8 Aprile 2024 - 9.35

Salvini vero pacifista: dalla “’Pace fiscale” alla “Pace edilizia”

Ulysses

Sì, si può tranquillamente affermare che il concetto di “Condono” abbia emesso i primi vagiti sulle rive del “biondo Tevere”, e sia cresciuto nei secoli fino a diventare uno dei pilastri della Repubblica italiana.

E’ poco noto che il primo condono di cui ci sia giunta notizia risale niente meno che al 119 dopo Cristo, e porta il nome dell’Imperatore Adriano (sì quello che costruì Castel Sant’Angelo come proprio mausoleo). 

Appena arrivato al potere Adriano, per ingraziarsi i sudditi decise, dopo aver ottenuto il via libera dal Senato, di condonare totalmente per l’Italia, e in parte per le Province, la tassa d’omaggio al nuovo imperatore (detta «aureum coronarium”). 

Si trattò di una cifra stratosferica per allora, un mega condono da 900 milioni di sesterzi, l’equivalente di un anno di raccolta di tributi nell’intero Impero Romano.

Tecnicamente  Adriano ordinò di distruggere in una notte tutti i documenti che comprovavano gli arretrati dei sedici anni precedenti.

Per molti studiosi si tratta del più grande condono della storia, e non stupisce se fu accolto dai cittadini con manifestazioni di giubilo in tutte le piazze,  e se decine di migliaia di sudditi festeggiarono la luminosa e inattesa liberalitas dell’imperatore al quale, peraltro prassi già consolidata con Caligola, Nerone, Nerva e Traiano, furono erette statue e dedicati monumenti anche nelle più lontane contrade dell’Impero.

Fu il perdono fiscale con il più alto costo per le casse dell’erario. 

Naturalmente, fu una notte di follia e d’incontenibile gioia per i cittadini dell’Impero; per l’erario, invece, fu una sorta di caporetto finanziaria che rischiò di segnare per anni l’equilibrio già precario fra entrate e uscite all’interno del bilancio pubblico.

Condono, Sanatoria, Pace fiscale, o simili espressioni, sono diventate prassi comune nella Repubblica Italiana, ed in questo siamo un “unicum”, tanto è vero che qualche Ministro e qualche Magistrato hanno confessato di trovarsi in difficoltà a spiegare ai colleghi degli altri Paesi di cosa si tratti.

Già perché, se ci pensate bene, non è mica facile giustificare continui “colpi di spugna” a Rappresentanti di Paesi i cui cittadini sono usi pagare tasse e contributi, e pensate un po’ anche a rispettare le norme edilizie.

Non mi sono preso la briga di andare a spulciarli uno per uno, ma stampa e media riferiscono che il Governo Meloni segna il record per il numero di condoni e sanatorie fiscali approvate da inizio mandato: diciannove in diciotto mesi; in pratica un condono al mese. 

Complimenti, una cosa di cui andare veramente fieri!

Oggettivamente in questo florilegio di “tana libera tutti!” mancava l’ennesimo favore in tema di edilizia privata, cioè della casa tanto amata dagli italiani.

E chi ci ha pensato?

Ma il nostro Ministro per le Infrastrutture, nonché Capo della Lega, Matteo Salvini, il quale si è reso conto che il 9 giugno si avvicina, e che di questo passo non riuscirà a sventolare la bandiera dell’Autonomia prima del voto. 

Spero non vi sfugga la tempistica: un paio di mesi prima del voto.  Non importa se  il provvedimento verrà approvato prima del 9 giugno; quel che conta è l’effetto annuncio, di un condono definito dal Capitano “una legge di giustizia sociale” (sic!). 

Ma cosa volete, la stessa Premier capisce che è un po’ inestetico, proprio pensando a coloro che ci guardano da oltre le Alpi, parlare di “Condono”, tanto che ci si starebbe orientando verso la formula del “Salva-case”, un pacchetto di misure studiato appunto dal Ministero delle Infrastrutture per regolarizzare «piccole difformità o irregolarità strutturali che interessano quasi l’80% del patrimonio immobiliare italiano».

Vi sarete accorti dalle cronache che la parola d’ordine è minimizzare, e così si sottolinea che non si condona nulla, bensì si consente ai cittadini di regolarizzare  «difformità di natura formale, legate alle incertezze interpretative della disciplina vigente; difformità edilizie “interne”, riguardanti singole unità immobiliari, a cui i proprietari hanno apportato lievi modifiche (tramezzi, soppalchi); difformità che potevano essere sanate all’epoca della realizzazione dell’intervento, ma non più sanabili oggi”.

Però, guarda caso, sembra che sarà possibile anche «cambiare la destinazione d’uso degli immobili tra categorie omogenee, e secondo alcuni giornali le maglie saranno ben più larghe di quelle ventilate. 

Che tristezza dover risentire sempre le stesse manfrine con cui i nostri Demostene accompagnano ogni condono, perché di questo si tratta.

E così come la “Pace fiscale” sarebbe servita per normalizzare i rapporti fra il cittadino (io lo chiamo evasore) ed il Fisco, così Salvini ora promette di “difendere a tutti i costi” il patrimonio edilizio degli italiani e di “tutelare soprattutto i piccoli proprietari immobiliari ostaggi della burocrazia”.  

Già perché per il Capitano “ci sono migliaia di italiani che non possono vendere o comprare casa per 20 centimetri di soppalco, per la cameretta del figlio o per la veranda. E gli uffici comunali sono intasati. Liberiamo da queste piccole difformità migliaia e migliaia di appartamenti, così i comuni incassano e gli italiani tornano finalmente proprietari di casa loro”

Caspita sembrano le parole di un Santo benefattore, e non quelle di un politico interessato giustamente ai voti, perché sa che da queste europee può dipendere il suo futuro.

Sarà interessantissimo vedere l’articolato nero su bianco, perché in genere in questo nostro dannato Paese il Diavolo si nasconde nelle parole.

E cosa volete, non per fare il solito malfidente, ma a leggere che le Associazioni di categoria e l’ Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) plaudono entusiaste al progetto, qualche dubbio mi viene, così come mi sembra esagerata quella percentuale, l’80%, di patrimonio edilizio che in Italia sarebbe fuori norma.

Ricordate quella canzone di Caterina Caselli che faceva “Perdono, perdono, perdono…”?     Chissà che a breve non possa capitare di vedere gli italiani canticchiare in piazza lo stesso motivo, però con le parole cambiate in “Condono, condono, condono….”

Guardate, io voglio essere onesto, e quello che mi rende scettico non è il perimetro della sanatoria così come annunciato dal Ministro, anche se in verità Salvini sembra ampliarlo ogni giorno che passa (ma siamo ancora alle indiscrezioni di stampa). 

A voler essere più chiaro, io sono del tutto sicuro che il testo che sarà portato in Consiglio dei Ministri da Salvini, sarà tutto sommato nei termini che il vicepremier e Ministro delle Infrastrutture sta citando: le “piccole cose”. 

Ma il problema vero è che ad allargarne l’efficacia ci penseranno i singoli Parlamentari con i loro emendamenti, e quando si tratta di condoni la fantasia non ha limiti. 

Per non dire delle Regioni,  anch’esse dotate di competenze in materia edilizia: e solo per fare un esempio in Sicilia giace da tempo una proposta di legge per condonare alcuni tipi di costruzioni edificate abusivamente in riva al mare, finora bloccata dalle resistenze di una maggioranza trasversale.

Immaginate gli artifizi giuridici che si proverà a  mettere in campo per fare diventare questi scempi delle “piccole cose”, e quindi condonabili con la nuova sanatoria!

Così come sono certo che, dal momento in cui Salvini ha annunciato l’imminente condono, migliaia di proprietari di case si sono già messi in contatto con il muratore di turno, o la piccola impresa edile, per fare in fretta e furia quel soppalco, quella parete in più, quel divisorio, quella cameretta, quella veranda ecc. per farli rientrare nella sanatoria prossima ventura.

Questa è l’Italia, ed è inutile fare notare che “sanare è una cosa, ed aiutare i furbi è un’altra”.

In conclusione, nessuno nega che l’Italia sia un Paese dove la pressione fiscale è molto alta, e  dove la burocrazia edilizia sia lunga e tortuosa,  tale da rendere l’ottenimento dei permessi per costruire e ristrutturare un percorso a ostacoli. 

Ma legalizzare ex-post,  come fosse una prassi acquisita, condizioni di evasione  fiscale e di abusi edilizi di massa non è però la soluzione, perché non fa altro che gonfiare il problema attraverso la creazione di una diffusa cultura dell’illegalità (prima o dopo anche coloro che sono ligi alle regole finiranno per chiedersi: ma chi sono io, il mona di turno?)

Ed i politici, nessuno escluso perché condoni sono stati fatti da Governi di tutti i colori, sbagliano sapendo di sbagliare.

Ulysses

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