13 Giugno 2024 - 10.05

Elezioni e social media: il fenomeno “Se acabò la fiesta”

Erasmus

La percezione di invecchiare, ognuno di noi ce l’ha giorno dopo giorno.

Ma leggendo certe notizie uno come me si rende conto di essere “veramente vecchio”, nel senso di appartenere ad un altro mondo, che aveva poco a che vedere con quello attuale.

Parlo di politica e di elezioni, visto che è ancora l’argomento del giorno, ed in particolare di candidati.

Cosa volete, nel secolo scorso, quello della tanto vituperata “Prima Repubblica” era ancora “obbligatorio” una specie di “cursus honorum”, cui doveva inevitabilmente sottoporsi chi voleva crescere in politica.

Con qualche rara eccezione, funzionava un po’ in tutti i Partiti, ed era molto semplice.

In pratica per poter diventare Deputato o Senatore (andare a Roma, come si diceva allora), un militante doveva fare tutta la trafila da consigliere comunale, poi assessore, poi Sindaco, poi consigliere provinciale, poi Presidente della Provincia, con un passaggio, che non guastava, anche per il Consiglio Regionale.

Ho parlato di cursus honorum facendo volutamente riferimento a quell’ordine sequenziale degli uffici pubblici che l’aspirante politico dell’antica Roma doveva occupare, e ciò sia durante il periodo repubblicano, sia nei primi due secoli dell’Impero. 

A cosa serviva? 

Sostanzialmente a far acquisire all’uomo politico conoscenze e competenze via via più ampie e complete, in vista di occupare le cariche più prestigiose dello Stato.

Questo sistema di “selezione politica” (era ovvio che quelli che non si dimostravano all’altezza venivano di fatto fermati, se non scartati) subì un primo cedimento con Tangentopoli e la sparizione dei Partiti storici, e poi un vero e proprio tracollo quando irruppe sulla scena politica Beppe Grillo con la sua creatura Movimento 5Stelle, che teorizzò, e poi applicò, il principio dell’ “Uno vale uno”.

Era chiaro che se tutti potevano occupare qualsiasi carica indipendentemente da competenze personali specifiche, il cursus honorum diventava immediatamente “preistoria”. 

Fu una vera rivoluzione, che cambiò i parametri della politica, ma che aveva anche evidenti carenze e controindicazioni, visto che in base alla regola dell’ “Uno vale uno” diventarono Parlamentari e Ministri personaggi “presi dalla strada”, in molti casi palesemente inadatti al ruolo. 

Non c’è alcun dubbio, e non è che non me ne renda conto, che i modi di fare politica sono profondamente cambiati con l’avvento della tecnologia informatica e dei social.

E’ chiaro che “colla e pennello” con cui attaccare i manifesti sono ormai inutili, e oserei dire “fuori dal mondo”, ma proprio per questo, a mio avviso, le cautele dovrebbero essere maggiori.

Forse non lo ricordate, ma in un pezzo di qualche mese fa, parlando dell’affaire Ferragni, e dei suoi milioni di follower, posi il quesito: ma se qualche influencer, approfittando della sua popolarità, decidesse di scendere in politica cosa succederebbe?

Una risposta l’ho trovata nel caso di cui vi parlo oggi.

Ma andiamo con ordine.

Siamo in Spagna, ed il personaggio in questione di chiama Luis Perez Fernandez,  conosciuto come “Alvise”, diventato il fenomeno di queste elezioni europee.

Luis, trentaquattrenne originario di Siviglia, ha studiato Scienze Politiche e Pubblica Amministrazione presso l’Università Nazionale di Educazione a Distanza (UNED) senza laurearsi,  ed ha mosso i primi passi in politica come volontario nel partito dell’ex socialista Rosa Díez, Unión Progreso y Democracia (UPyD).

Nel 2017 si unì al partito Ciudadanos per sostenere la causa di Albert Rivera, finché riuscì poi a ottenere il posto di capo di gabinetto del Gruppo parlamentare arancione nelle Cortes valenciane con Toni Cantó.    Due anni dopo, nel 2019, con la debacle elettorale della formazione alle elezioni generali, iniziò a lavorare in modo indipendente (in proprio si potrebbe dire).

Per farla breve, da allora si è dedicato ai social, conquistando più di 800mila follower, una comunità di persone che lui chiama “scoiattoli”.

All’inizio del 2024 lo “YouTuber” annunciò che si sarebbe candidato alle elezioni europee con un Partito politico chiamato “Alvise”, il nome con cui Luis Perez Fernandez è conosciuto sui social network.   

Tuttavia, la legge elettorale e l’anagrafe dei partiti del Ministero dell’Interno vietano l’uso del nome di una persona pubblica, anche se si tratta dello stesso promotore del Partito, per cui alla fine ha scelto di candidarsi sotto la denominazione “Se acabò la fiesta”  (La festa è finita).

Perez si è quindi presentato davanti a centinaia di persone in una nota discoteca di Madrid per rivolgersi ai suoi elettori e attaccare la situazione in cui secondo lui vive la Spagna: “La Spagna è diventata il festival dei criminali, dei corrotti, dei mercenari, dei pedofili e degli stupratori”.

Si è anche rivolto direttamente al leader del PSOE e Presidente del governo Pedro Sánchez, con queste parole: “Pedro: riscaldati, vieni fuori… è meglio che entri in un baule perché ti mettiamo in prigione”.

Vi starete chiedendo: ma “Se acabò la fiesta” avrà pure un programma pubblicato?

Ma quando mai!  Il sito web del gruppo politico non riporta alcuna misura o iniziativa che intenda attuare.

Sta tutto nelle parole di Luis, nei suoi discorsi, nei suoi messaggi, nei suoi sproloqui, tipo: “Noi, popolo spagnolo, prima mineremo la vostra rappresentanza e poi distruggeremo la partitocrazia complice che saccheggia tutti gli spagnoli”, sono state le parole che Pérez ha dedicato a Irene Montero, Yolanda Diaz e Carles Puigdemont su Instagram.

Per il resto solo titoli: “Lotta alla corruzione, Rinnovamento politico, Voce ferma in Europa, Modifica costituzionale, Sicurezza e sovranità, Giustizia sociale, Deportazione di massa di tutti i clandestini”.

Viste  le premesse, vi starete sicuramente ponendo la domanda: ma chi vuoi che abbia dato retta ad un simile personaggio?

Risposta: 800.763 cittadini, il 4,59%, addirittura più voti di Sumar, di Podemos, di Junts, diventando così la quarta forza politica in 9 Comunidad, fra cui Ceuta e Melilla, l’Andalusia, le Canarie, Murcia, Castiglia-La Mancha, Aragona, Cantabria, Comunità Valenciana.

E alla fine della fiera ha ottenuto tre Eurodeputati!

Vedete, io non giudico il messaggio politico di Perez Fernandez, che comunque a quanto pare non c’è, se non nella sua testa.

Lui è stato sicuramente bravo ad aver sviluppato una strategia di rete e di messaggistica pensata soprattutto per raggiungere un  pubblico giovane o molto disconnesso dalla politica. 

Perez Fernandez infatti, non ha tenuto comizi né interviste, come il resto dei partiti, ma ha optato per  “incontri” con gli elettori  come quelli che fanno gli YouTuber con i loro follower. Lo ha fatto nelle piazze e nelle strade, dove ha distribuito schede elettorali, si è scattato selfie, ed ha arringato i potenziali elettori con il megafono.

No, il punto è un altro!

Come è possibile che un personaggio piuttosto discusso, in cinque mesi, senza nessuna elaborazione programmatica, senza alcuna organizzazione alle spalle, con un Partito dal nome improbabile di “Se acabò la fiesta”, sia riuscito, utilizzando solo i social, ad intercettare i suffragi di oltre ottocentomila spagnoli, disposti a firmargli una cambiale in bianco, e a regalargli 3 seggi a Bruxelles?

Pensando al futuro, immaginando che fenomeni come “Se acabò la fiesta” possano diventare “normali” in tutta Europa, a mio avviso c’è da farci una seria riflessione, e quasi quasi da aver paura.

Ma già, io sono vecchio…….

Erasmus

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