17 Maggio 2024 - 9.38

Verso il punto di non ritorno?

Umberto Baldo

Mi piacerebbe proprio chiedere ai “maitre a penser” che ci intrattengono quotidianamente sulla “questione ebraica” (e non uso questa espressione a caso) se questa scritta apparsa sul muro del galoppatoio al Lido di Venezia «Ebrei maledetti vi cercheremo casa x casa in tutto il mondo per sgozzare voi e i vostri bambini» deve essere qualificata come antisemitismo, antisionismo, o semplicemente come “reazione giustificabile” all’attacco di Israele e Gaza.

C’è un qualcosa di sinistro in quella minaccia fissata su quel muro, cui corrispondono numerosi altri segnali inquietanti, come ad esempio la lettera scritta da cinquecento studenti ebrei della Columbia University, in cui, fra l’altro, descrivono la realtà di ragazzi normali costretti a nascondere la propria identità oppure, se la rivendicano, a pagarne le conseguenze, sentendosi quindi discriminati per la “religione” o la “razza” nel cuore di New York, da sempre la città emblema della “società aperta”, un simbolo della tolleranza della civiltà occidentale. 

Ma mi ha colpito anche il clima che ho visto sabato scorso davanti al Bò, la sede storica dell’Università di Padova, il cui cortile interno sembra una tendopoli, con bandiere palestinesi ovunque e grida anti Israele (No genocidio e simili); il tutto con i padovani intenti a passeggiare o a fare compere. 

Certo chi, ipocritamente, è interessato a minimizzare, dirà che si tratta di episodi isolati, non collegati fra loro.

Non è così, e chi esercita un minimo di razionalità sa bene che siamo di fronte ad una deriva drammatica, perché un passo dopo l’altro, Università dopo Università, manifestazione dopo manifestazione, quel che resta della civiltà Occidentale sta nuovamente legittimando l’antisemitismo.

C’è un’enorme ipocrisia al riguardo, perché per evitare di essere bollati come “razzisti” si cerca di evitare di parlare apertamente di antisemitismo, e si opta per anti-sionismo.

Ma è palese che è solo questione di tempo, perché alla lunga il giochino semantico (perché se è vero come è vero che il sionismo è quel movimento storico che ricondusse il popolo ebraico nelle terre ancestrali, quelle della Bibbia, quella degli avi) di definirsi anti-sionista equivale a voler cancellare Israele della mappe geografiche.  E non caso lo slogan urlato nelle piazze è “Palestina dal fiume al mare”.

E’ una strana società la nostra.

Capace di celebrare ogni 10 febbraio il “Giorno del ricordo” della Shoah, e con la stessa disinvoltura accettare come fosse normale che nelle piazze, nelle televisioni, si chieda senza mezzi termini la distruzione di uno Stato sovrano.

Che sappiamo tutti non è uno Stato sovrano come tutti gli altri, perché è il frutto della cattiva coscienza dell’Europa nei confronti della più atroce, sistematica e pianificata strategia di distruzione di un popolo: quello ebraico.

E a quelli che, come accennavo sopra, parlano di episodi scollegati, rispondo che abbiamo visto tutti a Roma, subito dopo l’attacco di Hamas in ottobre, gruppi di manifestanti  che nei pressi del ghetto invitavano a buttare in mare i “sionisti”, abbiamo visto tutti nei giorni scorsi la cantante israeliana Eden Golan fischiata e irrisa all’Eurofestival per il solo fatto di essere tale, abbiamo visto tutti le bandiere con la stella di Davide bruciate ovunque.

Sono passati molti anni da allora, e sicuramente i ragazzotti che “campeggiano” al Bo’, nella loro ignoranza non sanno neppure di cosa stia parlando; ma chi ha buona memoria e qualche anno sulle spalle dovrebbe ricordare che l’antisemitismo venne rilanciato nel 1979 quando l’Ayatollah Khomeini fondò la Repubblica Islamica dell’Iran. 

Il suo arrivo fu visto allora con occhio benevolo da numerosi intellettuali di ispirazione marxista come Michel Foucault, Gilles Deleuze, Françoise Loyard, Jaques Derrida, in Francia, ma anche Leo Valiani, Francesco Alberoni e gran parte degli intellettuali della sinistra italiana, che dalle pagine dei principali quotidiani italiani inneggiarono alla rivoluzione dell’Ayatollah, indicandola come una lotta di liberazione. 

Non dimenticherò mai che l’unica a scrivere “A me sembra fanatismo del più pericoloso: quello del fascismo” fu allora Oriana Fallaci, Cassandra inascoltata dell’Occidente.

A volerli vedere, in Khomeini si trovavano allora tutti i prodromi di ciò che vediamo oggi, in quanto l’Ayatollah rifiutava tutti i valori della civiltà occidentale: la democrazia rappresentativa, l’economia di mercato, la libertà individuale, la laicità dello Stato, il progresso scientifico. 

Fu lui, che definiva gli Ebrei (“che Dio li sprofondi” diceva) come il male assoluto che infettava il Medio Oriente e il mondo, ad elabore un progetto molto più ambizioso di qualunque altro leader musulmano: governare il mondo ponendo l’islam alla testa di tutti i popoli diseredati della Terra, e prendendo le redini dell’antioccidentalismo, il che era anche la base culturale del marxismo-leninismo.

Come si vede nulla nasce dal nulla, e certi semi, una volta interrati, prima o dopo germogliano.

E così siamo tornati al fatto che a 85 anni dalla Notte dei Cristalli, gli ebrei tedeschi tornano ad avere paura; la stessa paura che hanno gli ebrei italiani a manifestarsi come tali, la stessa paura degli studenti della Columbia University.

Chiudo ritornando al campeggio nel cortile del Bò, ed ai tentativi di entrare nelle aule per interrompere lezioni (e quando hanno trovato le porte sbarrate hanno alzato il volume intonando cori a suon di tamburi per disturbare).

Così costringendo il Magnifico Rettore Daniela Mapelli a condannare la “natura prevaricatrice” delle azioni dei manifestanti, unitamente alla presenza fra i “campeggiatori” di soggetti “estranei all’Ateneo”. 

Vedete, da democratico spero nessuno metta mai in dubbio il diritto dei cittadini di manifestare quando vogliono, comunque nei limiti imposti dalle leggi.

Resta sempre il problema che una esigua minoranza che urla e strepita non si trasforma per questo in maggioranza.

Ed al riguardo sono illuminanti i risultati delle elezioni   dei rappresentanti degli studenti negli organi dell’Ateneo Statale milanese. 

In dettaglio la lista vicina a Comunione e Liberazione, Universitari e mondo cattolico, è passata dal 36 al 43% delle preferenze con 3193 voti conquistati.  La lista Link ha chiuso al 24% comunque davanti all’unione delle sinistre universitarie, ovvero Unisì e Udu; mentre i protagonisti delle manifestazioni degli ultimi mesi,  i collettivi  riuniti nella lista “Cambiare rotta”, non sono andati oltre il 2%.

Vi sembra strano?

Assolutamente no, credetemi. 

Da che mondo è mondo, chi urla, strepita o agita bandiere, sembra avere ragione, e spesso cerca anche di prendersela con le cattive.

Il problema, a mio avviso, è sempre quello della maggioranza silenziosa, che non condivide, ma che per quieto vivere sta zitta e si gira dall’altra parte.

Ma in questo modo, se lo Stato o le Istituzioni non difendono certi valori, anche con la forza se necessario,  la democrazia muore.

Umberto Baldo

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