Seduto sulla riva del fiume…
Umberto Baldo
Essendo ormai arrivato a quella fase della vita in cui di norma “si tirano le somme” (per tirare le cuoia spero manchi ancora un po’ di tempo), di conseguenza non ho più né le energie fisiche, né tutto sommato la voglia, di impegnarmi in prima persona nella vita politica e sociale.
Non è ovviamente per tutti così, e la riprova è che vediamo arzilli (vorrei vedere le cartelle cliniche) vecchietti di 81 anni come Joe Biden, e di 77 come Donald Trump, suonarsele di santa ragione per diventare il “Commander in Chief” della potenza economico-militare più grande del mondo.
Di conseguenza amo immaginarmi come il cinese del vecchio proverbio che “sta seduto lungo la riva del fiume ad aspettare…” non il cadavere del mio nemico, visto che fortunatamente non ho conti in sospeso con nessuno, ma di vedere lo scorrere degli eventi.
E lo faccio utilizzando l’unico strumento possibile; l’informazione.
Ma non l’informazione a senso unico, quella del giornale che scrive quello che pensi e che vorresti sentirti dire, bensì quella che deriva dalla consultazione di tutti i media, anche quelli che ti verrebbe voglia di incartarci l’insalata, o che dicono palesi falsità, o i fogli di regime (a tal proposito il China Daily o la Pravda sono talvolta esilaranti nella loro faziosità).
E “sedendo e mirando”, come scriveva Giacomo Leopardi nell’Infinito, giorno dopo giorno vedo lo scorrere dei fatti, degli avvenimenti, che spesso rispondono ad una logica, magari perversa, ma comunque una logica, ed altri che invece sembrano usciti dal cilindro del Cappellaio Matto.
Pur trattandosi di cronaca, hai comunque l’impressione di partecipare ad eventi che magari fra un secolo saranno storia, studiata dai giovani sui libri, o dibattuta dai cosiddetti “esperti”, sempre prodighi di “se e di “ma”.
Non mi soffermo su quello che ho visto nel biennio della pandemia da Covid, della quale, No Vax permettendo, mi sono rimaste negli occhi tre immagini; quella dell’infermiera esausta addormentata sul suo computer ancora tutta bardata, le file di camion che a Bergamo portavano via le bare dei deceduti, e quella di Papa Francesco che il 27 marzo 2020 pregava in solitudine in una Piazza San Pietro vuota e lucida di pioggia.
Poi è arrivata l’aggressione di Putin all’Ucraina, che mi sono reso conto ha colpito moltissime persone, ma francamente non chi scrive, dato che da tempo affermo e scrivo che gli 80 anni di pace di cui ha goduto l’Europa dopo la seconda guerra mondiale sono stati un inaspettato dono del cielo, e che stiamo in fretta e furia tornando alla “normalità” dei rapporti fra gli Stati.
Perché questo si vede bene, molto bene, dalla riva del mio ruscello; vale a dire che gli equilibri cui eravamo abituati, e che forse pensavamo, o ci illudevamo, fossero stabilmente consolidati, stanno saltando uno dopo l’altro, o se preferite si stanno sciogliendo come neve al sole.
Non è questo il luogo per approfondire troppo, ma credo sia evidente che gli Stati Uniti, divisi al loro interno da tensioni politiche che assomigliano a quelle che portarono alla guerra di secessione, non sono più in grado di svolgere il compito che si erano assegnati di “gendarme del mondo”.
Troppi i fronti caldi, troppi gli attori che ambiscono ad un ruolo di primo piano sullo scenario mondiale: la Cina, ormai potenza economica globale, e presto anche politico-militare, la Russia, nano economico ma forte dei propri arsenali militari e nucleari, l’India, l’Iran, il Pakistan, ed in generale tutta una serie di medie potenze come il Brasile ed il Sud Africa.
Il problema è che tutti i Paesi, anche i più piccoli e meno armati, hanno capito che l’aggressione alla supremazia statunitense si realizza meglio raccordandosi fra loro, e questo spiega le sempre più frequenti alleanze, anche spurie, fra Stati con interessi diversi, accomunati però dal desiderio di ridimensionare lo Zio Sam, e di scalzare il predominio del dollaro.
La posizione dell’Europa la liquido in due parole.
Dal bordo del mio ruscello vedo il Continente che per secoli (dalla metà del ‘500 in poi) ha dominato il mondo con le armi, ma anche con la propria civiltà, reagire come un “pugile suonato”.
Ci eravamo illusi, noi figli di Europa, che la pace fosse quasi un nostro diritto, che il benessere fosse garantito massimizzando da un lato le nostre indubbie capacità mercantilistiche, e dall’altro magari sfruttando ancora la manodopera a basso costo dei Paesi più poveri, a già che c’eravamo anche le loro materie prime.
“All’apparir del vero, tu misera cadesti..” scriveva sempre Leopardi, e con una forzatura magari un po’ ardita mi sembra che l’Europa, all’apparir delle truppe russe alle frontiere ucraine si sia sentita smarrita, impotente, condizionata dai montanti nazionalismi, incapace soprattutto di trovare un bandolo per una reazione razionale, coerente, e prospettica.
Se poi dalla politica volgo lo sguardo ad altro, quello che vedo mi toglie ogni forma di ottimismo.
Io osservo che, anche nelle manifestazioni della vita quotidiana, siamo sempre più immersi in una società violenta ed aggressiva, e per di più con sempre più ladri e truffatori.
E’ pur vero che io sono sempre stato conscio che il terrorismo, il fanatismo religioso, le mire espansionistiche, la volontà di sopraffare, sono una prerogativa antica e purtroppo diffusa, ed in fondo l’Homo sapiens, il nostro sicuro progenitore, si impose attraverso uno dei primi genocidi della storia, quello dell’ Homo di Neanderthal.
Si sperava che secoli e secoli di educazione e cultura avessero contribuito a smorzare queste naturali tendenza alla violenza ed alla sopraffazione; ma le cronache quotidiane che ci raccontano di crescenti episodi di aggressioni e bullismo ad opera di adolescenti, ci dicono che purtroppo non è così.
Probabilmente questi nostri ragazzi smarriti e disorientati avrebbero bisogno di adulti, genitori ed insegnanti, responsabili.
Ma se cominciamo a leggere la società dalla Politica, non è che i nostri Demostene si possano ergere ad esempi di moderazione, pacatezza, e ragionevolezza.
Invece a condizionare sempre più i comportamenti dei nostri figli e nipoti sono personaggi prodotti dai cosiddetti “Talent”, oppure etichettati come “Influencer”.
Ma vedete, almeno quelli che escono dai Talent qualcosa sanno fare (cantare, ballare, o altro), mentre per fare l’ “Influencer” non devi sapere fare nulla.
Gli influencer rappresentano per me l’apoteosi di una filosofia (chiamiamola così) per cui la competenza, l’esperienza, il sapere, la cultura, sono considerati assurdi fastidi. Da questo approccio alla vita, da questi modelli, derivano ad esempio le aggressioni ai medici e agli insegnanti, perché nessuna autorità e nessuna competenza ha più valore (contano solo i follower, e quello che si posta su You Tube o Tik Tok).
Non oso neppure immaginare, date queste condizioni di partenza, cosa potrà succedere con l’ormai imminente ed inevitabile affermarsi dell’ Intelligenza Artificiale.
Penso che l’Oceania descritta nel Grande Fratello, ma quello di Orwell eh, alla fine potrebbe essere spacciata per una democrazia!
“Mala tempora currunt”, dicevano i nostri padri latini, che per essere più ottimisti continuavano con “et peiora parantur” (corrono tempi cattivi, e se ne preparano di peggiori)
Io fin che potrò continuerò a restare seduto sul ciglio del mio fiume, e se lo gradite continuerò a raccontarvi il fluire dell’acqua e dei fatti umani.
Umberto Baldo