Elly Schlein. Alla ricerca del “ceto medio” perduto?
Certo potrei sbagliarmi, ma scorrendo come faccio abitualmente le pagine dei principali giornali, negli ultimi tempi mi sembra di percepire in un paio di testate che non dico appoggiano apertamente, ma quanto meno sono vicine al mondo della sinistra italiana, l’idea che starebbe iniziando una “fase 2 della Schlein”.
Poiché questa espressione è stata usata anche in passato per ipotizzare altri cambi di marcia della Segretaria del Pd, mi sembra di capire che questi organi di stampa sembrano indicare come obiettivo di questa nuova fase la “conquista del Centro e dei moderati”.
Vaste programme! Oserei dire
Messa così, vedendo come si è mossa politicamente la Schlein sin dalla sua elezione, questa aspirazione potrebbe sembrare una barzelletta, ma credo sia in realtà dettata dal fatto che i “politologi” dei grandi giornali orientati a gauche si rendano conto che con una politica allineata al programma della Cgil di Landini, e quasi ispirata dai Centri Sociali, per almeno un decennio la sinistra continuerebbe ad ammirare Palazzo Chigi solo dall’esterno.
Innanzi tutto c’è da mettersi d’accordo su cosa si intenda per “ceto medio”, e vi assicuro che al riguardo potrete trovare un’enciclopedia.
Nell’accezione più comune si definisce ceto medio quell’insieme eterogeneo di gruppi sociali (detto anche classe media) che si collocano in una posizione mediana, per reddito e prestigio, tra il ceto o classe superiore (aristocrazia, grandi proprietari terrieri, alta borghesia industriale o finanziaria) e i ceti o classi inferiori (lavoratori meno qualificati e retribuiti dell’industria, dell’agricoltura e dei servizi).
Io credo che se questa ripartizione, sempre teorica, aveva una sua ragion d’essere forse ai tempi della prima Repubblica (ma ricordiamo che la Democrazia Cristiana rappresentava il ceto medio soprattutto in virtù dell’anticomunismo), con il passare del tempo i confini e gli elementi del ceto medio sono diventati sempre più incerti, così come il suo peso nelle società avanzate.
Per quanto mi riguarda io ho sempre pensato che l’appartenenza al cosiddetto ceto medio fosse anche un “fattore culturale”, ma mi rendo conto che in questa società di tipo squisitamente economicistico, si tenda ad individuare questa presunta classe sociale sulla base del solo reddito.
Ora, ammesso che i commentatori dei giornali abbiano ragione, e che vi sia effettivamente una legittima ambizione della Segretaria del maggiore Partito della sinistra (Conte ed i 5Stelle non li conto perché francamente non riesco ad incasellarli in alcuna famiglia politica) di portare il consenso moderato e centrista sulle rive della sinistra stessa, mi chiedo quale possa essere il messaggio funzionale a perseguire questo importante obiettivo politico.
E quindi, coerentemente con la mia impostazione che il ceto medio si caratterizzi ormai sulla base del reddito, è evidente che per avvicinarlo al suo progetto la Schlein dovrebbe a mio avviso partire considerendo questi punti:
-l’ingiustizia insita nel fatto che i contribuenti Irpef (dipendenti, autonomi non-forfettari, ditte individuali, società di persone, pensionati) che dichiarano più di 35.000 euro lordi l’anno (vale a dire dai 2.000 euro netti al mese in su, circa) sono il 13% del totale, ma pagano il 60% di tutta l’Irpef italiana;
-che, guarda caso, quei 35.000 euro costituiscono proprio la soglia che la gran parte dei provvedimenti legislativi degli ultimi anni fissa come limite ultimo per ricevere aiuti o riduzioni fiscali. Il che equivale a dire; oltre quella soglia sei ricco (sapete che io preferisco il termine nababbo), quindi arrangiati;
-che da oltre 10 anni si perpetua (qualunque sia il Governo, compreso questo dei “patrioti”) la “porcheria” secondo cui la rivalutazione delle pensioni all’inflazione è ridotta al lumicino per i redditi oltre i 35mila euro, per non dire che a questi contribuenti, se in servizio, è negata persino la riduzione del cuneo contributivo;
-che è profondamente ingiusto che chi dichiara di più sia considerato un privilegiato che non ha diritto a vedersi alleviato l’abnorme carico fiscale e contributivo che sopporta, per finanziare, ripetiamolo ancora una volta, una spesa assistenziale che non aiuta davvero i bisognosi e non fa crescere il Paese.
Sarebbe in grado Elly Schlein di impegnarsi per superare queste iniquità nei confronti di cittadini che pagano tutte le tasse fino all’ultimo centesimo, senza ricevere alcun sussidio, ed addirittura senza vedersi riconoscere il caro vita?
Questo può saperlo solo lei!
Io so che solo chi è soffocato dall’ideologia può pensare che chi a stento guadagna 2 mila euro al mese possa considerarsi un Paperone, a cui chiedere di svenarsi per mantenere un welfare che oltretutto non ottiene risultati nell’aiuto a chi ha veramente bisogno.
Come pure so che portare avanti queste idee spiazzerebbe decisamente questa destra “sociale” che ci governa, e che, forse obnubilata dal “pauperismo”, sguazza nell’equivoco fondamentale di credere di poter risolvere con l’intervento pubblico (riduzione di tasse e contributi) il problema di chi guadagna molto poco: perché queste politiche portano sempre a concentrare ogni risorsa sui redditi bassissimi, senza tener conto del fatto che, sulla base delle regole attuali, per questi cittadini sia Irpef che contributi sono ormai praticamente azzerati.
Sia chiaro che questa non è una mia insensibilità verso i cittadini meno fortunati relativamente al reddito, ma il problema della povertà di chi lavora si risolve non con i bonus, non con le mancette rinnovate anno dopo anno (che puzzano tanto di “laurismo”), bensì favorendo il rinnovo dei contratti di lavoro, favorendo la contrattazione di secondo livello, rivalutando il merito, spingendo sulla formazione professionale, aprendo alla concorrenza, migliorando la produttività complessiva del sistema Paese, e….. tagliando gli sprechi nella spesa pubblica.
Tornando alla Schlein, se vuole riprendere il filo del discorso con il ceto medio deve abbandonare l’idea che coloro che per trascorrere in albergo a Cortina la settimana di Capodanno hanno sborsato 8mila e più euro, e che hanno brindato con bottiglie da 3mila euro l’una, appartengano appunto al ceto medio.
Perché chi prende 35mila euro lordi l’anno, ed ha una famiglia, fa fatica anche ad andare una domenica a sciare, visto che ormai per un giorno sulla neve in quattro persone servono almeno 4/500 euro.
Ad essere onesto non credo a questa ventilata “fase due” di Elly Schlein, e penso che, qualora esista, questo tentativo di accreditare una leader di sinistra radicale, massimalista, estremista e libertaria come la nuova paladina in grado di conquistare il voto moderato nel nostro Paese, assomigli tanto ad una “comica”.
Ma di una cosa sono certo. Certe ingiustizie le puoi sopportare a lungo, ma non per sempre.
E se l’attuale tendenza politica alla polarizzazione porta quasi inevitabilmente alla difficoltà di dare vita a forze politiche “di centro”, o comunque attente alle problematiche del ceto medio, non è detto che ciò duri all’infinito.
In altre parole, poiché la politica non tollera vuoti, sono sicuro che prima o poi certe istanze dei cittadini una rappresentanza finiscono sempre per trovarla.
Che finora tutti i tentativi in tal senso siano falliti non vuol dire niente, perché quel 13% di italiani che pagano il 60% dell’Irpef sono qualche milione, e se si riuscisse a dare loro uno sbocco politico, un Partito da votare, allora le cose cambierebbero anche per la Schlein, la Meloni, e per tutti i laeder che fanno finta di non capire o di non vedere.
Umberto Baldo