5 Agosto 2024 - 9.33

Turismo alternativo: Trasmoz, l’unico paese scomunicato e maledetto di tutta la Spagna

Umberto Baldo

Fra una giornata calda, ed un’altra torrida, siamo quasi in dirittura d’arrivo per la settimana clou dell’estate che, per antica tradizione, per gli italiani è quella di Ferragosto.

Poiché immagino  siate stanchi di una maggioranza secondo cui “tout va très bien”, ed un’opposizione secondo cui invece viviamo in uno stato di pre-dittatura, ho pensato di disinteressarmi per qualche giorno dalle “bassezze” di questa politica, per parlare d’altro.

E visto che siamo in pieno periodo feriale, tempo di mare, monti, e viaggi, spero vi faccia piacere se vi darò qualche indicazione circa luoghi che sono solitamente al di fuori dagli itinerari dei grandi Tour operators, ma che secondo me, se capita, vale la pena di visitare.

Lascio ovviamente fuori da questi miei “consigli” le mete italiche, perché voglio ben sparare che le bellezze della nostra terra vi siano note, e soprattutto non abbiano bisogno di alcuna segnalazione particolare.

Sapete che negli ultimi anni ho avuto il privilegio di poter visitare a tappeto praticamente tutta la penisola iberica, per cui mi concentrerò su luoghi che non siano le solite Barcellona, Madrid, Siviglia, Granada, Cordova ecc., dove si concentra la grande massa dei turisti, e dove la pressione dell’overtourism comincia ad irritare la popolazione residente.

Come avrete capito, i luoghi di cui vi parlerò difficilmente possono rappresentare la meta principale di una visita in Spagna, ma se uno si dovesse trovare nelle vicinanze, sarebbe stupido non farci una capatina.

Oggi parto da un paesino che quasi sicuramente, dopo averlo letto in questo mio pezzo, non sentirete più nominare per tutta la vita.

Si chiama Trasmoz, e si trova a circa 80 chilometri da Saragozza, situato sulle pendici della Sierra del Moncayo, a 765 metri sul livello del mare, abitato, pensate un po’, da 88 abitanti.

Avvicinandosi a Trasmoz, la prima cosa che si vede da lontano è il profilo di un castello mezzo in rovina.    Sono le vestigia di una fortezza costruita nel Medioevo; nello specifico, quel castello risalirebbe al XIII secolo, quando il signore di Trasmoz godeva di una certa indipendenza, e non pagava tributi nemmeno al vicino ed importante Monastero di Veruela.

Vi starete sicuramente chiedendo; ma a parte queste rovine medioevali, cos’ha questo minuscolo borgo sperduto nelle faggete della Sierra del  Moncayo per meritare di essere segnalato?

VI rispondo subito: si tratta dell’unico Paese tecnicamente scomunicato e maledetto di tutta la Spagna.

State ridendo?   Vi sembra quanto meno anacronistico parlare di scomuniche nel XXI secolo?

In parte avete sicuramente ragione, ma ciò non toglie l’alone di mistero, la fama di città maledetta, che ancora avvolge Trasmoz.

Ma cerchiamo di capirne qualcosa di più. 

Bisogna tornare al 1255, alle controversie che contrapposero da una parte Andrés de Tudela, abate del Monastero di Veruela, e dall’altra gli abitanti di Trasmoz, riguardo alla fornitura di legname da ardere dal Monte de la Mata.

Secondo altre versioni, gli abitanti di Trasmoz avrebbero approfittato delle miniere di metalli circostanti per coniare monete, eaffinché nessuno interferisse in questi  affari fraudolenti, cercarono di allontanare i visitatori indesiderati diffondendo la voce che questo fosse un luogo dove stregoni e streghe si incontravano per lanciare incantesimi e maledizioni. Una voce che sarebbe arrivata alle orecchie dei monaci del monastero, che ovviamente non si sarebbero divertiti.

Per un motivo o per l’altro, l’abate di Veruela non era affatto contento di avere un Paesino che non si sottometteva ai propri ordini, né soprattutto apportava risorse al monastero. 

Di conseguenza convinse allora il vescovo di Taranzona  a scagliare la scomunica, e ci riuscì.

Coma importava la scomunica? 

Non molto in realtà.  I paesani di Trasmoz semplicemente non potevano confessarsi o ricevere i santi sacramenti. 

E tenendo conto che in quegli anni nella popolazione c’erano cristiani, ma anche musulmani ed ebrei, la verità è che la scomunica non cambiò molto le loro vite. 

Continuarono così con i loro lavori, e con la loro vantata indipendenza da Veruela.

Le controversie con il monastero, infatti, continuarono per secoli, poiché i signori che abitavano nel castello di Trasmoz non rinunciarono mai alla loro libertà d’azione, all’esenzione dai pagamenti ed ai diritti sulla terra, sui pascoli, sulla legna o sull’acqua. Tanto che i diritti sull’acqua di un canale d’irrigazione furono la causa di un nuovo conflitto con i loro vicini ecclesiastici.

Correva allora l’anno 1511 e l’abate di Veruela intendeva togliere l’ acqua agli abitanti di Trasmoz . Per questo motivo il castellano si rivolse alle autorità competenti, e queste gli diedero ragione. 

L’ira del monaco dovette essere di quelle che fanno tempo, poiché cronache o leggende raccontano che nel cuore della notte e fuori di sé, il superiore della comunità si recò in una cappella per coprire di nero un crocifisso, e poi intonò il salmo biblico 108 in cui Dio maledice i suoi nemici . 

Cioè,maledisse Trasmoz , suonando le campane affinché tutti lo sapessero (fra l’altro con l’esplicito permesso di Papa Giulio II).

Pertanto, questa cittadina alle pendici del Moncayo fu non solo scomunicata, ma anche maledetta (in spagnolo pueblo excomulgado y maldido) 

E fatto sta che, poco dopo, il castello di cui oggi vediamo le rovine venne consumato dalle fiamme, e finì abbandonato per molto tempo.

Starete pensando: e allora? sai quanto storie simili di comunità scomunicate ci sono state nei secoli del Medioevo?

Avete sicuramente ragione; se non che a renderequesta vicendaun unicum sta il fatto che la scomunica è tecnicamente ancora vigente, e l’unica persona che ha il potere di revocare l’anatema è il Papa di Roma. 

Ma finora dal Vaticano nessun Pontefice si è mai mosso.

La verità è che agli abitanti di Trasmoz questa fama di città maledetta va benissimo.

Va benissimo questa immagine di luogo di congreghe e incontri di stregoneria, che è diventata un po’ l’emblema del borgo.

E la stregoneria, il mistero, i sabba, e quant’altro, sono stati trasformati dai residenti in un vero e proprio business, enon sorprende quindi che migliaia di stranieri si rechino ogni anno in questo angolo di Spagna, e visitino il suo museo dedicato alla stregoneria e alle superstizioni, attratti dall’occultismo e dalle leggende nere.

Quindi alla fine si tratta di affari, tanto è vero che il Sindaco spiega che “a  Trasmoz la domenica normalmente si celebra la messa”.

Resta il fatto che la scomunica e la maledizione restano questioni di diritto canonico che solo il Papa ha il potere di risolvere. 

Ma a Trasmoz non vogliono che ciò accada. Preferiscono mantenere la maledizione perché ci dà più benefici che perdite”.

E, aggiungo io, turismo ed esclusività.

Per concludere, se siete appassionati di occultismo e stregoneria non occorre  che vi inviti ad recarvi a Trasmoz.

Ma se siete dalle parti di Saragozza, tra l’altro città splendida da visitare, sicuramente un paio d’ore all’unico Paese scomunicato e maledetto della Spagna vale la pena di dedicarle.

Umberto Baldo

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