Nuovi comfort e cambiamento climatico: temi di progetto disciplinari per Villa Godi Malinverni
Il 4, 5 e 6 luglio 2024 i giardini di Villa Godi Malinverni a Lugo di Vicenza hanno ospitato un workshop in giardino dal titolo “Nuovi comfort e cambiamento climatico: temi di progetto disciplinari per Villa Godi Malinverni”, condotto dal Dipartimento di Culture di Progetto dell’Università IUAV di Venezia.
Il workshop si è inserito nell’ambito del restauro del giardino storico di Villa Godi Malinverni, voluto dal proprietario Christian Malinverni e coordinato dall’architetto Nazzareno Leonardi, progettista e direttore dei lavori, attraverso i fondi ottenuti dal PNRR, dal Ministero della Cultura, da Next Generation EU e dal Bando Parchi e Giardini.
L’idea è nata da una convenzione tra Palladium S.a.s. di Christian Malinverni e l’Università IUAV di Venezia con l’obiettivo di avviare un’esplorazione progettuale su alcuni scenari che, in un contesto di cambiamento climatico, richiedono un ripensamento nella gestione e nella cura degli spazi pertinenziali di Villa Godi Malinverni, dei giardini e del parco stesso, l’unico a firma di Andrea Palladio fra tutte le ville palladiane venete.
L’occasione è servita ad aprire una riflessione progettuale e interdisciplinare tesa a concepire il grande parco della villa, costituito da un giardino storico, le pertinenze boschive e agricole, come parti integranti di un paesaggio patrimoniale e urbano che, nella prospettiva del cambiamento climatico, dovranno necessariamente essere ripensati, non solo nell’ottica di una autosufficienza idraulica, ma anche in termini di servizi eco-sistemici e di comunicazione territoriale.
Nel dettaglio, il giorno 4 luglio è stato dedicato al tema della Conoscenza e ha previsto una visita della villa e degli spazi aperti di pertinenza, oltre all’identificazione delle progettualità in atto.
Il 5 luglio il tema è stato quello della Produzione e ha dato l’avvio al lavoro in gruppi tematici per la costruzione di una vision.
Infine, sabato 6 luglio è stato dedicato alla tavola rotonda di confronto dei risultati.
Il workshop è stato coordinato dal professor Luca Velo, responsabile scientifico dell’Università IUAV di Venezia, dall’architetto Nazzareno Leonardi, direttore dei lavori, dall’architetto Edoardo Alberti, ricercatore dell’Università IUAV di Venezia, dall’architetto Lorenza Gasparella, PhD in Progettazione e Gestione dell’ambiente e del paesaggio dell’Università La Sapienza di Roma, dall’architetto Nicola Russolo, dottorando in Sustainable Development and Climate Change dell’Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia, dall’architetto Michele Tobia, dottorando nell’ambito della ricerca internazionale di architettura Villard d’Honnecourt. Non è mancata la partecipazione dell’architetto Fernando Lua Silva dell’Agence Ter Parigi – ACPA Barcellona. Alla tavola rotonda ha partecipato anche CZStudio Associati di Venezia, studio di architettura specializzato nella riqualificazione di parchi e di aree verdi pubbliche con particolare attenzione all’acqua nell’ambito di una progettazione del territorio in un’ottica sempre più innovativa e sostenibile.
Svolgimento del workshop
Il workshop si è sviluppato nel corso di una giornata e mezza.
Nel pomeriggio di giovedì 4 luglio gli studenti hanno scoperto la villa, il progetto di restauro e come questo sia collegato alla resilienza rispetto al cambiamento climatico e alla biodiversità.
Con gli interventi del dott. Michele Ferretto, i ragazzi sono partiti dal museo paleontologico “Pierluigi Malinverni”, che ospita la palma fossile più lunga d’Europa, capendo come i musei paleontologici possano essere oggi una risorsa nell’analisi dei cambiamenti climatici in atto.
Successivamente il dott. Arch. Nazzareno Leonardi ha raccontato la storia della villa e del suo parco e il progetto di restauro “I giardini del Palladio”. L’ultimo intervento della giornata è stato quello del prof. Luca Velo che ha introdotto i temi della giornata di lavoro successiva.
Venerdì 5 luglio gli studenti sono stati divisi in tre gruppi di lavoro, ognuno dei quali ha lavorato su altrettanti temi: con il dott. Arch. Fernando Lua Silva (di AgenceTer Parigi e ACPA Barcellona) i ragazzi del primo gruppo hanno lavorato sul tema della spazialità, della materialità e del comfort del parco e dei giardini. Con la paesaggista Lorenza Gasparella (PHD a La Sapienza di Roma), i ragazzi del secondo gruppo hanno lavorato sul contesto paesaggistico del parco e sui limiti di questo. L’ultimo gruppo ha lavorato con i dottorandi Michele Russolo (Istituto Universitario di studi superiori di Pisa) e Michele Tobia (Università IUAV) sui temi dei possibili impatti estremi dei cambiamenti climatici sul parco e sulle eventuali azioni da intraprendere a salvaguardia. Il tutto con il coordinamento del prof. Luca Velo.
Risultati del workshop
Attraverso uno studio delle ombre, delle temperature e dei suoni che il parco offre, il primo gruppo di studenti ha posto l’attenzione sulla fruibilità e sulla vivibilità del parco in un’ottica di cambiamento climatico. Gli studenti hanno proposto, anche graficamente, la creazione di percorsi sensoriali e climatici adatti alla scoperta del parco, sia in ottica turistica, sia con l’obiettivo di accrescere la fruizione e il comfort della permanenza nel parco, proponendo il miglioramento degli attuali percorsi e nuovi modi alternativi per attraversarlo.
Il secondo gruppo si è concentrato sulla relazione del parco con l’esterno, analizzando sia la zona d’accesso del parco (Porta Rustica), sia la zona adiacente ad esso che, grazie al progetto di ristrutturazione, è ora in corso di rifunzionalizzazione come frutteto didattico. Gli studenti hanno proposto nuovi modi di valorizzare entrambi questi luoghi, aggiungendo nuovi elementi all’attuale progetto (il frutteto didattico, appunto) e sperimentando scenari che possano raccontare il luogo alle comunità e ai turisti.
L’ultimo gruppo, infine, ha provato ad immaginare due scenari estremi che il cambiamento climatico potrebbe portare: siccità assoluta e piogge torrentizie, prevedendo come il parco potrebbe sopravvivere e come la manutenzione dovrebbe cambiare. Nel primo caso sono state ipotizzate delle cisterne di raccolta delle acque e un sistema di terrazzamenti che permettano la raccolta e l’assorbimento dell’acqua, nel secondo caso si è ipotizzato lo sviluppo di un nuovo paesaggio, con l’aumento dei bacini di raccolta e una manutenzione dedicata a una nuove serie di piante adatte a zone paludose.
Risultati della ricerca
A seguito del recente restauro, ad opera dell’arch. Nazzareno Leonardi, dell’ex limonaia e degli spazi del giardino di Villa Godi Malinverni, alcune nuove possibili definizioni degli ambienti sono state identificate attraverso una serie di operazioni che hanno posto al centro l’acqua, risorsa preziosa, spesso sottoposta a condizioni di eccesso o di scarsità.
Da un lato, attraverso un research by design, i giardini di villa Godi Malinverni hanno rivelato alcune potenzialità nel riuscire a “trattenere” l’acqua, in un’ottica di autosufficienza e in continuità con le operazioni di recupero e manutenzione degli spazi.
Dall’altro, grazie alla partecipazione di 35 studenti dell’Università Iuav di Venezia, coinvolti dal 4 al 6 luglio in un workshop progettuale che ha visto impegnati architetti e paesaggisti di fama nazionale ed internazionale (Fernando Lua Silva, Lorenza Gasparella, Nicola Russolo, Michele Tobia e Edoardo Alberti), sono stati raccolti alcuni esiti, i più interessanti dei quali sono stati presentati e discussi in occasione della conferenza pubblica che ha avuto luogo sabato 6 luglio negli spazi di Villa Godi Malinverni.
L’occasione nel suo complesso ha inteso esplorare concetti cruciali come il tema del cambiamento climatico a partire dalla precisa volontà di trattenere l’acqua in situ, sia per uso irriguo, sia per la ricarica della falda, intercettando infine temi solo apparentemente secondari, come il comfort dello spazio aperto per la sosta e l’accessibilità attiva alla villa, le relazioni con le centralità urbane, le trame ecologiche su scala territoriale, ma anche i ruoli delle istituzioni culturali locali, come ad esempio la rete dei musei paleontologici del vicentino. Ne è emerso un quadro inevitabilmente complesso, ma ricco di potenzialità che rendono la “cultura di villa” viva e, nella sua bellezza patrimoniale, un luogo centrale per le sfide del futuro.