Fra Biden e Trump spunta il terzo incomodo con un cognome famoso
Erasmus
Secondo l’ultimo sondaggio della Reuters Joe Biden e Donald Trump sarebbero testa a testa col 40% delle preferenze nella corsa per la Casa Bianca, mentre il 20% egli americani o non avrebbe ancora scelto un candidato, o sarebbe orientato verso un candidato “terzo”, o potrebbe decidere di non votare.
E fin qua nulla di eclatante; mi sembra che tutto sommato siamo alla riproposizione del duello del 2020, e che i numeri siano pressappoco gli stessi.
Ma in realtà, in una società che a mio avviso dà sempre maggiori segnali di impazzimento e squilibrio come quella americana, c’è qualcosa di nuovo; il fatto che, sempre stando ai sondaggi, se fosse presente nella scheda il 13% degli elettori sceglierebbe Robert Kennedy Jr, che corre come indipendente, e che nella precedente rilevazione di aprile aveva l’8%.
E c’è anche un altro elemento che sta attirando l’attenzione dei media, quello che la campagna di Kennedy sta superando le aspettative di accesso al voto nei singoli Stati.
Per fare un esempio Kennedy ha raccolto più del doppio delle firme necessarie per qualificarsi in Texas, che richiedeva più di centomila firme da parte degli elettori registrati, e questa capacità del politico e del suo team alle prime armi di raggiungere il livello di sottoscrizioni necessarie, è un’impresa organizzativa che si sta ripetendo uno Stato dopo l’altro.
Se a questo si aggiunge che, secondo il New York Times, i sondaggi più attenti stanno registrando livelli di successo del candidato indipendente quali da molti decenni non si vedevano, si capisce che la cosa merita un po’ di attenzione.
Innanzo tutti direi di inquadrare il personaggio.
Chi è Robert Kennedy Jr.?
Il nome dice molto, nel senso che stiamo parlando di un “figlio d’arte”, in quanto si tratta del terzogenito di Robert Kennedy (il mitico Bob), nonché nipote di John Fitzgerald Kennedy, Presidente degli Stati Uniti; fratelli entrambi vittime di attentati politici.
Quindi il nostro è un erede di una delle “dinastie” più note della politica americana, ricca e influente, punto di riferimento del Partito Democratico americano; ed infatti, in linea con la tradizione familiare, Robert Jr. ha militato per lunghi anni nelle file dei Dem.
Almeno fino a quando non ha cominciato a criticare la leadership di Joe Biden, decidendo alla fine di intraprendere una sfida persa in partenza (quella della candidatura indipendente alla Casa Bianca), ma che potrebbe avere risvolti interessanti e tutt’altro che scontati.
L’uomo viaggia ormai sui settant’anni (è del 1954) ma da tempo è diventato un politico estremamente controverso in virtù delle idee propugnate.
La sue retorica include spesso le cosiddette “teorie del complotto”; ha espresso scetticismo verso la pandemia del Covid 19, sposando le posizioni No Vax.
Ha anche dichiarato che il governo americano è dominato dal potere di grandi corporazioni; ha affermato che L’Agenzia Statunitense per la Protezione dell’Ambiente è stata gestita “dall’industria petrolifera, dall’industria del carbone e da quella dei pesticidi”, ed ha descritto la Food and Durg Administration come dominata da Big Pharma.
Avversario dichiarato dell’industria militare e dell’intervento militare all’estero, Kennedy fu molto critico della guerra in Iraq (secondo me a ragione) e del coinvolgimento USA nella guerra tra Ucraina er Russia , definendo quest’ultima “una guerra degli Stati Uniti contro la Russia” e sostenendo che l’obiettivo della guerra era “sacrificare il fiore della gioventù ucraina in un mattatoio di morte e distruzione per l’ambizione geopolitica dei neocon.
Definitosi “il principale ambientalista del paese”, Kennedy promuove politiche ambientali populiste e anti-establishment, sostenendo che la crisi climatica è stata provocata da “Bill Gates, dal World Economic Forum, e dal club dei ragazzi miliardari di Davos.
Ciliegina sulla torta, in una lettera inviata ai donatori ha difeso gli insurrezionalisti pro Trump che il 6 gennaio 2021 hanno assaltato il Campidoglio a Washington.
Insomma, se così possiamo dire, un politico un po’ sopra le righe; ma per quanto mi riguarda, dopo aver sentito qualche comizio di Donald Trump, relativamente allo scadimento della politica americana non mi stupisco più di nulla.
E la sua famiglia come la vede?
I Kennedy sono da sempre un clan che fa parte dell’establishment Usa, un clan aristocratico che non usa lavare i panni sporchi in pubblico. Eppure numerosi parenti Robert Jr. non lo vogliono neppure sentire nominare; addirittura i suoi fratelli, come riportato dal The Washington Post, lo ritengono «pericoloso per il Paese» e hanno detto che «Bobby avrà anche il nome di nostro padre, ma non ha i suoi valori, la sua visione e il suo giudizio»,
Ma al di là dell’aspetto umano, e delle idee decisamente lontane anni luce da quelle del Partito Democratico, da dove deriva l’interesse politico per la sua candidatura indipendente?
Bene, l’idea iniziale che Kennedy avrebbe potuto mettere in difficoltà la rielezione di Joe Biden, andando a pescare nell’elettorato democratico dell’attuale Presidente, aveva fatto sì che i Repubblicani di Donald Trump lo vedessero come una possibile “gallina dalle uova d’ora”.
E allora via alle coccole da parte dei media filo repubblicani, di Steve Bannon e dello stesso Trump che lo ha descritto come: «intelligente, buono e con il cuore al posto giusto, una persona di buonsenso”.
Qualcuno aveva persino sostenuto che Kennedy sarebbe stato il Vice Presidente “giusto” per Trump.
Se non che, come noto, “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”, e viste le idee propugnate da Kennedy di cui vi ho parlato, le stesse lo rendono molto più vicino all’elettorato repubblicano che a quello democratico; per cui oggi appare più pericoloso per Donald Trump che per Joe Biden.
E ciò è testimoniato ad esempio da un recente sondaggio della Quinnipiac University che ha mostrato come, in una corsa a tre con Biden e Trump, Kennedy porterebbe a casa un onestissimo ventidue per cento, mentre un sondaggio di Yougov mostra come Kennedy cresca praticamente solo tra l’elettorato repubblicano.
In prospettiva una vera e propria tempesta perfetta per Trump, che oltre Biden si troverebbe un altro avversario da annientare, prima anche solo di poter sperare di vincere la Casa Bianca.
C’è da dire, in conclusione, che tradizionalmente il contributo degli indipendenti alle elezioni presidenziali è spesso nullo, ma gli Stati Uniti di oggi non sono più quelli di un tempo, per cui malgrado possa risultare abbastanza irrealistico che un candidato indipendente possa conquistare la Casa Bianca, questo non significa che egli non possa far perdere qualcuno, come già successo in passato.
Erasmus