Economia vicentina: solida nonostante le tensione internazionali
La Camera di Commercio di Vicenza ha ospitato ieri mattina l’Osservatorio sull’Economia e il Lavoro, l’iniziativa che con cadenza semestrale vede riuniti i rappresentanti delle categorie economiche e delle parti sociali per un confronto sull’andamento dell’economia provinciale a partire da una serie di dati elaborati dall’Ufficio Studi dell’Ente Camerale berico.
Numeri che ancora una volta confermano la grande solidità e vitalità del tessuto economico locale, ma allo stesso tempo evidenziano anche alcuni importanti cambiamenti avvenuti negli ultimi anni.
Meno imprese, ma più solide
Il tema emerge fin dall’analisi della demografia delle imprese: in provincia di Vicenza le imprese sono diminuite del -5,1% in 10 anni (passando da 83.473 a 79.203), ma il calo si concentra nel periodo 2019/2023 (-4,6%). Parallelamente, il numero delle imprese tende però a irrobustirsi nella classe delle società di capitali (+14,3%), mentre scende la quantità di imprese individuali e di società di persone. E a conferma di questa tendenza, si osserva come sempre più imprenditori preferiscano adottare da subito la forma della società di capitale, che infatti al Registro Imprese è l’unica che a fine 2023 presentava un saldo positivo tra le iscrizioni e le cessazioni non d’ufficio.
Ciò nonostante, il tessuto imprenditoriale berico rimane caratterizzato dalle piccole dimensioni: la quota delle imprese individuali supera la metà del totale delle imprese, mentre le società di capitali pesano per un terzo, e circa il 90% delle imprese con posizione INPS ha meno di 9 dipendenti (proprio queste ultime però presentano una flessione nella serie storica).
Nuove aperture e chiusure e tendenze di mercato
Si osserva inoltre come l’andamento demografico delle imprese sia riconducibile ad alcune tendenze del mercato, in particolare per quanto riguarda la crescita degli acquisti online e del fenomeno degli affitti brevi. Così, i saldi negativi tra iscrizioni e cessazioni nel Registro Imprese incidono maggiormente nel commercio (-9% tra il 2019 e il 2023), nel manifatturiero (-8,8%) e nelle attività di alloggio e ristorazione (-4,6%), ma con una crescita dell’e-commerce (+76,4%), delle attività di riparazione dei macchinari (+14,2%) e degli alloggi vacanza (+21,5%).
Attrattività per gli investitori
Un dato inequivocabilmente positivo riguarda l’attrattività del territorio provinciale: nell’ultimo decennio anche il numero delle unità locali è leggermente calato, ma crescono quelle con sede fuori provincia. In particolare le partecipate estere nel 2023 erano 438, in crescita del +4,5% rispetto al 2020. Questo conferma la volontà di investimento nel mercato vicentino da parte di realtà esterne, in particolare per alcuni settori: commercio (+2.034 unità locali con sede fuori provincia tra il 2013 e il 2023), manifatturiero (+862), attività finanziarie (+459) e attività professionali e tecniche (+427).
Gli indicatori di bilancio confermano la solidità del sistema
A confermare la solidità del sistema imprenditoriale locale sono anche i bilanci delle società di capitali vicentine. Queste imprese pesano per circa 1/3 del totale e hanno depositato al Registro Imprese quasi 20 mila bilanci nel 2022. Le società in utile (ROE>=0) superano il 94%, con un range che va dal 98,7% della Sanità all’83,3% delle Attività Finanziarie e Assicurative. Nel complesso, rispetto all’esercizio 2019 i principali indicatori segnano un aumento, che va dal +15% dei costi del personale al +62% delle materie prime. In particolare, il valore aggiunto sale di 4 miliardi e il valore della produzione di 22. Gli aumenti meno consistenti in valore assoluto si registrano invece nelle imposte (+476 milioni) e nei costi del personale (+1 miliardo e 200 milioni).
Approfondendo l’analisi per settore di appartenenza, si osserva come tutti gli indicatori delle costruzioni, delle attività scientifiche e tecniche e del manifatturiero siano in crescita sul 2019; nel manifatturiero il margine è però intaccato dal costo delle materie prime. In generale il costo del personale cresce ma in misura minore. Inoltre alcuni indicatori delle attività finanziarie e assicurative, e dell’agricoltura presentano qualche segno negativo nel confronto tra 2019 e 2022.
Il rapporto con il sistema bancario
Anche il rapporto con il sistema bancario è molto cambiato negli ultimi anni. I comuni vicentini dotati di almeno uno sportello bancario sono 94, valore in costante discesa: infatti gli sportelli bancari sono diminuiti del 42,5% in 12 anni e gli addetti del 40,2% nello stesso periodo. Più in dettaglio, sono 379 gli sportelli attivi in provincia (erano 659 nel 2011 e 393 nel 2022), mentre gli addetti sono meno di 3 mila, erano più di 5 mila dieci anni fa.
Inoltre i depositi presso gli sportelli vicentini superano gli impieghi (30,7 mld contro 23,4 mld di euro), segno che c’è ancora molta liquidità e le imprese hanno mezzi diversi di finanziarsi.
A proposito dei prestiti bancari alle imprese, si rileva come dopo le azioni governative per fronteggiare la carenza di liquidità nel momento del Covid, la tendenza sia quella di una costante riduzione. Se da una parte questo significa che le imprese hanno certamente altri canali di finanziamento, dall’altra va sottolineato che la riduzione è sostanziale soprattutto per le imprese di piccola dimensione (-23,9% per le imprese sotto i 20 dipendenti contro -6% per le altre imprese nel periodo 2016-2023).
Mercato del lavoro
Cambiamenti significativi emergono anche osservando l’andamento del mercato del lavoro, che in generale evidenzia una tendenza positiva: il tasso di disoccupazione totale berico è infatti meno di metà di quello nazionale ed è inoltre sceso dal 4,8 del 2019 all’attuale 3,6. Anche il dato italiano è positivo, con un passaggio da 10,1 a 7,8, e con un calo per entrambi i generi.
Rimane tuttavia significativo il divario fra il dato femminile e quello maschile, con un incremento durante la pandemia particolarmente accentuato a Vicenza (nel 2020 il gap uomini/donne tocca il 3,6 contro l’1,8 italiano), probabilmente dovuto anche alla maggior occupazione rispetto al resto d’Italia e una componente femminile occupata maggiormente nei servizi a livello nazionale.
Il numero di addetti nelle imprese della provincia è arrivato a 354.932 a fine 2023, il che significa 16.793 addetti in più rispetto al 2019 (+5%). A questo riguardo, è interessante osservare come il numero di addetti sia cresciuto anche in settori nei quali sono diminuite le imprese e le unità locali.
Inoltre, in valore assoluto, spiccano gli aumenti nel manifatturiero, nelle costruzioni, nei servizi alle imprese e nella logistica. Anche il commercio presenta una crescita del numero di addetti (+2,3%).
Hanno ridotto il personale invece le attività finanziarie e le altre attività di servizi.
Infine, tra il 2019 e il 2023 si osserva anche una diminuzione degli addetti indipendenti e una contestuale crescita dei dipendenti: -3.840 indipendenti e un contestuale incremento di 20.633 lavoratori dipendenti, questi ultimi concentrati soprattutto nelle imprese tra i 10 e i 50 addetti.