio “Se”, che vuol dire semplicemente che si tratta di previsioni basate sull’aleatorietà, sul realizzarsi o meno di certi avvenimenti. 

Guardate, io lo bene che in questi giorni di festa, di botti, di lustrini, di vacanze, si è poco propensi a fare i conti con la quotidianità, soprattutto se la stessa si presenta piuttosto inquietante.

Ma cosa volete, i voli pindarici, la sospensione dalla realtà, durano poco, lo stretto necessario a scavallare Capodanno, perché già dal minuto “1” del 2024 i problemi si ripresenteranno esattamente come li avevamo lasciati allo spirare del 2023.

E allora immergiamoci   in questi problemi,  partendo dall’osservazione che il 2024 rischia di essere un anno di vera svolta per il mondo intero, come lo è stato ad esempio il 1989 (l’anno della caduta del muro di Berlino per chi non lo ricordasse). 

Quindi sarà un anno da vivere intensamente, dall’inizio alla fine!

E questo non perché si tratta di un anno bisestile (in Veneto un vecchio adagio recita “anno bisesto anno senza sesto”), bensì perché nel 2024 metà della popolazione mondiale andrà avotare.

Saranno infatti i cittadini di 76 Paesi, circa il 51% della popolazione mondiale, che andranno alle urne per elezioni, nazionali, comunitarie o locali.

A partire da quelle a noi più vicine, le elezioni europee del giugno prossimo, che interesseranno circa 400 milioni di elettori ed elettrici dei 27 Stati membri.

Ma si voterà anche in otto dei dieci Paesi più popolosi al mondo, cioè: Bangladesh, Brasile, India, Indonesia, Messico, Pakistan, Russia e Stati Uniti.

Sommando a questi ultimi l’Europa, e altri 18 paesi dell’Africa interessati da elezioni (altri 300milioni di elettori), le persone che saranno chiamate a mettere un segno su una scheda elettorale saranno circa 4 miliardi. 

Caspita! Uno potrebbe essere indotto a pensare che il mondo si sia veramente democratizzato!

In realtà la cautela è d’obbligo, perché secondo l’Economist su 71 paesi considerati dal Democracy index, solo 43 avranno elezioni pienamente libere e democratiche,  e tra questi i 27 stati dell’Unione europea, mentre gli altri 28 non soddisfano le condizioni di base per parlare di votazioni davvero libere e giuste.

Voi pensate ad esempio che saranno libere le elezioni in Bangladesh dove il governo ha avviato una campagna di attacco contro il premio Nobel per l’economia Mohammad Yunus, o in Pakistan, o in Iran dove si impiccano le ragazze, ma soprattutto in Russia, dove l’opposizione si trova nei “centri di rieducazione” o spedita a “meditare” in Siberia?

Per chi volesse tenersi sempre aggiornato fornisco le date delle elezioni più significative: Taiwan 13 gennaio,  El Salvador 4 febbraio, Indonesia 14 febbraio, Iran 1 marzo, Russia 17 marzo, India (fra aprile e maggio), Messico (2 giugno), UE 6-9 giugno, Usa 5 novembre. 

Qualcuno potrebbe dire: sai cosa me ne può fregare di come voteranno i pakistani o gli indonesiani?

Apparentemente potrebbe aver ragione, se non che in questo mondo sempre più interconnesso economicamente, ma allo stesso tempo alla ricerca di nuovi equilibri geo-politici che chiudano l’ “era americana” e diano origine ad un assetto multipolare (in realtà a predominio cinese), è sempre più attuale la famosa metafora di Edward Lorenz: “Può un battito d’ali di una farfalla in Brasile causare un tornado in Texas?”.

Lo so che Lorenz teorizzò l’”effetto farfalla” per far comprendere la teoria dei sistemi complessi, ma chi può negare che la politica in questo inizio del XXI secolo non sia appunto sempre più un “sistema complesso”?

Detto questo, è vero che non tutte queste elezioni possono essere considerate significative. Alcune potrebbero rappresentare solo un’evoluzione storica, come le presidenziali in Messico che vedono due donne candidate dai principali partiti nazionali, o le politiche in Inghilterra con il ritorno al potere dei laburisti; mentre altre potrebbero veramente cambiare i destini globali.

E’ chiaro che non penso alle Europee, dove è alquanto probabile che le tradizionali famiglie politiche (socialista, democratica e liberale) riescano a contenere l’assalto delle forze antieuropeiste, o alla Russia, dove credo sia scontata la riconferma di Vladimir Putin, quando alla sfida tra Joe Biden e Donald Trump. 

Perché il 5 novembre non sarà in gioco solo la Casa Bianca, ma il futuro della democrazia americana, e con l’America anche quello delle alleanze delle Nazioni del mondo libero; per non parlare dell’ Ucraina e del Medio Oriente.

Quando ci penso mi sembra impossibile che una figura come Joe Biden (che non considero certo un gigante della storia sia chiaro, ma che pur con tutte le difficoltà derivanti dall’età avanzata e dalle contraddizioni conseguenti ad un mondo che sembra impazzito, è riuscito a tenere in piedi la baracca degli Usa e dell’Occidente) possa essere scalzato da un truffatore patentato qual’ è Donald Trump.

E questa osservazione propone una domanda ancora più angosciante: l’America sopravvivrebbe o no ad un secondo mandato di Donald Trump, dopo che il primo è finito con un assalto alla Camera e al Senato di Washington, una caccia a Deputati e  Senatori, un mancato linciaggio del vicepresidente (di Trump) Mike Pence, un vero e proprio tentato colpo di Stato, e una mezza dozzina di morti?

E’ decisamente inquietante immaginare le conseguenze di una riedizione di una Presidenza Trump; per la sopravvivenza della Nato, da lui apertamente avversata, per il futuro dell’Ucraina (è evidente che Putin per iniziare eventuali trattative attende speranzoso il ritorno di “Ciuffo biondo” alla Casa Bianca), per gli assetti del Medio Oriente, e per quelli dell’Asia, viste le mire espansionistiche della Cina su Taiwan, senza dimenticare l’Africa.

Capite bene, mi ripeto, che un’America “trumpiana”, più isolazionista, più ripiegata su se stessa, in preda magari ad una politica interna più autoritaria, porrebbe in generale il problema della democrazia in tutto l’Occidente, ed in primis in Europa.

Una eventuale vittoria, quella di Trump, che calerebbe su un Occidente comunque stanco di guerra, e quindi disposto a qualunque soluzione lo tranquillizzasse, senza però contare che una pace che non sia anche “giusta” inaugurerebbe una fase di nuovo disordine mondiale.

Tutto ciò pone noi europei di fronte alla necessità di maggiori responsabilità, parola che piaccia o non piaccia si traduce in maggiore integrazione, basata sulla consapevolezza che la Democrazia non è un dono della Provvidenza dato una volta per tutte. La Democrazia è una costruzione umana, e come tale ha bisogno di continua manutenzione, cura e tutela, giorno dopo giorno. 

Questi in breve i motivi per cui il 2024 che inizierà fra un paio di giorni sarà un anno decisivo, uno di quelli che potrebbe essere ricordato come “un tornante della storia”.

Non ci resta che attendere per vedere se sarà veramente così.

In ogni caso nulla ci impedirà di brindare come da tradizione al nuovo anno, e quindi anche a nome degli amici della Redazione di Tviweb porgo a voi ed ai vostri cari “I migliori auguri di un felice 2024”.

Umberto Baldo

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