25 Giugno 2024 - 8.54

Vannacci e Salis: due facce della stessa medaglia

Vi siete accorti che il mondo ormai gira così vorticosamente che le elezioni europee, che avevano monopolizzato la politica per mesi e mesi, sembrano già una cosa lontana?

In realtà sono trascorsi solo una quindicina di giorni, e non credo sia il caso di cancellare con un colpo di spugna alcuni passaggi, che comunque a mio avviso hanno molto da dirci sullo stato in cui versa la nostra politica.

Vi sarete resi conto che finora ho evitato di parlare di due neo europarlamentari, quelli che hanno suscitato più clamore, quelli che più hanno diviso l’opinione pubblica,  quelli di cui mi riprometto di seguire con attenzione l’attività futura, per capire se le loro candidature sono state puramente manovre elettorali acchiappa-consensi, o se invece rappresenteranno un valore aggiunto per le forze politiche di appartenenza.

Sono certo che a questo punto avrete capito che mi riferisco a Ilaria Salis ed al generale Roberto Vannacci (in quest’ordine solo per una questione di buona educazione).

Innanzi tutto va sottolineato che a mio avviso sono state entrambe candidature nettamente identitarie, fortemente divisive, e proprio per questo spendibili nel “tutti contro tutti” delle Europee.

Vannacci, imposto da Matteo Salvini nonostante i distinguo, i mugugni e le proteste del corpaccione della Lega, per il Capitano rappresentava l’ultima spiaggia per cercare di restare davanti a Forza Italia, anche a costo di spostare, com’è ormai nei fatti, le posizioni del Partito verso la destra estrema. 

La Salis ha rappresentato la “carta vincente” per il duo Fratoianni-Bonelli, che hanno superato la fatidica soglia di sbarramento del 4%, raggiungendo una percentuale insperata, presentando la Salis come un emblema della minaccia che molti a gauche individuano nella destra di governo, percepita come una forma di “neo-fascismo”.

Se ci pensate bene siamo nell’ambito di una logica dicotomica, quella di un Vannacci visto come esponente del politicamente corretto (vedi il suo libro Il Mondo all’Incontrario), e di una Salis presentata come un emblema della lotta alle forze neo naziste che allignano in Europa (ricordo che venne arrestata a Budapest, dove si era recata per protestare contro “Il giorno dell’onore”, ilpiù grande raduno dell’estrema destra europea).

Ma perché Salvini e il duo Fratoianni-Bonelli hanno avuto bisogno di questi due personaggi, che nel bene o nel male hanno finito per fagocitare durante la campagna elettorale le posizioni dei Partiti di riferimento?

A mio avviso perché sia la Lega che Avs avevano lo stesso problema; quello della personalizzazione della competizione imposta dalle candidature di Giorgia Meloni detta Giorgia e di Elly Schlein detta Elly.

E poiché sia il Capitano che gli altri due Segretari hanno probabilmente valutato che candidandosi avrebbero corso il rischio di “fare un bagno” a livello personale, e peggio ancora al proprio Partito, hanno trovato la panacea al problema, utilizzando sempre il metodo della personalizzazione, però esponendo le facce di Vannacci e della Salis.

Indubbiamente su quest’ultima ha giocato molto il suo stato di detenuta nelle carceri ungheresi, che opportunamente (e legittimamente eh!) sfruttato con una campagna elettorale mirata sugli ambienti dei centri sociali e del mondo dell’estremismo di sinistra e anarchico, ha portato ai seggi questa parte di elettorato solitamente refrattaria ad andare a votare.

Tornando a bomba, la grande intuizione di Salvini e di Fratoianni-Bonelli è stata quella di indurre le persone a parlare delle europee tramite loro, Salis e Vannacci, imponendo una visione dell’Europa che non esiste nella realtà: sia quella del vannaccismo, sia quella dell’antinazismo della Salis.

Usando un’immagine talvolta abusata, a mio modesto avviso Vannacci e Salis sono esattamente “le due facce di una stessa medaglia”, le facce di due neo eletti che hanno supplito a Segreterie deboli sul piano dell’immagine (Avs dopo il caso Sumahoro), o in netto appannamento come quella di Salvini. 

Sono stati candidati che hanno in un certo senso riempito, con le polemiche suscitate, le carenze di contenuti che accomuna ormai tutti i Partiti italiani.

E, machiavellicamente parlando, se il fine era quello di ottenere consensi, indubbiamente Vannacci e Salis ci sono riusciti meglio dei rispettivi leader. 

Tutti questi ragionamenti portano comunque a porsi una domanda.

Perché i Partiti in generale preferiscono le scorciatoie dei personaggi divisivi, piuttosto che puntare sul background di studi, esperienze, competenze, necessario per avere un minimo di autorevolezza e credibilità nelle Istituzioni europee? 

Ma ci rendiamo conto che spulciando qua e là ho capito che i Segretari hanno difficoltà ad assegnare i ruoli agli eletti perché la più parte non conosce neppure l’inglese!

Quello che i nostri Capi Partito ed i nostri Demostene in generale non vogliono farsi entrare nella testa  è che certi mestieri non si improvvisano,  che i voti ottenuti non possono essere sempre un lasciapassare, che l’arte nobile della Politica e dei Partiti “seri” dovrebbe essere quella di costruire o reclutare una classe dirigente in grado di interloquire sui vari temi della pubblica amministrazione, dell’economia, della contabilità dello Stato, della giurisdizione europea, del mercato dei capitali, del diritto del lavoro, della sanità, e di tutto quello di cui un Eurodeputato si trova inevitabilmente a discutere.

Ecco perché seguirò con interesse, per quanto possibile, cosa faranno Vannacci e la Salis a Bruxelles, oltre che intascare un bel ventimila al mese.

Dai curricula si capisce che Vannacci alcuni problemi di comunicazione non dovrebbe averli.

Il generale infatti oltre ad avere tre lauree e due master, conosce sette lingue, vanta esperienze di ogni tipo a livello militare, nei territori più difficili al mondo, con incarichi delicati e di piena responsabilità.

La Salis invece ha un curriculum meno eclatante: una Laurea Magistrale in Filologia, Letterature e Storia dell’Antichità, esperienze da maestra elementare in scuole ad utenza multietnica, e dal 2021 come docente di Lettere nei Licei in qualità di supplente in attesa di concorso.

A mio parere, ma ovviamente ciò vale solo per me, non trovo eccezionale la partenza dell’eurodeputata, che in un post sui social ha scritto: “Sono stata una militante del movimento di lotta per la casa che negli anni ha dato battaglia sul tema del diritto all’abitare, a Milano e in tutta Italia”: post nel quale  tratta il tema della casa e delle occupazioni abusive, rivendicando “con grande orgoglio di aver fatto parte di questo movimento e di continuare a sostenerlo!”

I suoi mentori, Fratoianni in testa, si sono affrettati a sostenerla, affermando di condividere le sue battaglie, occupazioni comprese, senza valutare, aggiungo, che tale “copertura” costituisce a mio avviso una sorta di esortazione a delinquere.  

Hanno ragione dal loro punto di vista, perché trasformando la Salis in un’icona da idolatrare, sono riusciti a recuperare le frange più estreme dalla gauche (se 176mila preferenze via sembrano poche!), quelle per cui “la proprietà privata sarebbe un furto”.

Può essere che scopriremo vivendo che Ilaria Salis è una risorsa della Repubblica in quel di Bruxelles, ma al momento, di fronte a questo suo “biglietto da visita”, mi limito ad osservare che per un Rappresentante del popolo italiano  presentarsi sostenendo comportamenti che per la legge  sono reati, non è proprio il massimo.

Anche perché, immagino, idee del genere sarebbero, diciamo così, non ben accolte dai suoi colleghi dell’Europarlamento. 

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