24 Settembre 2024 - 9.47

Il sogno di un ragazzo di periferia diventato il simbolo delle “Notti magiche”

Umberto Baldo

“Sol chi non lascia eredità d’affetti, poco gioia ha nell’urna……..”  recita un verso del grande poeta Ugo Foscolo nei “Sepolcri”, e mi piace pensare che  se lo spirito di Salvatore Schillaci ha assistito dal cielo alle partite della serie A dello scorso week end ha potuto vedere quanto fosse amato, e quanto il suo ricordo sia ancora vivo fra gli italiani che seguono il calcio.

Sì lo so che questa può sembrare retorica, anzi facile retorica a buon mercato, perché la morte dei grandi campioni dello sport suscita sempre una grande emozione.

Ma l’immagine di Totò Schillaci resterà per sempre legata ad “Italia ’90”, a quell’estate memorabile ritmata dalle note di “Notti magiche”, la canzone di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato.

E credo che quel passaggio del testo che recita “e negli occhi tuoi voglia di vincere…” fotografi meglio di tanti epitaffi quel mondiale come il “mondiale di Totò Schillaci”.

Il mondiale di una squadra di grandi campioni, Baggio, Baresi, Vialli, Maldini, Ancelotti, guidata dal Ct Azeglio Vicini, che puntava al trionfo mondiale, e che trovò inaspettatamente il suo eroe, il suo trascinatore, in un ragazzo siciliano convocato come riserva e divenuto titolare a suon di gol.

Poco importa se quel sogno si sia poi infranto in semifinale, ai rigori, contro l’Argentina di Maradona, proprio nello stadio di Napoli così familiare al “pibe de oro”. 
Perché a distanza di anni e anni è ancora vivo negli occhi  degli sportivi italiani lo sguardo spiritato di Totò, assieme alla sua energia,  alle sue corse ed ai suoi scatti,  ai suoi gol, alla sua “voglia di vincere”.

Già, la “voglia di vincere” di un ragazzo nato il primo dicembre del 1964 a Palermo e cresciuto nel quartiere popolare di San Giovanni Apostolo,  che ha iniziato a giocare nella squadra di zona che rappresentava l’omonima azienda municipalizzata palermitana.

Che dopo aver fatto il gommista, il garzone di pasticceria, l’ambulante, nel 1982 venne ingaggiato dalMessina, in Serie C2. 

Nella stagione 1985-86 contribuì con 11 reti alla promozione della squadra in Serie B, ed il suo allenatore Franco Scoglio diceva di lui: “Aveva una voglia di fare gol che non ho mai visto in nessuno”.

E dopo i 7 anni al Messina , tra serie B e C, finalmente l’approdo alle grandi squadre;  3 anni di Juve, 2 di Inter, poi Giappone al Jubilo Iwata, 16 volte in Nazionale.

Ed in questa parabola anche i gol delle “notti magiche” di Italia 90, che hanno consegnato Totò Schillaci, da San Giovanni Apostolo, Palermo, alla storia del calcio italiano.

Scontato il commosso saluto della sua Palermo, l’ultimo omaggio della città al suo campione tra lacrime, spontaneità e poi anche toni più solenni.

Al Cep (nome con cui viene chiamato San Giovanni Apostolo) il saluto a quel bambino che giocava per strada con le pietre al posto dei pali, e all’uomo rimasto sempre fedele alle sue origini. 

Al Ribolla, il giro di campo del ragazzo che da quelle parti era solo un talento. 

In Cattedrale, l’addio al campione, riassunto dall’Arcivescovo Corrado Lorefice in tre parole “Uno di noi”.

Scontato anche il minuto di silenzio e raccoglimento del suo mondo, quello del calcio, osservato in tutti gli stadi nello scorso week end.

Da brividi il tributo che la sua Palermo, ha organizzato per salutare il suo campione prima del match di Serie B allo stadio Barbera contro il Cesena; sono comparsi sulle tribune una gigantesca maglia azzurra con il numero 19, quello di Totò a Italia ’90, e lo striscione “Totò, eroe delle notti magiche, addio”. 

Anche se nel cordoglio unanime va registrato comunque un brutto episodio prima del calcio d’inizio di Juventus-Napoli, quandoil minuto di silenzio in ricordo del campione è stato rovinato nel finale da alcuni tifosi degli azzurri, che hanno urlato, e sono stati subito coperti da bordate di fischi da parte degli altri tifosi bianconeri presenti all’Allianz Stadium.

Anche la Torino juventina ha omaggiato il calciatore che ha vestito la maglia bianconera con lo striscione “Nelle Notti Magiche brilla una stella. Ciao Totò”; in campo c’era anche un emozionato Antonio Conte, che di Schillaci fu compagno di squadra, e che ora guida proprio il Napoli. 

Meno scontato invece il toccante omaggio del Santiago Bernabeu, lo splendido impianto  della capitale spagnola situato sul Paseo de la Castellana, in cui prima del fischio d’inizio di Real Madrid-Espanyol, all’attaccante siciliano è stato tributato un minuto di silenzio sulle note di  “C’era una volta il West” di Ennio Morricone, mentre  veniva proiettata la foto di Totò su un maxischermo.

Uno splendido atto di rispetto  per un campione che il tecnico del Real  Carlo Ancelotti avrà sicuramente descritto ai suoi giocatori, lui che è stato compagno di Schillaci in Nazionale durante i mondiali delle Notti Magiche.

Ma il momento più emozionante ed inatteso è arrivato dall’altra parte del mondo, in Giappone, in occasione della partita di campionato tra Iwuata e Fukuoka. 

Durante l’ultima partita, i tifosi della Jubilo (che ha osservato un minuto di silenzio e ha giocato con il lutto al braccio) hanno intonato un coro e scandito il nome di Totò Schillaci, cui è seguito un lungo applauso; mentre fuori dallo stadio è stato allestito uno stand pieno di foto, dove tantissima gente si è soffermata a pregare e ha lasciato fiori e messaggi ricordo.

Perché il Giappone?

La risposta è semplice, e risale alla scelta di Totò di partire per il Giappone diventando l’antesignano di tantissimi altri giocatori che negli anni successivi scelsero le squadre del Sol Levante. 

Era il 1994 e il calcio giapponese stava ancora provando ad alzare la testa e trovare un po’ di visibilità, cercandola anche attraverso i campioni esteri, tra cui appunto Schillaci, che lasciò l’Inter e l’Italia per l’avventura asiatica. 

Firmò per lo Jubilo Iwata dove restò per tre stagioni. 

Giocò 86 partite e fu una vera e propria macchina da gol con 58 reti, e vincendo anche un campionato giapponese.

Anche da quelle parti Schillaci non lo hanno mai dimenticato.

La scomparsa di Schillaci rappresenta il simbolo della fine di un’epoca, quella  delle “notti magiche” e di un’illusione condivisa, svanita nei calci di rigore contro l’Argentina. 

L’addio a Totò Schillaci rappresenta l’addio definitivo a quell’estate e a quell’Italia. 

Anche per questo, basta scorrere l’omaggio sui social, la sua scomparsa è un dolore collettivo.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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