Donald Trump, il nuovo “Messia”
Umberto Baldo
Provate ad immaginare questa scena: siamo in campagna elettorale, e Giorgia Meloni durante un passaggio del suo comizio afferma: “Con me nessuno toccherà la croce”.
O Antonio Tajani di rincalzo: “Per vincere in questa lotta, proprio come nelle battaglie del passato, abbiamo bisogno della mano di nostro Signore e della grazia di Dio Onnipotente. C’è bisogno di Dio per salvare il Paese”.
Immagino stiate pensando: ma una cosa del genere è semplicemente impensabile!
E sicuramente avete ragione (a parte Matteo Salvini che nel 2022 si affacciò nelle case degli italiani, dagli schermi del TG1, davanti a una selva di immagini sacre e di Madonne più fitta di quelle che si vedono in molti santuari).
In Europa frasi del genere in bocca a politici che si candidano a guidare un Paese sarebbero, a voler essere buoni, del tutto fuori luogo.
Eppure in quest’anno del Signore 2024 a pronunciarle qualche giorno fa in un Centro Congressi di Nashville, capitale del Tennessee, davanti ad un pubblico composto da circa 1500 persone, è stato nientemeno colui che vuole ricandidarsi alla Casa Bianca per il Partito Repubblicano, Donald Trump.
Certo non era un pubblico qualunque; si trattava di persone invitate a partecipare all’evento organizzato dall’associazione di emittenti cristiane National Religious Broadcasters.
Molti tra i partecipanti indossavano cappelli rossi e bianchi con la frase “Make America Pray Again”, fornita dallo sponsor della conferenza Pray.com, rivisitazione in chiave religiosa di quello slogan – “Make America Great Again” – divenuto ormai un movimento messianico.
La manifestazione del Tennessee dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che per una parte dell’elettorato americano Donald Trumpè un vero e proprio “Messia”, un messia indomito nel presentare la sua corsa alla Casa Bianca come una battaglia cristiana, paragonabile in termini di importanza al D-Day (lo sbarco in Normandia) e alla battaglia delle Ardenne (la più grande e costosa operazione combattuta dall’esercito statunitense nella Seconda guerra mondiale).
Uno potrebbe pensare; via, sarà stato un discorso mirato al particolare pubblico presente alla manifestazione di Nashville.
Non è così, perché il video che ormai presenta Donald a tutti i comizi elettorali comincia con queste precise parole: «Il 14 giugno del 1946, Dio guardò dall’alto in basso verso il paradiso da lui progettato, e disse: Ho bisogno di un custode. Quindi Dio ci diede Trump».
Una vera e propria “investitura messianica”, finalizzata a salvare la Terra dal collasso politico e morale in cui è sprofondata.
Infatti questo video continua per circa tre minuti elogiando le virtù dell’ “Unto del Signore” in tutti i campi dell’avventura umana, dai rapporti familiari a quelli con i minacciosi rivali internazionali che deve tenere a bada.
Vi confesso che mi piacerebbe vedere le reazioni dei vari George Washington, James Madison, Thomas Jefferson, Benjamin Franklin di fronte a comizi del genere!
Mi piacerebbe vedere le loro facce di fronte alla retorica apocalittica che tanto piace agli elettori cristiani conservatori che costituiscono il nucleo della base elettorale di Trump.
Si, mi piacerebbe vederli ascoltare il tycoon mentre, menzionando brevemente i suoi guai giudiziari (dalla violenza sessuale all’evasione fiscale), afferma che sono il frutto di una “persecuzione politica”, e allarga le braccia come su una croce dicendo: “Prendo tutte queste frecce per voi e sono orgoglioso di prenderle. Se sono incriminato, è soltanto per voi”.
O si lancia in affermazioni del tipo “La sinistra radicale sta dando la caccia a tutti noi perché sa che la nostra fedeltà non è rivolta a loro. La nostra fedeltà è al nostro Paese e al nostro Creatore”.
Ma voi ve lo immaginate Donald Trump come un baciapile, uno che alla sera si inginocchia vicino al letto e recita le preghiere, uno che magari indulge anche a qualche forma di autopunizione per i peccati commessi?
Via ragazzi, non sono certo io ad arrogarmi il diritto di scagliare la prima pietra, ma credo sia sufficiente seguire le sue vicende giudiziarie, i suoi 34 o 37 capi di imputazione, per rendersi conto che non siamo certo di fronte ad un nuovo “Prescelto da Dio”, bensì ad uno scafato e scaltro uomo politico, indubbiamente molto bravo a capire da che parte tira il vento in America.
Ed il vento delle sette evangeliche spinge l’ex Presidente ad impegnarsi a “proteggere Dio nella pubblica piazza”, una volta rieletto.
La stessa promessa che rivolge a tutti i “fedeli”, minacciati non si sa bene da chi e da cosa, e a tutte le emittenti cristiane, vittime a suo dire di tentativi di censura: “Non permetterò che i media o i gruppi di sinistra vi zittiscano, vi censurino, vi discriminino, o vi dicano in alcun modo quello che dovreste dire”.
Il messaggio è chiaro, ed è quello che c’è solo un modo per “proteggere i contenuti pro-Dio”, e consiste nel riportarlo alla Casa Bianca.
Ma per mostrare che fa su serio, Trump annuncia che tra le novità del suo nuovo mandato ci sarà anche una task force federale per “combattere i pregiudizi anticristiani”, ovvero per “esaminare rapidamente i casi di ogni prigioniero politico”.
E qui c’è un altro passaggio strabiliante del suo discorso: “Ricordate: ogni regime comunista nel corso della storia ha cercato di eliminare le chiese, proprio come ogni regime fascista sta cercando di prenderle e controllarle. In America, la sinistra radicale sta cercando di fare entrambe le cose allo stesso tempo”.
Io penso che il 6 gennaio 2021, con l’assalto al Congresso, qualcosa si sia definitivamente rotto negli Stati Uniti d’America, e forse sarebbe meglio dire nella democrazia americana.
Ripensando a quei drammatici fatti si è presi da un senso di amarezza, tristezza e sgomento, perché quelle immagini rappresentano visivamente il declino delle istituzioni democratiche statunitensi.
L’America da quel 6 gennaio non è più il faro della democrazia mondiale, come abbiamo sempre creduto!
E Donald Trump a ben vedere non è la causa, bensì l’effetto di questa crisi.
Una crisi resa visivamente dai numerosi simboli religiosi presenti durante gli eventi del 6 gennaio, quando la folla prese d’assalto Capitol Hill con l’intento di rovesciare il risultato elettorale e la vittoria del democratico Joe Biden.
Mischiati tra le bandiere, le magliette e gli striscioni del variegato mondo dell’estrema destra americana, alcuni portavano t-shirt con scritte “Jesus Saves” e “Jesus 2020”, altri sventolavano bandiere bianche con il simbolo del pesce cristiano.
Prima di cominciare la marcia che li avrebbe portati al Campidoglio, alcuni si erano anche inginocchiati per pregare.
Uno dei rivoltosi aveva poi pensato di condurre una preghiera collettiva dal banco della Presidenza del Senato.
Parliamo di cittadini Usa aderenti alle cosiddette teorie QAnon che vedono in Trump l’unica persona in grado di combattere la “cabala internazionale” dell’élite del Partito Democratico, descritti come adoratori di satana, pedofili e cannibali; di cittadini che credono in una teologia che postula che tutti i Paesi, inclusi gli Stati Uniti, dovrebbero essere governati dalla legge biblica cristiana, con l’obiettivo di raggiungere la trasformazione socio-politica ed economica attraverso il Vangelo di Gesù in quelle che questa teologia chiama le sette montagne o sfere della società: religione, famiglia, istruzione, governo, media, intrattenimento e affari.
Guardate che c’è poco da ridere o da scherzare, perché dietro questo nazionalismo che fonde l’identità cristiana con l’identità nazionale c’è tutto quello che abbiamo visto nei quattro anni della Presidenza Trump; esplosione delle fake news e del populismo, tensione politica frutto di una società sempre più polarizzata, l’incapacità di gestire la pandemia da Covid, una politica internazionale (o una mancanza di essa) che ha messo ancor più a repentaglio i delicati equilibri geopolitici e del commercio internazionale.
Non pensiate che non mi renda conto che una nuova Presidenza Biden, con i suoi 82 anni, non presenti delle criticità.
Ma alla fine credo che il mondo sarebbe più sicuro con un Presidente Usa che magari confonde il nome di qualche Capo di Stato, piuttosto che con un personaggio che si presenta come il nuovo “Messia”,
A tal proposito, nella nostra vecchia Europa se qualche leader politico osasse proporre questa immagine di se stesso, credetemi che scatterebbe ovunque un “Trattamento sanitario obbligatorio”.
Umberto Baldo