VENETO – Prodotti per l’agricoltura contraffatti: nei guai tre imprenditori
I Finanzieri del Comando Provinciale di Verona e i Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Padova hanno eseguito un provvedimento di applicazione delle misure interdittive nei confronti di tre imprenditori e di una società attivi nel settore del commercio di prodotti per l’agricoltura, nonché un provvedimento di sequestro preventivo di circa € 180.000 su disponibilità finanziarie e beni, emessi dal G.I.P. del Tribunale di Verona su richiesta della Procura della Repubblica di Verona.
L’attività di indagine ha permesso di disvelare uno schema fraudolento mediante il quale gli indagati, anche attraverso società di diritto estero a loro riconducibili, introducevano nel territorio dello Stato prodotti fitosanitari contraffatti, beneficiando della competitività del prezzo praticato.
In particolare, venivano realizzati fitofarmaci a cui era apposto illecitamente il marchio di note case produttrici (ignare della frode in commercio). I prodotti, anche di importazione cinese, venivano introdotti in Europa mediante falsificazione della documentazione accompagnatoria, nonché successive cessioni tra società, tutte riconducibili agli stessi indagati.
I prodotti così rivenduti risultavano difformi rispetto a quanto indicato sulle etichette.
Le approfondite indagini tecniche hanno permesso di constatare che la direzione delle società, sia italiane che estere, avveniva dal territorio nazionale, fornendo utili elementi probatori all’Autorità Giudiziaria italiana e alle omologhe autorità estere, anch’esse attive nei confronti di soggetti operanti nei territori di rispettiva competenza.
La proiezione transnazionale delle società oggetto di indagine ha reso necessario adeguare gli strumenti operativi messi in campo. Significativa in questa fase è stata la sinergia operativa instauratasi con le Autorità estere, che ha permesso un rapido ed efficace scambio informativo, utile allo sviluppo delle indagini e alla ricostruzione dell’intero schema criminoso.
Nel meccanismo delineato, fondamentale è stato il ruolo degli imprenditori indagati, che potevano introdurre i prodotti contraffatti mediante una rete societaria da loro stessi costituita, anche attraverso la compiacenza di tipografie per la stampa delle etichette da apporre sui prodotti e di prestanomi a cui affidare, solo formalmente, la gestione delle società.