Gabriel Attal: 34 anni, nuovo Primo Ministro di Francia
Vi confesso che oggi ero indeciso fra il parlare dell’affaire Ferragnez (ma solo sotto l’aspetto della necessità di regolare il settore della beneficenza con norme chiare a tutela della “buona fede”, non degli influencer, bensì dei consumatori) ed il cambio al vertice del Governo della République Francaise.
Messi sul piatto della bilancia, ho valutato che la valenza dell’avvicendamento del Capo del Governo in Francia è nettamente superiore ai pandori, alle uova di pasqua, all’autodafé in diretta in tuta da pentimento, all’iscrizione nel registro degli indagati per truffa aggravata e quant’altro.
Tanto vedrete che, con l’interesse che da sempre noi italiani riserviamo alle vicende “rosa-giudiziarie”, di Chiara Ferragni ne sentiremo parlare a lungo, anche se sono certo lei preferirebbe di gran lunga il silenzio.
Allora, la prima domanda è: perché Macron ha deciso questo cambio di Primo Ministro?
A costo di sembrare un po’ iconoclasta io lo valuto un po’ come un gesto “di disperazione”, perché dopo un primo mandato che non ha dato tutti i frutti promessi, e dopo questo primo biennio del secondo, il Presidente si trova ora in una scomoda posizione, assediato a destra da una Marine Le Pen sempre all’arrembaggio con il suo Rassemblement Nationale, e a sinistra da Jean-Luc Mélenchon, con la sua France Insoumise a fare da catalizzatore delle proteste popolari e dei sindacati.
Anche per le Président c’è l’importante scadenza delle Europee di giugno, ed una sconfitta ridurrebbe ulteriormente la sua immagine, ma soprattutto i suoi margini di manovra politica.
Cosa si fa in questi casi?
Può essere utile prendere dei rischi, uscendo dai sentieri battuti.
E questo nella Quinta Repubblica francese sembra voler dire cambiare “la scopa”, visto che per Costituzione il “manico” (appunto Macron) è inamovibile.
E a farne le spese è stata così la sbiadita premier uscente Elisabeth Borne, si dice licenziata con un twitter, che paga così il suo essere stata in prima linea nel far passare due riforme particolarmente divisive; quella sulle pensioni (imposta di fatto bypassando il voto parlamentare) e quella sull’immigrazione, che dopo vari cedimenti è stata votata anche dalle destre, compresa Marine Le Pen.
La Borne (e ne sa qualcosa la nostra Elsa Fornero) si è trovata così a fare da parafulmine al Presidente, che quelle riforme ha fortemente voluto, e alla fine non le è rimasto che accettare obtorto collo di rassegnare le dimissioni.
A volerla dire tutta il rimpasto di Governo era nell’aria da giorni, ma alla fine, ancora una volta, Emmanuel Macron ha sorpreso un po’ tutti nominando primo ministro Gabriel Attal, trentaquattro anni, Ministro dell’Istruzione uscente, il più giovane primo ministro della Quinta Repubblica, gay dichiarato (è sposato con Stephane Sejourné il Segretario del partito di Macron Renaissance).
A tal proposito mi ha colpito che nel nuovo Governo (già formato e reso noto ieri) a reggere il Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri sia stato chiamato proprio Stephane Sejourné, il “coniuge” del neo premier (che a 38 anni sarà il Ministro più giovane, a parte Attal ovviamente). Immaginate le polemiche se fosse successo in Italia!
Comunque la si veda, la scelta è indice di un notevole vitalismo di Macron, che in questa ultima fase del “regno”, in cui si deve porre anche il problema della sua successione, ha deciso di giocare la carta del rinnovamento, di un forte rinnovamento.
Per quanto mi riguarda si tratta di una buona notizia, perché malgrado le innegabili difficoltà interne, Le Président resta centrale nel gioco europeo: e in questo senso non sono mai state smentite le voci che lo accreditano come l’architetto di una candidatura di Mario Draghi ai vertici dell’Unione, se non come Presidente della Commissione almeno come presidente del Consiglio europeo (e sarebbe una mossa politica intelligente se Giorgia Meloni favorisse questo tentativo).
Ma venendo finalmente al neo Primo Ministro, vale la pena di capire chi è e da dove viene.
Spero ricordiate che del “ragazzo” ve ne avevo parlato in un pezzo dell’ 11 dicembre 2023 (https://www.tviweb.it/dopo-pisa-2023-in-francia-si-ricomincera-a-bocciare/), nel quale vi illustravo le incisive riforme proposte dal Ministro dell’Istruzione francese, appunto Gabriel Attal, che non a caso nelle sue prime dichiarazioni da Premier ha dichiarato “la scuola resterà la mia priorità”.
Per il resto Attal è una sorta di “enfant prodige”, come lo era stato a suo tempo Macron, e come lo sono in genere tutti quelli che sono chiamati a ruoli importanti in giovane età (ricordo che ha 34 anni).
Il “ragazzo”, due lauree, una in scienze politiche ed una in giurisprudenza, ha esordito in politica da attivista del Partito Socialista dal 2006 al 2016, e durante la Presidenza Hollande ha lavorato per l’allora Ministro della Sanità Marisol Touraine.
Nel 2016 viene “folgorato sulla via di Damasco” dal nascente Emanuel Macron, e nelle file del neo partito macronista “En Marche” venne eletto deputato nel 2017.
Forse qualcuno se lo ricorda, fu lui che nel 2018 si impelagò in una sgradevole polemica con l’Italia, quando da portavoce del Partito in occasione della crisi dei migranti disse in Tv che “la linea del Governo italiano è vomitevole”; incidente di percorso rientrato in poche ore dopo le scuse dello stesso Attal.
All’inizio del secondo mandato presidenziale di Macron, Attal diventò prima Ministro dei Conti Pubblici, e poi dell’Istruzione.
Ed è da questo dicastero che il “ragazzo” si mette in luce, in un certo senso imitando quello che a su tempo fece Macron, facendo cioè propri alcuni cavalli di battaglia cari alla destra; difesa della laicità della scuola, divieto della tunica islamica in classe, ripristino delle bocciature e del merito ecc.
In estrema sintesi, Attal è il format – giovane, ottimi studi, grande capacità mediatica, duttilità nel fare proprie idee sia di destra che di sinistra – cui si affida Macron per governare il triennio finale del suo mandato.
La sfida di Attal sarà quella di ritagliarsi un suo ruolo, una sua visibilità, in una Repubblica semi-presidenziale, e che sarà una sfida lo dimostrano le parole sprezzanti di Jean Luc Mélenchon: “Con Attal la funzione del primo ministro sparisce”.
Ma in politica sappiamo bene che nulla è scontato, e alla fine magari potremo accorgerci che Gabriel Attal, costretto a governare contro opposizioni implacabili, senza una maggioranza assoluta in Parlamento, e all’ombra incombente di Macron, la sua sfida l’avrà vinta.
Per pura curiosità, in un mondo governato da vecchi decrepiti (Biden e Trump per fare solo due esempi), il trentaquattrenne Gabriel Attal entra nell’elenco statistico dei più giovani capi di Governo europei, a partire da Sebastian Kurz (Cancelliere austriaco a 31 anni e Ministro degli Esteri a 27), per andare poi a Sanna Marin (Primo Ministro finlandese a 34 anni), a Laurent Fabius (premier francese a 37 anni), a Matteo Renzi (premier italiano a 39 anni).
Kurz, Marin, Renzi non sono più in sella.
Per il bene della Francia e dell’Europa mi auguro che Macron abbia fatto una buona scelta, e che Gabriel Attal possa a fine mandato diventare il suo successore all’Eliseo.
Umberto Baldo