Il maltempo continua ad imperversare nel Vicentino. Allagamenti e vento devastanti
Pochi minuti di vento e pioggia battente sono stati sufficienti a radere definitivamente al suolo le colture ancora rimaste in campo ed a provocare danni anche ad alcune strutture. È questo il triste bilancio dell’ennesima giornata vicentina all’insegna del maltempo.
“Avevamo appena visto il sole – spiega il presidente di Coldiretti Vicenza, Pietro Guderzo – che è tornato a scatenarsi un violento acquazzone che ha nuovamente allagato i nostri terreni agricoli impedendoci, ancora per altri giorni, di entrare in campo ad effettuare le operazioni di rito di questo periodo. Sembra una maledizione che ha colpito l’agricoltura vicentina e non vuole risolversi portando, finalmente, il bel tempo. Queste condizioni atmosferiche, infatti, stanno mettendo a repentaglio il raccolto delle poche colture che si sono ancora salvate, quindi il lavoro di migliaia di famiglie che vivono con i frutti che la terra offre”.
Ed alla vigilia la Giornata dell’Ambiente non si può non parlare della cementificazione, che fa sparire in Italia due terreni agricoli al giorno, mettendo in pericolo non solo la produzione alimentare, ma anche la stabilità del territorio, a rischio dissesto e desertificazione e con le coperture artificiali che rendono sempre più devastanti gli effetti dei cambiamenti climatici. È questa la fotografia di Coldiretti, sulla base di una stima su dati Ispra, che preoccupa alla viglia della Giornata mondiale dell’ambiente che si celebra il 5 giugno. Secondo il rapporto 2023 dell’Ispra, sono scomparsi nell’ultimo anno 76,8 chilometri quadrati di suolo fertile, alla velocità di 2,4 metri quadri al secondo. “Una perdita dolorosa – rileva Coldiretti – dovuta alla nascita di nuovi edifici, strutture commerciali oltre ad installazioni come i pannelli fotovoltaici a terra. La regione con il maggior consumo di suolo è la Lombardia, seguita da Veneto e Campania”.
“Bruciato” un miliardo di cibo all’anno. La sottrazione di terreni fertili è un problema serio anche dal punto di vista alimentare, tanto che si calcola che il consumo di suolo “bruci” cibo per un valore di un miliardo di euro all’anno, secondo una stima Coldiretti su dati Crea-Ispra. Consumo di suolo che sta allontanando anche i contadini dai territori che diventano così sempre più a rischio dissesto, senza la quotidiana attività di manutenzione e cura a cui sono abituati gli agricoltori veri custodi dell’ambiente.
Stop al fotovoltaico selvaggio. Anche in tale ottica è importante lo stop al fotovoltaico selvaggio venuto dal recente Dl Agricoltura approvato dal Governo, che ha accolto le richieste di Coldiretti di porre un freno a quello che era un vero e proprio far west normativo, con l’installazione di maxi impianti sopra i terreni agricoli spinti da fondi di investimento speculativi. Come ribadito più volte, Coldiretti non è assolutamente contraria alle fonti rinnovabili, e la dimostrazione è stata anche la forte partecipazione alla misura del Pnrr per gli impianti fotovoltaici sui tetti di stalle e cascine che permettono da un lato la produzione di energia pulita e sostenibile, senza intaccare la disponibilità di terreni coltivabili e dall’altro di tagliare i costi dell’energia
L’agricoltore è il primo ambientalista. “Negli ultimi anni a livello europeo si è alimentata una visione ideologica e irrealistica – conclude Coldiretti – che metteva in contrapposizione agricoltura e ambiente quando, invece, è proprio la presenza delle aziende agricole a garantire una costante tutela del territorio dai pericoli legati al dissesto come agli incendi. Basti ricordare che il 55% della superficie italiana è gestita e custodita proprio dagli agricoltori, ‘sentinelle’ a disposizione della collettività. È essenziale, in tale ottica, accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, che giace da anni in Parlamento e che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia, consentendo ancora una volta al nostro Paese di fare da apripista in Europa, come già accaduto per la carne sintetica e l’etichetta d’origine”.