E’ arrivata la Befana per Sindaci ed Assessori!
Guardate, metto già le mani avanti, perché so già che molti giudicheranno queste mie riflessioni come “qualunquistiche”.
La cosa mi lascia del tutto indifferente, per cui parto dalla notizia che in questi giorni avrete tutti letto sui giornali e sui social, che riferisce degli aumenti delle indennità di Sindaci, Vice Sindaci, Assessori, Presidenti di Consiglio Comunale.
In realtà non si tratta di una novità, bensì dell’andata a regime di una norma inserita senza tanti clamori dal Governo Draghi nella Legge di Bilancio del 2022, che prevede che l’indennità di Sindaco, nelle Regioni a Statuto ordinario, sia parametrata a quella del Presidente di Regione (circa 13.800 euro), e proporzionale al numero dei residenti (differenziandola anche in base al fatto se si tratti di città metropolitana, capoluogo di Regione o di Provincia).
A cascata, dall’indennità del Sindaco è possibile determinare le indennità degli altri amministratori (assessori) e la cifra massima percepibile dai consiglieri comunali come gettoni di presenza.
Per precisione, va detto che la suddetta legge di Bilancio prevedeva che questi aumenti fossero progressivi, nel senso di un incremento del 45% nel 2022, del 68% nel 2023, per arrivare a regime al 100% dal 1° gennaio 2024.
Per avere un quadro chiaro servono i numeri, ed in rete molti siti li riportano; ma fra questi vi consiglio di cliccare, se siete interessati, su https://amministrazione.lapostadelsindaco.it/uploads/userfiles/files/APPENDICE_aggiornamento.pdf
Troverete tabelle dettagliate e leggibili di tutte le indennità di Sindaco, Vicesindaco, Assessore, divise per dimensioni e ruolo delle città, oltre che spiegazioni abbordabili.
In questi aumenti non c’è nulla di illegittimo, ci mancherebbe; parliamo di una Legge dello Stato approvata dal Parlamento; quindi il massimo della legalità.
Ma legalità, a quanto ne so, non è sinonimo di opportunità, e nemmeno di congruità, per cui stupisce che questo provvedimento nel 2022 sia passato quasi inosservato, senza aver suscitato una discussione pubblica.
E ciò nonostante il tema dei “costi della politica” abbia dominato buona parte del dibattito politico delle ultime legislature, rappresentando anche uno degli argomenti alla base della recente riforma costituzionale che ha portato alla riduzione del numero di Deputati e Senatori.
Quali siano state le ragioni addotte nel 2022 per aumentare le indennità degli Amministratori locali è presto detto; quello del Sindaco è un mestiere notoriamente complicato, con molte responsabilità che non di rado possono portare a contestazioni giudiziarie a cui il politico in questione deve rispondere in prima persona, e basse indennità potrebbero disincentivare i cittadini a concorrere per questa carica, che fra l’altro non gode delle tutele giuridiche previste per i parlamentari.
Ho fatto politica attiva per troppi anni per non conoscere dette problematiche, ma io penso che se si riteneva esistessero ottime ragioni per aumentare le indennità degli amministratori locali, sarebbe forse stato corretto spiegarle pubblicamente.
D’altronde l’unico modo per contrastare la narrazione populista che vede ogni spesa destinata alla politica come uno spreco, è quello di definire un sistema trasparente, e di essere in grado di spiegarlo in modo lineare all’opinione pubblica. Vi dico subito che non credo affatto alla fiaba che gli emolumenti alti costituiscano un freno alla “corruzione”!
Avendo invece preferito la fretta della norma inserita quasi di soppiatto nella Finanziaria, si è data la stura a commenti secondo cui gli aumenti sarebbero stati funzionali a quei Deputati e Senatori che non sarebbero più stati rieletti (a seguito della citata riduzione del numero dei Parlamentari) per proporsi per il ruolo di Sindaco, senza avere una notevole riduzione di entrate (si sa che è sempre difficile veder diminuire lo stipendio!).
Ma poi c’è un altro elemento che non riesco a trascurare.
Quello che, lo avrete notato anche voi, chiunque si candidi come Sindaco in qualunque borgo o città,sproloquia a destra e a mancadi “farlo soloper il bene della propria città e dei propri concittadini”. Ovviamente nessuno ammetterebbe mai che a spingerlo è anche un po’ di ambizione, o disana voglia di potere.
Ed il proliferare delle liste, elezione dopo elezione, testimonierebbe che le persone con la “vocazione del buon amministratore interessato solo al bene comune” sono in costante crescita.
Verrebbe quindi da pensare che gli emolumenti collegati alla carica siano di fatto ininfluentiai fini didetto impegno pubblico.
In realtà sono convinto che indennità elevate (es. il Sindaco di Padova e quello di Vicenza incasseranno dal 1° gennaio 11.040 euro lordi mensili, quello di Venezia 13.800) renderanno le cariche sempre più ambite anche per lo stipendio collegato.
Diciamocela tutta: non sono convinto che i tutti i ViceSindaci e gli assessori di Padova e Vicenza nella loro attività lavorativa “civile” (chiamiamola così) avessero un reddito di oltre 7mila euro al mese.
Ecco perché ritengo che la lotta per “il posto al sole”, meglio per “il posto in Giunta”, con questo livello di emolumenti sarà sempre più “al coltello”.
Dal punto di vista tecnico qualcuno ha osservato che i parametri cui sono stati rapportati gli aumenti di indennità favorirebbero alcuni sindaci più di altri; in particolare ad essere premiati sono gli amministratori di capoluoghi di provincia, in special modo quelli piccoli.
Ad esempio i Sindaci dei diciotto capoluoghi di provincia con meno di 50mila abitanti hanno fatto un salto di circa 6mila euro in più; mentre un comune non capoluogo con gli stessi residenti incasserà molto meno della metà.
Tanto per fare un esempio, un commentatore si è chiesto se davvero amministrare il Comune di Isernia, capoluogo di provincia (21mila abitanti, 9.660euro di indennità, +160%) richieda al Sindaco un impegno molto più gravoso di quello del primo cittadino ad esempio di Assisi (28mila abitanti, 4.140 euro, +48%), da giustificare una così ampia differenza di indennità.
Io lo so che qualcuno di voi starà pensando: ebbene dopo tutta questa tiritera, se fosse dipeso da te come avresti agito, quale decisione avresti preso?
Capisco che possa sembrare cervellotica, e forse anche complicata da gestire (ma credetemi non più di tanto); ma se è vero che gli Amministratori comunali sono guidati dal “desiderio di servire la propria comunità”, e quindi non dalla voglia di migliorare le proprie entrate, io attribuirei ad ognuno di loro un’indennità perfettamente in linea con i loro redditi certificati dalle dichiarazioni 730degli anni precedenti la nomina.
Ovviamente riconoscendo gli incrementi in linea con la crescita dell’inflazione (magari quelli riconosciuti ai pensionati “nababbi” da 35mila euro in su!), e prevedendo migliori tutele civili e penali per la loro attività amministrativa.
Certo per evitare sperequazioni eccessive si potrebbe pensare anche ad un tetto massimo legato in qualche modo al dato dello stipendio medio relativo alla provincia di appartenenza (dato disponibile).
Ma come al solito, a Roma preferiscono la logica del “todos caballeros”.
Tanto i soldi sono quelli dei cittadini, mica i loro.
Umberto Baldo