16 Maggio 2024 - 11.37

Manuale: come perdere le elezioni a sinistra

Erasmus

Se c’è un luogo in cui tutto viene spiegato quella è la Rete.

Provare per credere!  Qualunque cosa vi interessi troverete sicuramente un apposito manuale, o una demo,  che cerca di soddisfare le vostre esigenze, e di questa opportunità hanno approfittato alla grande ad esempio i produttori che, anche per risparmiare carta come da indicazioni della Ue, affidano ad Internet i manuali d’uso e manutenzione dei propri manufatti.

Partendo da questa considerazione, un po’ sorridendo mi sono chiesto: ma per caso esistono manuali anche per i leader politici?    Che spieghino loro cosa si debba fare per vincere le elezioni?

Non li ho trovati, e quindi ho tratto la conclusione che “Capi” si diventa con “il fai da te”, o in qualche caso anche per il fatto di trovarsi al posto giusto al momento giusto (può essere che a volte c’entri anche quella che Machiavelli definisce la “fortuna” del Principe). 

Credo sia questo il caso di Elly Schlein, che in un momento di “sbandamento” del Partito Democratico, è sembrata ai maggiorenti dello stesso (ai capi corrente, o capi bastone, a seconda di come la pensiate) come una sorta di Celestino V°, un Papa di transizione, buona per somministrare un po’ di “Ovomaltina” al Partito, e da “pensionare” una volta ottenuto il risultato, in vista di nuovi (o vecchi) equilibri.

Se non che la “Segretaria votata dai passanti” si sta dimostrando piuttosto volitiva, determinata cioè ad imporre al tradizionale Partito della sinistra cattolico-democratica italiana un rivolgimento interno, mettendo da parte personaggi della vecchia guardia,  e imponendo “sangue nuovo” che magari si sia fatto le ossa nella galassia antagonista, nel mondo dei centri sociali, poco avvezzo cioè a frequentare le sezioni di Partito, a dire il vero sempre più deserte.

Preso atto di tutto questo, come accennavo forse un po’ per scherzo, ho pensato di scriverlo io un “manuale” per Elly Schlein, ma un manuale speciale, che dia però indicazioni all’incontrario, il cui titolo potrebbe essere: “Cosa fare per perdere le elezioni- Manuale d’uso”.

Va da sé che, qualora lei le elezioni volesse invece vincerle (e non parlo in particolare delle europee, anche se sono le più prossime) dovrebbe fare esattamente il contrario.

E andiamo quindi a scorrere i punti su cui insistere per perdere voti.

Garantismo: solitamente, ovunque nel mondo è un tema “di sinistra”, ma non nel mondo del Pd.   La Segretaria ha scelto infatti di non seguire le richieste garantiste dei Sindaci del suo Partito, che a proposito del reato di “abuso d’ufficio” ne chiedevano l’abrogazione, in linea con il disegno riformatore del Ministro Nordio;  e si è quindi schierata a favore dello status quo, cioè delle manette.   Analogamente, a proposito dell’annosa questione della separazione delle carriere dei Magistrati, ha deciso di schierarsi a fianco dell’Associazione Nazionale Magistrati contro ogni ipotesi di riforma.  In questo allineandosi alle posizioni del Partito di Giuseppe Conte, dal quale sembra ossessionata.

Premierato: la Schlein ha lasciato questo tema alla Meloni ed alla destra, ignorando (spero) che quella del rafforzamento dei poteri del premier è stata per una vita una battaglia della sinistra italiana. Mi riferisco alla Tesi 1 dell’Ulivo del 1996, successivamente trasformata in precisi articolati nella Bicamerale D’Alema rispettivamente da parte dei parlamentari Salvi (per il centrosinistra di Governo),  e Cossutta e Bertinotti (per Rifondazione Comunista).

Invece di cercare una soluzione ragionevole per un problema che c’è, inutile negarlo, la Schlein mobilità il Partito per il 2 giugno, data peraltro inopportuna.

Job Act: anche in questa materia ha lasciato alla destra il ruolo di difensore di una riforma voluta ed approvata da un Governo di  Centro-Sinistra a guida Pd, fra l’altro in un momento di  occupazione record per l’Italia,  così accodandosi al revanscismo della Cgil, anti renziano e nostalgico dell’art.18, e del suo incubo Conte.

Superbonus e affini: anche sul tema del bilancio pubblico la Schlein ha perso un’occasione, trasformando la difesa dei conti pubblici in un tema della destra. Una leader di sinistra dovrebbe sapere bene che, nella storia, a pagare il debito dello Stato alla fine sono sempre i lavoratori ed i pensionati, per cui avrebbe dovuto sostenere il Ministro Giorgetti nella sua azione di smantellamento del Superbonus, invece di rimproverargli di essere troppo prudente, troppo rigido nei confronti della “più grande truffa ai danni dello Stato”, messa in piedi dal Governo Conte. La Segretaria del Pd forse non ha realizzato che ormai i cittadini che non si sono rifatti la casa a spese dello Stato, ormai hanno capito l’ antifona, e vedono il “Bonus edilizio”  come il fumo negli occhi. 

Atlantismo: per inseguire le posizioni “chaviste” di Conte, la Schlein sta allentando il legame atlantico, da sempre uno dei punti fermi del centro sinistra italiano, per lasciare campo libero alla Meloni nel costruire un rapporto privilegiato con gli Usa. 

Guerra in Ucraina: analogamente al raffreddamento delle posizioni atlantiche, l’inserimento nelle liste del Pd di personaggi come Tarquinio è un chiaro segnale di uno spostamento verso le  posizioni pacifiste (e di fatto filo Putin) di Conte, che da furbacchione qual’ è ha addirittura inserito la parola “Pace” sul simbolo.  Il salto non è da poco, perché questo nuovo posizionamento rappresenta uno “strappo” dalle posizioni ufficiali del Partito Socialista Europeo (Pse), che nel suo recente manifesto strategico ha scritto di considerare una prerogativa non derogabile “mantenere fermo il nostro sostegno incondizionato all’Ucraina, fornendo assistenza politica, umanitaria, finanziaria, militare per tutto il tempo necessario”.  E’ evidente che Tarquinio e qualche altro eurodeputato Pd a Bruxelles non voterà mai per l’invio di armi a Kiev!

Fisco: si sa che le tasse sono la cosa meno amata dai cittadini.  Di conseguenza insistere su patrimoniali ed aumenti delle tasse sulla finanza  e sulle successioni, senza mai indicare cosa tagliare dell’abnorme spesa pubblica, non attira di sicuro certe fasce della popolazione.  Il noto “Tassa e spendi” non porta voti.

Ceti medi: Evidentemente la Schlein è convinta che nel 2024 si applichino ancora le categorie economiche ottocentesche.  Insistere sulla povertà, parlando in continuazione di famiglie allo stremo,  fornisce una descrizione falsa della realtà sociale italiana. In cui grazie ad evasione ed elusione una buona metà riesce a vivere sulle spalle dell’altra, senza pagare tasse. In questa descrizione manca nel ragionamento della Schlein qualsiasi accenno al ceto medio, che non è fatto di kulaki malfattori, ma di gente che lavora e che  vota. Ed il cui voto è indispensabile ad un qualsiasi Partito che voglia governare, come è successo ai socialisti spagnoli, e quasi sicuramente succederà ai laburisti inglesi (usciti di recente dalle posizioni estremiste di Corbyn, piuttosto simili a quelle della Schlein). 

Immigrazione: anche su questo tema la Schlein è disallineata rispetto alle sinistre europee, tipo quella danese e tedesca, sempre più rigide sul fenomeno migratorio incontrollato.   Continuare a sostenere la politica delle “porte aperte” indispettisce i cittadini che quotidianamente si trovano a confrontarsi con degrado e delinquenza causati da sbandati senza arte ne parte.

Woke: “Possiamo unire le lotte per la giustizia sociale e ambientale, nel segno dell’intersezionalità, attorno a una visione condivisa: ecologista, progressista e femminista insieme”.  Passaggio (piuttosto oscuro) di un comizio della Schlein, che mostra un’adesione di fondo alla cosiddetta cultura Woke, tema presente nei discorsi di molti esponenti e candidati della nuova covata “piddina”.

Il Woke potrà magari piacere nell’ambiente dei centri sociali, ma argomenti come il Gender, la cultura Lgbtq,  e simili, non sono del tutto accettati in una società ancora piuttosto tradizionale, e tutto sommato piccolo borghese, come la nostra. Ma la realtà è che vi è una fascia amplissima di popolazione, anche di sinistra, forse la maggioranza degli elettori, che accetta sicuramente il cosiddetto ‘diverso’, ma non accetta i dettami totalitaristi che impongono linee di linguaggio e comportamento. In sostanza la percezione è che il woke sollevi problemi a cui nessuno pensa, inesistenti, facendoli diventare problemi, spesso a danno degli stessi interessati.

Certo si potrebbero aggiungere altre cose, altri temi, ma io credo che questo “decalogo” sia sufficiente per un leader della sinistra che voglia perpetuare il potere della destra nel Belpaese.

Se però l’obiettivo è quello di restare nel nome dell’antifascismo il primo partito dell’opposizione, purché davanti ai “pentastellati” di Giuseppe Conte, allora il manuale è perfetto.

D’altronde fino ad ora le indicazioni fornite da Elly Schlein sono semplici: la sinistra  che sogna  è una sinistra strutturalmente perdente, la sinistra che combatte è potenzialmente vincente.

Erasmus

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