3 Settembre 2024 - 9.59

L’onda nera che ha travolto la Germania. Nulla sarà come prima!

Tutte le elezioni sono interessanti ed importanti per capire i trend, le tendenze dei vari elettorati.

A maggior ragione nella nostra Europa dove, dato il livello in integrazione sia culturale che politica, ciò che avviene in uno Stato inevitabilmente può innescare reazioni anche in altre realtà nazionali.

Certo non tutte le elezioni hanno la stessa valenza, e solo per fare un esempio un passaggio elettorale in Estonia (senza nulla togliere agli amici estoni) non ha sicuramente lo stesso peso di elezioni in Francia o in  Germania, e anche nella stessa Italia. 

Domenica si è votato in due Lander tedeschi, la Turingia e la Sassonia, due territori che facevano parte integrante della ex DDR, la Germania Comunista.

Fare il riassunto dei risultati è piuttosto semplice, basta un titolo: “Alternative fur Deutschland (AfD) in Turingia è il primo partito. La sinistra crolla nei due lander dove si è votato con scarsi risultati per i tre partiti della “coalizione semaforo” composta da Socialdemocratici, Verdi e Liberali. In Sassonia è testa a testa fra Cdu e AfD. Ottimo il risultato d’esordio del BSW  di Sahra Wagenknecht”.

Dal punto di vista della mera cronaca potrei fermarmi qui, ma la politica non si limita solo ai freddi numeri, anche se restano comunque la base di partenza per ogni tipo di analisi.

Guardiamoli quindi un po’ meglio questi numeri.

L’AfD, Alternative für Deutschland, diventa primo partito in Turingia,dov’è guidata dal politico radicale (chiaramente neo-nazista) Bjorn Hocke, conquistando il 32,8 per cento dei voti. 

Non era mai successo dal dopoguerra che un partito estremista vincesse un’elezione regionale. 

Appena peggio l’AfD in Sassonia, dove finisce seconda con il 30,6 per cento dei voti, superata dalla Cdu (31,9%), il partito cristiano-democratico che fu di Angela Merkel. 

Per la coalizione di Olaf Scholz che governa a Berlino, i cosiddetti partiti del “semaforo”  è stata una vera e propria Waterloo; tutti e tre insieme, raggiungono circa il 10 per cento, ossia un terzo dei consensi dei populisti d’estrema destra di AfD. 

La cosa paradossale, è che per il cancelliere Scholz poteva andare anche peggio. 

I suoi socialdemocratici hanno spuntato un 6% in Turingia ed il 7% in Sassonia, che è comunque più di quanto previsto dai sondaggi. 

Débacle totale  per gli alleati Verdi, che non hanno superato la soglia di sbarramento per entrare nel Parlamento della Turingia, mentre in Sassonia sono arrivati al 5%. 

Addirittura non pervenuti i Liberali, la terza forza del governo, relegati all’1,5 in Turingia, ed all’1 in Sassonia.

All’exploit di Sahra Wagenknecht, arrivata terza in entrambi i Lander, voglio dedicare un approfondimento particolare, per cui di questo primo esempio di  “leadership personale” in Germania, piuttosto anomala, vi parlerò domani.

Nell’immediato le conseguenze del voto di domenica saranno quelle di trovare la quadra per mettere in piedi i due governi regionali di Sassonia e Turingia; in teoria, in Sassonia si potrebbe proseguire come ora: con un’alleanza Cdu, Spd e Verdi. 

Più complicata invece in Turingia, dove l’unica ipotesi di governo è che la Cdu si allei o con AfD (ipotesi già esclusa) o con Spd e BSW di Sahra Wagenknecht.    Quest’ultima si è detta pronta a negoziare con i moderati (“Mai con l’AfD, è etno-nazionalista, questo è lontano dalle mie idee”, ha detto la pasionaria).

Ma sarebbe da folli, o comunque da ingenui, il solo pensare che  il tutto si fermi qui, perché per la Germania questo voto regionale avrà enormi conseguenze. 

Ed io penso culturali, prima ancora che politiche. 

Intanto, la AfD difende tesi impresentabili per la maggioranza dei cittadini tedeschi: no all’immigrazione, no alla società multiculturale, no all’Europa. 

È un partito filorusso e filoputiniano, dove alcuni esponenti minimizzano il passato nazista della Germania, facendo addirittura dei distinguo sull’operato delle “SS”.  Durante la campagna elettorale il leader Bjorn Höcke ha apertamente detto, «noi vogliamo la remigrazione», ossia l’espulsione di massa di cittadini non nati in Germania.

Questi Signori, con queste idee e queste proposte politiche, che hanno fatto arrabbiare persino Marine Le Pen, che ha espulso l’AfD dal proprio Gruppo al Parlamento europeo, hanno raccolto il 30% dei consensi degli elettori che hanno votato domenica.  Se vi sembra cosa da poco!

Possibile che tutto questo non faccia sentire i suoi effetti anche a Berlino?

Ciò potrebbe essere ancora più evidente il prossimo 22 settembre quando si voterà in un altro Lander, il Brandeburgo; infatti  in questa la regione dell’Est al centro della quale si trova la capitale Berlino (che però fa Stato a sé) si potrebbe giocare il futuro del governo Scholz. Qui l’Spd governa dal 1990, subito dopo la riunificazione. 

Qualora anche in questo Lander la Spd dovesse fare un bagno, ed il premier del Brandeburgo degli ultimi 11 anni, Dietmar Woidke, non venisse rieletto, credo si renderebbe impellente ed inevitabile almeno la sostituzione dell’attuale Cancelliere Scholz, poco gradito ai tedeschi, con un  altro socialista, quasi sicuramente il  Ministro della Difesa Boris Pistorius, che invece sembrerebbe più gradito all’elettorato.

Un “cambio al volo” in vista delle elezioni politiche federali del 2025, per evitare un tracollo definitivo. 

Vedremo, ma se a Berlino tutto resterà così ci sarà da divertirsi (tanto per usare un eufemismo eh!”).

E a Bruxelles nessun scossone, visto che la Germania per dimensioni e popolazione è il principale azionista della Ue?

All’Europarlamento è fino ad ora riuscita l’alchimia di escludere dal cerchio di chi governa non solo i sovranisti di Viktor Orbán e Marine Le Pen, ma e anche il neonato gruppo dell’AfD. 

Ma ormai, e queste elezioni di domenica lo confermano, l’accerchiamento intorno agli europeisti è pesante; i gruppi politici di destra sono ben tre, se si considerano anche i Conservatori di Giorgia Meloni. 

E se le forze dell’europeismo tradizionale non vogliono fare i conti con loro, dovranno giocoforza farli con una nuova sinistra, che in Germania prende le forme politiche della proposta di Sarah Wagenknecht, mentre in Francia della “France Insoumise” di Jean-Luc Melenchon, entrambe premiate alle urne. 

Un bel dilemma, non c’è che dire!

Di certo, l’Ue è destinata a non essere più quella che abbiamo conosciuto finora.

Perché, comunque la si veda, sia a destra che a sinistra (e parlo di estreme ovviamente) a vincere è il rancore, il rancore contro tutto e tutti, e a mio avviso si prospetta una deriva piuttosto inquietante che, mi duole dirlo, fa assomigliare questa Europa a quella che precedette le due guerre mondiali.

Per concludere, sapete la cosa che più mi stupisce: il fatto che proprio quei tedeschi che hanno provato sulla propria pelle il tallone degli scarponi dell’Armata Rossa, quelli dei Lander dell’ex DDR, votino in massa per partiti che di fatto sono amici di Putin e dei russi, in netto contrasto con tutti i popoli (ungheresi esclusi al momento) delle Nazioni che furono per 70 anni satelliti dell’Urss.

Per capire fino in fondo cosa sia successo domenica bastano le posizioni dichiaratamente neo-naziste di Bjorn Höcke, per cui mi sento di dire che il futuro, in Germania, sembra sempre più nero.

E se è nero in Germania, il resto dell’Europa deve cominciare a preoccuparsi davvero.

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