29 Gennaio 2024 - 11.48

Dai cinesi trovo tutto!

di Alessandro Cammarano

“Hai già controllato se i cinesi ce l’hanno?”: questa domanda è entrata a far parte del linguaggio quotidiano da quando nelle nostre città, e Vicenza non fa eccezione, sono spuntati non solo i megastore dagli occhi a mandorla, ma anche una miriade di negozietti di chincaglieria varia e pure le sartorie riparatutto e accorciarapido gestiti da cinesi.

Sono decenni che la a Milano via Sarpi e dintorni sono stati ribattezzati Chinatown e i suoi abitanti ormai parlano con perfetto accento meneghino; nella nostra città la presenza orientale passa quasi inosservata, anche perché i cinesi sono da sempre campioni di undestatement, ovvero della capacita di passare quasi inosservati in un misto di riservatezza e modestia tanto da scatenare ricorrentemente i sospetti – parecchio infondati – di una loro sorta di “sottomondo” nel quale fioriscono leggende metropolitane tipo “nessuno di loro è sepolto in un cimitero italiano” o “che ne fanno dei loro morti?”.

Esaurito il preambolo complottardo è meglio concentrarsi sulla domanda di apertura perché dai cinesi si trova davvero tutto, anche le cose più strane, pure quelle delle quali si ignorava l’esistenza.

Nei loro grandi magazzini – perché alla fine di quello si tratta – oramai vige il famoso assunto britannico che recita “Se Harrod’s non ce l’ha allora non esiste” e a visitare i vari Fantasy, la catena Aumai, o anche quelli che mettono il loro nome italianizzato tipo Franco Hu o Asdrubale Ching non si può che constatare quanto tutto questo sia effettivamente vero.

Ovviamente ce ne sono di più datati ed altri decisamente maggiormente al passo coi tempi, ma tutti presentano la medesima caratteristica: ci trovi di tutto.

Innanzitutto sono ordinatissimi, la merce è divisa per tipologie spesso assai meglio che non nei bottegoni locali tipo “Magazzini dalla Gigia” e quello che si sta cercando lo si trova più che facilmente.

Sono aperti sempre, anche a il Primo dell’Anno, aprono presto e chiudono tardi, il personale non è mai di cattivo umore e la cosa al giorno d’oggi ha presenta, visto l’andazzo generale, caratteri di eccezionalità.

Le corsie sono organizzate con mandarina precisione – se hai avuto un impero per quasi duemila anni tenero l’ordine non è complicato – e accanto ad oggetti usuali ne trovi altri, della stessa categoria merceologica, completamente assurde.

Esempio: nel reparto articoli da bagno, tra soffioni da doccia di tutti i tipi si trova quello “visto in TV” con la cromoterapia incorporata e venticinque getti da alternare a piacimento di ciascuno.

Solitamente funzione da tre ai quattro giorni, tanto per darci il tempo di tornare a comprarne un altro che non cambia colore ma ti permette di sciacquare via il bagnoschiuma.

Imperdibili i gadget del tipo dispensatore di sapone liquido di ceramica a forma di bebè nudo che elargisce il detergente dal culetto o il tappetino antiscivolo a forma di fiore di loto.

Meraviglioso, solitamente, il reparto cosmetici, frequentatissimo dalle quattordicenni che non possono andare in profumeria e dove si possono trovare fondotinta a tre euro e cinquanta o lucidalabbra a un euro. L’avvertenza generale è non leggere la composizione dei belletti perché sennò ci si penserebbe due volte a metterseli sulla faccia.

Va molto meglio al reparto abbigliamento perché la roba è decisamente cresciuta di qualità e se si ha una famiglia numerosa ma il portafogli magro allora Orchidea Shopping Center permette di vestire tutti i figli in maniera decente.

Ce n’è per tutti i gusti, anche per gli amanti delle griffe: certo per chi ricorda cosa fossero negli anni ottanta Basile, Gian Marco Venturi ed Enrico Coveri ritrovarseli a diciannove e novanta per una felpa e quattordici e novantanove per un paio di pantaloni da tuta fa un certo effetto.

Meraviglioso il reparto pulizia casa con spugnette miracolose dai nomi come “Scintilla” o “Brillina” in confezioni retrò prodotte da società che portano nomi tipo Novalurid di Castellazzo sul Menga dal 1883, o ancora “Legnosan” con petrolato attivo per proteggere i vostri mobili dai tarli malefici secondo la ricetta del Cavalier Guiscardo Spernazoni.

Cercate delle pentole? Eccovi accontentati: si trova dalle padelle di basso governo ad articoli decisamente di articoli di gamma più alta, insieme a piatti in cui ci si vergognerebbe a far mangiare un cinghiale accanto ad altri – che però costano come se andaste a comprarli da Zara Home – decisamente carini.

Volete una paletta schiacciamosche? Una manina grattaschiena? Un ventilatore da borsetta? Dal cinese c’è!

La parte più bella però è l’elettronica e lì a saper scegliere si può davvero comprare bene.

Senza fare pubblicità in centro storico c’è un negozio che affettuosamente chiamo “Tecnochina” perché è specializzato in materiale elettrico e illuminazione, con un settore dedicato alla manutenzione dei telefoni cellulari.

A servire e consigliare la clientela un ragazzino che parla un italiano perfetto, senza nessuna inflessione dialettale, e dà del lei anche ai suoi coetanei. 

Che più chiedere?

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