17 Gennaio 2024 - 8.28

La Tav Vicenza-Padova s’ha da fare!  E rapidamente!

Il 4 gennaio di quest’anno in un pezzo titolato “Alta velocità Vicenza-Padova. Fine Lavori mai?”, da semplice cittadino privo di competenze specifiche, ma che segue con attenzione su stampa e media l’evolversi del progetto, ho cercato di fare il punto della situazione, constatando che l’Amministrazione di Vicenza sembra “bloccata” a fronte di tre ipotesi: nuova linea a raso con il cosiddetto “salto del montone” a Settecà, in alternativa la “galleria corta, e come terza opzione la cosiddetta “galleria lunga” (ipotesi quest’ultima  che comporterebbe l’allungamento dei tempi – due anni in più rispetto ai 5-6 previsti per la soluzione a raso) e l’aumento esponenziale dei costi (quasi il triplo).

Per contraltare non è che nella città del Santo le cose sembrino procedere più spedite, perché relativamente all’aggrovigliato “snodo di Montà” l’Amministrazione patavina non avrebbe ancora preso una decisione definitiva, e di conseguenza non avrebbe fornito ai progettisti del Consorzio le proprie indicazioni definitive.

Non occorre essere un Machiavelli per capire quale sia la situazione, e per lo scrivente, che in altri anni la politica l’ha bazzicata, viene facile immaginare che potrebbe trattarsi di una fase in cui da parte degli Amministratori “non si sa che pesci pigliare”.

Io lo so bene che il problema dell’Alta Velocità Ferroviaria è uno di quelli da far tremare i polsi, e rientra in pieno nella dinamica politica che da secoli caratterizza il BelPaese; ma ridurre tutto alle tradizionali divisioni fra guelfi e ghibellini è da un lato troppo riduttivo, e dall’altro troppo romantico. 

Il punto che ogni Sindaco, ogni Amministratore, ogni persona che in qualche modo intenda impegnarsi nella gestione della “cosa pubblica”, deve avere ben chiaro, è quello che ogni opera di pubblica utilità (fosse anche una rotonda in una stradina sperduta nella campagna veneta) trova oppositori.

E quindi, diversamente da quanto accade in quasi tutti gli altri Paesi europei, e non solo, bisogna mettere in conto ostacoli infiniti, fatti di Comitati per il “NO”, pareri discordanti, ricorsi al Tar e poi al Consiglio di Stato, manifestazioni più o meno “calde”.

La dimostrazione più lampante, visto che sempre di Tav parliamo, è quella che sono anni e anni che le cronache ci fanno vedere vere e proprie scene di guerriglia in Val di Susa, tanto che quei cantieri sono ormai stabilmente presidiati dalle forze dell’ordine.

Si poteva anche solo pensare, o forse sarebbe meglio dire sperare, che un intervento importante come la Tav, che prevede l’attraversamento del territorio comunale di due città importanti, entrambe con un impianto urbanistico di tipo medioevale, come Vicenza e Padova, potesse passare “inosservato”?

Via signori!

Far arrivare i Treni ad Alta Velocità nelle stazioni di Vicenza e Padova, in pieno centro, comporta necessariamente l’attraversamento completo delle due città, con conseguente necessità di abbattere edifici, ridisegnare e modificare la mobilità, ed in generale adeguare l’abitato alla nuova realtà.

E quando si parla di interventi di queste dimensioni, è evidente che fra abbattimenti, spostamenti, nuova viabilità, e quant’altro, si vanno a toccare gli interessi “più intimi” dei cittadini, che faranno l’impossibile per frenare, e se possibile bloccare il progetto.

E’ la logica del “nimby” (non nel mio giardino) che è umana, ma che è poco producente quando si parla di opere di pubblica utilità.

Per di più, è inutile nascondercelo, queste opere richiedono anni per la loro realizzazione, e quindi di mezzo ci sono sempre le elezioni amministrative, ed è normale che un Sindaco, che ambisca ad essere rieletto, voglia per quanto possibile inimicarsi il meno possibile fette di elettorato, in  primis quelle su sui  maggiormente si scaricano gli interventi per l’Alta Velocità. 

Due giorni fa, il 15 gennaio, Tviweb ha riportato la notizia che il passaggio dell’alta velocità per Vicenza sarà certificato dal sistema internazionale Envision dell’università di Harvard, un sistema  di certificazione ambientale che fino ad oggi è stato chiesto da Rfi soltanto per la tratta ferroviaria Napoli – Bari, e per quella di collegamento con l’aeroporto Marco Polo.

Comprensibile il tono con cui il Sindaco Giacomo Possamai ha commentato questa iniziativa di Rfi (sembra quasi di capire su richiesta dell’Amministrazione comunale), perché “il protocollo Envision analizzerà e certificherà entrambe le tratte che interessano Vicenza, sia nella fase progettuale sia in quella di cantiere, con un’attenzione particolare al dialogo con la cittadinanza che Rfi intende informare con continuità anche allestendo un infopoint fisso in stazione e punti informativi in prossimità delle aree di cantiere”.

Nulla da dire, la finalità è chiara, ed è quella di offrire la massima trasparenza del progetto alla cittadinanza, sperando forse di calmare i bollenti spiriti di critici ed oppositori.

Vaste programme! Oserei dire.

L’importante è che questa sia la reale finalità, e non, come un malfidente potrebbe anche pensare (ma io non lo sono), un tentativo di dare un calcio al pallone, di allungare il brodo, o più semplicemente di coinvolgere altri soggetti nell’iter decisionale.

Alla fine di questi brevi ragionamenti, che so anch’io che lasciano il tempo che trovano, penso si debba ritornare alle origini.

Per spiegarmi meglio, credo che al di là degli schieramenti politici, al di là dei Partiti, l’unica vera domanda sia sempre quella: “siamo per caso convinti che il Nord Est, che il Veneto, quella che viene definita la locomotiva d’Italia, possa rinunciare all’Alta velocità ferroviaria, mettendosi così fuori dai grandi corridoi di collegamento europei?
Poiché voglio sperare che, giunti a questo punto dell’opera, alle porte delle due ultime grandi città, Vicenza e Padova, la risposta non possa  essere che in un convinto e stentoreo “NO”, a questo punto è indispensabile, per usare un’immagine che ci raccontavano a scuola da bambini, “gettare il cuore oltre l’ostacolo”, e darsi da fare per completare in tempi rapidissimi un’opera che, come scrivevo nel citato mio pezzo, dopo una ventina d’anni somiglia sempre più alla “Fiaba del Sior Intento”.

Lo si deve fare anche e soprattutto  per un discorso ambientale, perché l’Alta velocità ferroviaria, ed in particolare l’implementazione delle linee, consentiranno a molti più cittadini di usare il treno in alternativa all’auto, ma  anche un progressivo trasferimento del traffico merci dalla gomma alla rotaia. 

E per rendersi conto di quanto ciò sia necessario, basta semplicemente percorrere in un giorno qualunque l’autostrada Venezia-Milano.

Perché “più treni e meno camion” vuol dire: meno code, meno incidenti, meno morti, minore inquinamento e aria più pulita per i cittadini che abitano nei comuni lungo l’Autostrada.

Questa è la sfida; tutto il resto sono schermaglie, furbizie politiche, buone per azzeccagarbugli in salsa veneta; certamente non per persone che hanno una illuminata visione del futuro.

Umberto Baldo

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