Giorgia Meloni deve fare le pulizie all’interno di Fratelli d’Italia
Umberto Baldo
Una persona a me molto cara, purtroppo prematuramente scomparsa da tempo, quando voleva sottolineare che a suo avviso una persona aveva tendenze fasciste, scherzosamente mi diceva: “Vedi Umberto, quello ha ancora la camicia nera ben stirata nel comò, assieme al fez, e magari anche la giacca di orbace in armadio”.
Non so se ci sia ancora qualcuno che conserva gelosamente camicia nera o altri orpelli del “ventennio”, ma alla luce delle due puntate dell’inchiesta di Fanpage.it su “Gioventù nazionale”, fra frasi razziste e antisemite e cori inneggianti al Duce e a Hitler, mi sembra che il problema della “nostalgia” non sia ancora superato.
E pone sicuramente la dirigenza di Fratelli d’Italia, e la Premier in prima persona, di fronte ad un grande imbarazzo.
E poi vedete, quei pochi minuti del servizio, per le televisioni mondiali e per le Cancellerie, sono la più ghiotta delle occasioni per rafforzare le convinzioni che quei canti, quei “Sieg heil” non sono manifestazioni marginali di giovani fuori controllo, e che di conseguenza Fratelli d’Italia resta comunque un partito neo-fascista.
Con ciò vanificando anni e anni di lavoro di Giorgia Meloni per accreditare l’immagine di una leader del fronte conservatore europeo.
Guardate, da liberale non mi impicco alla richiesta, comunque pertinente, di pretendere dalla Meloni un’abiura di quelle tipiche dell’epoca della Santa Inquisizione.
E sapete perché?
Perché nella nostra Repubblica di Pulcinella sia a destra che a sinistra non c’è mai stato, come ad esempio in Germania, un netto “strappo” con il passato comunista e fascista.
Nessuno si sarebbe mai sognato di chiedere a Giorgio Napolitano di dichiararsi anti comunista prima di accedere al Quirinale. Come nessuno lo aveva mai chiesto a Pietro Ingrao prima di nominarlo Presidente della Camera, e nonostante che Ingrao ai tempi dell’invasione dell’Ungheria si fosse schierato, come buona parte degli esponenti del Pci, con l’Unione Sovietica.
Nessuno ha mai chiesto agli ex comunisti l’ “abiura” del passato.
Quindi il problema vero non è un “autodafé” di Giorgia Meloni, ma la necessità, se vuole essere accettata a pieno titolo nella comunità internazionale delle democrazie occidentali, di staccarsi da quella cultura “antagonista” e “nostalgica” nella quale è nata e cresciuta, quella dei circoli del Movimento Sociale Italiano per capirci.
In altre parole superare la sindrome della “ridotta” di destra nella quale ha sempre vissuto, per entrare fino in fondo nel nuovo ruolo che si trova ad occupare.
Guardate che non è cosa da poco per lei, anzi!
Si tratta di abbandonare il settarismo di tipo nazional-populista, per approdare ai valori di una destra conservatrice non ossessionata dalla logica del “capo”.
In altre parole Giorgia Meloni deve realizzare che ormai è alla guida di un Paese europeo importante, e di una Forza politica che naviga intorno al 30%,
Ed i suoi elettori sono per la stragrande maggioranza conservatori, non nostalgici del fascismo che si radunano per salutarsi romanamente al grido di “Sieg Heil” o “Duce, duce, duce”, e se non condanna certi eccessi dei suoi “giovani”, se serve buttandoli fuori dal Partito, rischia veramente di lasciare scoperto il fianco moderato, a vantaggio di Forza Italia ad esempio.
E deve anche capire che, in politica, non si può sempre fare da soli, con la sorella Arianna, il cognato Lollobrigida, ed un gruppo di collaboratori che vengono tutti dal suo passato, e che non hanno voglia di aprirsi, per non mettere in discussione il proprio potere, fra l’altro di recente acquisizione dopo decenni di digiuno.
Dopo qualche giorno di silenzio, oserei dire di assordante silenzio, il “Regà, e mo’ basta!” della Premier è finalmente arrivato, probabilmente indotto dalla deriva “anti ebraica” che stava prendendo la vicenda, con il diretto coinvolgimento della Senatrice di FdI Ester Mieli, sbeffeggiata nel video di Fan Page per il suo essere ebrea (“Gli ebrei campano di rendita sull’Olocausto. Sono troppi, io la disprezzo come razza, perché oggettivamente è una razza. C’è la razza ariana, c’è la razza ebraica, c’è la razza nera”, si sente dire).
E così dal Consiglio Europeo di Bruxelles Giorgia Meloni, dopo aver spiegato che: “Come ho già detto altre volte e ribadisco, penso che chi ha sentimenti razzisti, antisemiti e nostalgici, abbia sbagliato la propria casa”, ha aggiunto che “vicende ed atteggiamenti del genere non fanno altro che servire un assist alle opposizioni, sempre pronte a fare le analisi del sangue”. Per concludere: “Penso che queste persone, che non hanno capito dove si trovano, siano le migliori alleate di chi ci vuole male”.
Anche se, pur nella sua condanna dei comportamenti dei giovani militanti, Giorgia Meloni a mio avviso ha un po’ “stonato”, quando ha criticato il metodo di inchiesta usato da Fanpage, quello di infiltrarsi in incognito negli ambienti della destra giovanile di FdI.
Per carità, capisco che disturbi vedere spiattellato pubblicamente quello che non si vorrebbe, costringendoti a prendere provvedimenti che forse ti dispiace assumere, ma è il solito problema del “dito e della luna”.
Ed in questo caso non ha alcun senso guardare al “dito” Fanpage, che da sito giornalistico ha fatto il mestiere che fanno tutti i giornalisti del mondo (almeno quelli del mondo libero), piuttosto che non la “luna” delle derive autoritarie e fasciste all’interno del proprio movimento giovanile.
Perché, me lo consenta la nostra Premier, a voler essere sinceri il pericolo del condizionamento della democrazia non deriva da un’inchiesta giornalistica, bensì dall’avere dei fascisti militanti nel proprio partito.
E quello scoperchiato da Fanpage non è stato l’unico.
Ricordo il caso di Marcello de Angelis, ex deputato Pdl, portavoce del Presidente della Regione Lazio, costretto a dimettersi dopo uno stillicidio mediatico, prima per dichiarazioni con cui negava la matrice neofascista della strage di Bologna, poi per il riemergere della sua appartenenza a “Terza posizione”, e persino come autore di canzoni antisemite.
Ma analogamente è stato costretto a farsi da parte Paolo Signorelli, portavoce del Ministro Francesco Lollobrigida, dopo la pubblicazione delle sue chat private con il capo ultrà e narcotrafficante “Diabolik”, in cui si lasciava andare a frasi antisemite ed elogi al Duce.
Si può continuare a dire a questo punto che si tratta sempre di casi isolati, di un pugno di militanti di nessun peso politico, o forse vale la pena di prendere il toro per le corna, ed affrontare una volta per tutte la questione?
Magari mettendoci le mani anche sul tipo di formazione politica che ricevono questi ragazzi nelle sezioni del partito.
E su questo argomento c’è poco da girarci attorno; la distanza della destra di Governo, di Fratelli d’Italia, dal neofascismo, è un problema che può e deve essere risolto solo da Giorgia Meloni, tracciando un solco netto ed invalicabile.
Non è più sufficiente dire che tutto è stato fatto a suo tempo a Fiuggi, visto che periodicamente il problema riaffiora, offrendo il fianco di FdI agli attacchi delle sinistre (che a mio avviso sul tema dell’antisemitismo negli ultimi tempi non possono certo ergersi a giudici, anzi), ed intaccando la credibilità caparbiamente ricercata a livello internazionale.
Giorgia Meloni a questo punto deve scegliere; tra il continuare a coprire in qualche modo queste “nostalgie”, oppure il fare pulizia una volta per tutte.
Sapendo che se non le farà lei, saranno gli avversari ad imporle i tempi di quelle pulizie, con il corollario che all’estero sarà sempre percepita come il capo di un Partito neo-fascista.
Umberto Baldo