20 Settembre 2024 - 9.50

Agricoltori vicentini minacciati da lupi, cinghiali e piccioni

Le predazioni non danno tregua ad agricoltori ed allevatori dell’Alto Vicentino. Nei giorni scorsi, infatti, ad essere predate sono state due aziende, rispettivamente a Valdagno ed a Caltrano, l’azienda agricola Pasin Devis e l’azienda Lombardi Giuliano, che nelle montagne vicentine pascola oltre trecento bovini.

“I lupi continuano a girare nelle nostre montagne – spiega Devis Pasin, titolare dell’omonima azienda agricola di Valdagno – e difendere i nostri animali con gli strumenti che abbiamo a disposizione è pressoché impossibile. Nei giorni scorsi abbiamo perso cinque capi, tre pecore e due capere che erano protette dal recinto elettrificato e sorvegliate dai nostri cani maremmani. Il lupo, però, non ha paura di niente. I branchi presenti nel territorio hanno capito che possono agire indisturbati senza che alcuno li minacci, quindi possono tranquillamente divorare i nostri animali al pascolo. È la terza volta che la nostra azienda viene colpita e questo ci provoca una grande sofferenza, ma soprattutto ci conferma, ogni volta di più, l’incapacità di proteggere i nostri animali. La situazione, che Coldiretti denuncia da lungo tempo, è completamente sfuggita di mano e se andiamo avanti così, finiremo per consegnare ai selvatici le chiavi delle nostre aziende”.

Nell’Alto Vicentino la situazione non è affatto migliore e le minacce sono rappresentate non solo dal lupo, ma anche dai piccioni e dai cinghiali, peraltro ormai presenti in gran numero in tutta la provincia. “Più si va avanti con questa situazione più ci rendiamo conto che non riusciamo a difendere i nostri animali. Nei giorni scorsi abbiamo perso due vitelli in malga Sunio a Caltrano – aggiunge Giuliano Lombardi – e le loro madri hanno girato nel pascolo per oltre una settimana cercandoli per allattarli. Si tratta di una sofferenza che noi allevatori comprendiamo bene, ma che molte persone faticano a capire, non vivendo la dimensione della campagna e della malga con la nostra intensità. Portiamo i nostri animali in quota pensando al loro benessere, per soddisfare il consumatore, che chiede un prodotto di qualità, ma è dura veder divorati dal lupo i nostri animali. I dissuasori per il lupo, che emettono luci e rumori, oltre ad essere inutili contro il selvatico, fungono da richiamo, dopo qualche tempo, per avvisare il lupo che c’è da mangiare. Se dobbiamo convivere con il lupo e gli altri selvatici qualcuno dovrà dirci come fare a proteggere i nostri animali. La mia azienda pascola oltre 300 bovini distribuiti in sette malghe per un totale di 450 ettari di pascolo e tocchiamo con mano, specie a malga Summano a Santorso, il problema dei cinghiali, che in gruppo “arano” letteralmente il territorio, senza lasciare un filo d’erba per i nostri animali. E, come se non bastasse, dopo anni di segnalazioni, resta irrisolto il problema dei piccioni, che le autorità competenti tentano di risolvere con strumenti che sono solo un palliativo”.

Non c’è angolo del Vicentino dove i selvatici non abbiano fatto vittime, come Coldiretti da mesi denuncia. “Continuiamo a segnalare le predazioni in tutta la provincia. Gli allevatori che presidiano le malghe – conclude il presidente di Coldiretti Vicenza, Pietro Guderzo – svolgono un prezioso ruolo di salvaguardia e cura del territorio, pur con grosse difficoltà economiche, che riteniamo sia irrinunciabile, soprattutto per le amministrazioni locali, che in tal modo vengono sollevate da un’incombenza non di poco conto. Proprio per questo pensiamo sia fondamentale che alla nostra battaglia di civiltà, perché difendere le malghe e le imprese riteniamo sia proprio una questione di civiltà, si aggreghino anche i sindaci. Abbiamo posto in atto tutte le misure passive possibili per difenderci dagli attacchi dei lupi, ma si sono rivelate inefficaci, pertanto occorre pensare al contenimento degli esemplari, così come occorre pensare a limitare il numero dei cinghiali. Questa non è una battaglia solo di Coldiretti e non è solo una questione che riguarda le malghe. Servono soluzioni immediate per evitare che la prossima estate ci ritroviamo a fare la conta dei morti”.

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