18 Settembre 2024 - 9.50

Trump vs. Swift, scontro tra titani (forse)

di Alessandro Cammarano

Lo scontro tra arte e politica è di fatto sempre esistito: da Euripide in avanti il teatro e la musica – per non parlare della pittura – si sono trovate spesso in rotta di collisione con il potere.

C’è da dire che con l’avvento della rete – quanto aveva ragione Umberto Eco! – il fenomeno si è amplificato a dismisura, iniziando a condizionare pesantemente le opinioni personali e creando un clima di contrapposizione tanto radicalizzata quanto sorda al dialogo ed al civile confronto.

Le elezioni americane, dall’esito mai incerto come questa volta, prepongono due candidati antitetici come non mai che si sfidano anche a colpi di endorsement da parte di personaggi famosi e soprattutto titolari di un largo seguito di pubblico e dunque capaci di spostare le intenzioni di voto verso l’uno o l’altro dei contendenti.

In questi ultimi giorni tiene banco l’appoggio pubblico della ultraseguita cantante Taylor Swift alla candidata democratica Kamala Harris, entrata “di rincorsa” nell’agone dopo il provvidenziale passo indietro di Joe Biden, e che ha causato ben più di un mal di pancia a Donald Trump.

Ma andiamo nei dettagli.

Il duello mediatico fra Trump e Taylor Swift rappresenta un interessante incrocio tra politica e cultura popolare, con due figure che incarnano visioni profondamente diverse della società americana.

Da un lato, Trump, che durante il suo precedente mandato presidenziale si è dimostrato populista e divisivo; dall’altro, Taylor Swift è una superstar della musica che si è progressivamente trasformata da simbolo apolitico del pop country ad attivista liberale e femminista.

Le tensioni tra Trump e Swift non sono sempre state evidenti. Taylor Swift, per gran parte della sua carriera, è rimasta neutrale in ambito politico, evitando di esprimersi pubblicamente su questioni controverse; tuttavia, il panorama è cambiato intorno al 2018, quando Swift ha iniziato a prendere posizioni politiche esplicite, principalmente in risposta a questioni come i diritti LGBTQ+, il femminismo e la giustizia sociale.

La svolta pubblica di Swift in campo politico è avvenuta durante le elezioni di medio termine del 2018, quando ha usato i suoi social media per esprimere il proprio sostegno a Phil Bredesen, il candidato democratico al Senato per il Tennessee, contro la repubblicana Marsha Blackburn, una stretta alleata di Trump. Questo endorsement è stato significativo perché Blackburn rappresentava i valori conservatori che Taylor Swift ha apertamente criticato.

L’appoggio ufficiale alla Harris è venuto sulla scia di una tournée di concerti che hanno segnato un successo planetario, sfruttato con grande prontezza dalla sta del country pop.

Swift, con la sua enorme piattaforma e il suo seguito prevalentemente giovane, è diventata una delle voci più influenti contro il “Trumpismo”.

Nel 2020, ha pubblicamente criticato Trump per la sua gestione delle proteste seguite all’uccisione di George Floyd, definendo la sua retorica violenta “un incitamento alla supremazia bianca”. Con tweet mirati e post su Instagram, Swift ha adottato un approccio sempre più diretto, distanziandosi nettamente dalla figura di Trump e sposando cause progressiste come il movimento Black Lives Matter.

La faida si è intensificata durante le elezioni presidenziali del 2020. Swift ha apertamente sostenuto Joe Biden e Kamala Harris, invitando i suoi fan a votare per loro, in contrasto con le posizioni di Trump. Questo supporto pubblico è stato particolarmente significativo considerando che Taylor Swift, fino a pochi anni prima, era stata accusata di rappresentare una visione conservatrice e tradizionale dell’America bianca e rurale.

Trump dal canto non ha tardato a rispondere e in seguito alle dichiarazioni politiche di Swift, l’ex presidente ha commentato dicendo che “le piace la sua musica circa il 25% in meno ora”, inasprendo quasi quotidianamente la polemica e culminando con un post su X – “Odio Taylor Swift” – che suona parecchio infantile ma che invece è perfettamente calibrato sullo zoccolo duro del suo elettorato.

Secondo interventi successivi Trump – leader indiscusso delle fake news; si veda la storia dei “magnagati” di Springfield Ohio – la Swift avrebbe perso milioni di follower dopo il suo appoggio alla candidata democratica; a guardare i numeri si scopre invece che il post di appoggio alla Harris ha sfiorato i dieci milioni di like e i nuovi follower sono stati quasi quarantacinquemila unità.

Che cosa succederà da qui a novembre non è dato sapere: i sondaggi negli stati in bilico cambiano di giorno in giorno ma sta di fatto che Il loro scontro, sebbene giocato principalmente sul piano mediatico, ha implicazioni più ampie per il futuro della politica e della cultura americana.

Con Swift che si è ormai consolidata come voce influente nel dibattito politico, e Trump che continua a esercitare una forte influenza sulla destra americana, è probabile che questo duello continui a definire l’evoluzione delle dinamiche sociali e politiche degli Stati Uniti per gli anni a venire.

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