13 Maggio 2024 - 9.53

Giorgia Meloni ed Elly Schlein come Don Camillo e Peppone

Umberto Baldo

Se ne parlava sottotraccia da mesi, ed alla fine è arrivata la conferma.

Il dibattito fra le due “prime-donne” della politica italiana si farà, il 23 maggio, nel salotto di Bruno Vespa “Porta a Porta”, la trasmissione che il giornalista conduce ininterrottamente dal 1996 (pensate che la Rai iniziò le trasmissioni regolari nel 1954, e lui ci entrò nel 1962).

Già, Bruno Vespa, il gran ciambellano della politica, o se preferite un “gran cerimoniere” della Rai di Stato (quella che manteniamo con il canone), gradito ai leader perché sa barcamenarsi da sempre, come dimostra la sua lunghissima carriera, e soprattutto non è uso a fare “imboscate”. 

Tanto è vero che l’unica cosa che a mio avviso mancherà il 23 maggio sarà l’improvvisazione, perché sicuramente tutto è già stato concordato con il “celebrante Vespa”, e gli argomenti su cui le “ragazze” si scontreranno per un’ora saranno con buona probabilità il lavoro e la sanità, ma anche il premierato, l’immigrazione e l’europeismo.

Come dire “tutto e niente”, perché sono pronto a scommettere che alla fine i temi europei resteranno sullo sfondo, a vantaggio di quelli “paesani”, perché la Premier ha l’interesse a enfatizzare quanto è stato produttivo il suo Governo, e la Schlein di converso a dimostrare che gli italiani stanno molto peggio di prima dell’arrivo dei “fascisti” (mi allineo al gergo gauchista). 

Diversamente dalla tradizione americana, in cui lo scontro in diretta televisiva fra i due candidati Presidenti è un passaggio ineludibile, e oserei dire un valore aggiunto per la democrazia, in Italia i Premier ed i Capi Partito sono sempre stati un po’ restii al confronto “faccia a faccia”.

A mia memoria l’ultimo ad andare in onda fu quello del 2006 fra Silvio Berlusconi e Romano Prodi, che già erano stati protagonisti di quello di dieci anni prima, nel 1966.

In generale il confronto era quasi sempre auspicato da chi partiva sfavorito nei sondaggi, e rifiutato invece da chi non aveva interesse a rischiare di perdere la posizione di vantaggio che gli assicuravano le ultime rilevazioni.

Stando a questa logica, Giorgia Meloni, saldamente in testa nei sondaggi, non avrebbe alcun interesse a scendere nell’arena contro la Schlein.

Ma allora perché invece il dibattito si farà?

I politologi vi spiegheranno che si tratta dell’esito naturale della polarizzazione in atto.  

Io che sono “più terra terra” lo spiego con il fatto che le due “Walkirie” hanno lo stesso interesse coincidente; stravincere nel proprio campo.

La Meloni per rimarcare il ruolo egemone di Fratelli d’Italia (forse con la segreta speranza di lanciare prima o poi un’Opa su una Lega declinante, e su una Forza Italia priva del padre-padrone); la Schlein per palesare che il primo partito della sinistra è il Pd, e non il concorrente Partito di Conte (5Stelle è ormai un brand superato).

Io sono convinto che quasi certamente l’esito del confronto Tv non sovvertirà l’esito del voto (Fratelli d’Italia è dato a circa 6 punti percentuali in più rispetto al Pd), ma sia Meloni che Schlein sanno che potrà essere un bel boost elettorale, utile a portare qualche voto in più, rubato agli alleati minori, o proveniente da chi non avrebbe votato.

E che l’interesse dalla Schlein sia stato determinante lo dimostra il fatto che la “Segretaria del Pd”, dopo qualche tentativo  di proporre un’altra arena, come Sky o La7, alla fine ha accettato il confronto nella cosiddetta “terza Camera” di Vespa, imposta dalla Meloni perché non “scegliere il Servizio Pubblico sarebbe stata una sorta di giudizio negativo sulla Rai”.

Cosa volete, sarà per l’età, ma quando ho appreso la notizia che il dibattito a due si farà, non ho potuto non pensare al “piccolo mondo” di Don Camillo e Peppone.
Perché comunque la si veda, il faccia a faccia è palesemente finalizzato a polarizzare le elezioni sulle due “prime donne”, e mostra chiaramente a mio avviso la “visione del Paese” che hanno i mente quelle due: quella di un’Italia che sia la fotografia ingigantita della Brescello di Peppone e Don Camillo, un’Italia in rosso e nero, dove i riflettori sono puntati solo su di loro, con gli altri a fare da contorno in penombra.

Una logica, capisco di essere tranchant, in cui l’Italia è vista come  un Paese di pecore, che stanno sempre in un gregge o in un altro, ma sempre in un gregge. 

E la logica conseguenza è che non si può né ammettere né concepire che ci sia qualcuno che nel gregge non ci sta, o non vuole starci.

Che dire? 

Coppi e Bartali, Peppone e Don Camillo, Guelfi e Ghibellini, Togliatti e De Gasperi, Prodi e Berlusconi, adesso Meloni e Schlein.

Pare proprio che noi italiani non si riesca a fare a meno del dualismo antagonistico, del bipartitismo all’italiana. 

Ciò perché è noto che ogni faziosità richiede un nemico, pretende un avversario con cui sfidarsi, da combattere e odiare, altrimenti annaspa nel vuoto. 

Il rivale può essere un ostacolo, ma può  anche rappresentare un puntello. 

Vale nella politica come altrove; nello sport ad esempio. 

I grandi dualismi si sono sempre nutriti  di antagonismo. Bartali senza Coppi non sarebbe stata la stessa epopea. Idem Mazzola senza Rivera. O, per ritornare in tema, Don Camillo senza Peppone. 

Ecco, alla Meloni in questo momento mancava un Peppone (o, se si preferisce, una Peppona) e chi meglio di una Elly Schlein che odora i migranti,  che propugna patrimoniali e più tasse per tutti,  che sta cancellando dal Partito i radical-chic, quei rivoluzionari al caviale che erano usi incontrarsi a Capalbio, per sostituirli con radicali  “veraci”, vicini ai centri sociali?

E, vista dall’altra parte, cosa c’è di meglio per la “Peppona” Elly Schlein di una Meloni-Don Camillo cui imputare le difficoltà degli italiani di arrivare a fine mese, le infinite  liste di attesa per una visita medica o un esame, la mancanza di un salario minimo?

Ecco spiegato in estrema sintesi il perché del faccia a faccia Meloni-Schlein, officiato su tele-Meloni dal “prevosto Bruno Vespa”.

Se non che questo rito non tiene conto che queste sono elezioni europee, regolate dal proporzionale puro, dove cioè ogni partito corre per sé, indipendentemente dalle alleanze di governo o di opposizione. 

Di conseguenza questa polarizzazione (che abbiamo visto sublimata nei giorni scorsi negli slogan “Vota Giorgia” e “Vota Elly”) rappresenta a mio modesto avviso una fuga in avanti, che penalizza senza ombra di dubbio chi dalla ribalta “vespiana” verrà escluso.

Non stupisce quindi se, all’annuncio del confronto, il partito di Conte sia insorto, e che il capogruppo in Commissione Vigilanza Rai abbia dichiarato: “Il confronto a due rischia di violare pesantemente la par condicio. Non è consentito a nessuno, e alla tv pubblica in particolare, prestarsi a quello che è a tutti gli effetti un escamotage per forzare le regole del gioco in vista delle Europee. Siamo alla vigilia di elezioni dove la dinamica maggioranza-opposizione non esiste, perché ciascuna forza politica va per conto suo. Ancora non c’è il premierato, per fortuna, e la Rai non può far finta che lo scontro sia solo a due, né Meloni può scegliersi l’avversario a suo piacimento”.

Raramente condivido le idee dei 5stelle, ma in questo caso hanno perfettamente ragione ad incazzarsi!

E consentitemi di dire che a nulla conta che Bruno Vespa (che deve aver annusato l’aria) abbia reso noto di aver invitato Giuseppe Conte e Matteo Salvini ad un faccia  a faccia con le medesime regole applicate alle due “Walchirie”.

E tutti gli altri?

Ed i rappresentati del mondo liberal democratico cosa sono? I figli della serva?

No, comunque la si guardi, il duello televisivo del 23 maggio poteva, e secondo me doveva, essere evitato.

Capisco di spararla grossa, ma alla fine questi nostri Demostene della Terza Repubblica ci fanno rimpiangere i tempi delle vecchie “Tribune elettorali” televisive, che erano monotone e paludate (ricordate Jader Jacobelli?), ma che almeno garantivano a tutti i Partiti in lizza di far sentire la propria voce e di rendere noti i propri programmi. 

Per quanto mi riguarda non so ancora se la serata 23 maggio mi sciropperò il dibattito; vorrei evitare di risentire ancora una volta la “mezze verità” (a voler essere buoni) che ci vengono propinate ogni giorno. 

Umberto Baldo

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