Laura dalla Vecchia: “Noi ve l’avevamo detto!”
Umberto Baldo
Immagino ricorderete che lo scorso 30 maggio scrissi un editoriale dal titolo magari poco elegante, ma io credo centrato: “Vicenza non ce l’ha più duro. La drammatica chiarezza nell’articolo della Presidente di Confindustria Laura Dalla Vecchia” (https://www.tviweb.it/vicenza-non-ce-lha-piu-duro-la-drammatica-chiarezza-nellarticolo-della-presidente-di-confindustria-laura-dalla-vecchia/).
Lo scrissi perché mi aveva colpito il coraggio di questa donna, Presidente degli Industriali di Vicenza, di scrivere un editoriale su un quotidiano nazionale in piena campagna elettorale per le europee, in cui spiegava che l’industria stava vivendo il quarto trimestre consecutivo di decrescita, dopo il -3,79% del secondo trimestre 2023, il – 5,4% del terzo, ed il -2,5% del quarto.
A distanza di quattro mesi la situazione non sembra migliorata, nonostante dal potere romano si continuino a veicolare messaggi di tranquillità, supportati dall’ immagine di un’Italia che sta performando meglio del resto d’Europa.
Quale migliore occasione per fare il punto della situazione, di quella vera, non mediata dalla propaganda governativa, che l’annuale assemblea degli industriali vicentini?
E così venerdì 4 ottobre 1500 industriali si sono riuniti in assemblea nei locali di un’azienda simbolo, la Vibo di Trissino, che due anni fa vide metà stabilimento distrutto per un corto circuito, con oltre 10 milioni di danni tra il magazzino e le linee di assemblaggio, ma che grazie alla tenacia dei fondatori, Franco e Luisa Bonin e del figlio Francesco, ha saputo rinascere e riprendersi.
La realtà produttiva di Vicenza e provincia è al top del Paese, e non a caso erano presenti il Presidente Nazionale di Confindustria Emanuele Orsini, il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, Emma Marcegaglia, Presidente e AD Marcegaglia Holding, B7 Italy Chair, Davide Tabarelli, Presidente Nomisma Energia.
Non ho alcuna intenzione di farvi la cronaca della manifestazione, con gli interventi degli ospiti, perché quelli, se siete interessati, li potete trovare senza problemi in rete.
Voglio invece cercare di capire quale sia la situazione e la congiuntura economica sul filo dei ragionamenti della Presidente Dalla Vecchia.
A partire dal titolo dell’evento di venerdì, sicuramente emblematico: “Industria, ultima chiamata?”.
La vogliamo dire tutta; in questo titolo, in quel punto interrogativo, c’è già tutto.
Ed infatti Laura Dalla Vecchia ha iniziato il suo intervento con queste parole: Lo avevamo previsto. Avevamo avvisato tutte le istituzioni, un anno fa, Commissione Europea compresa, da questo stesso palco…… In questo contesto, fa rabbia pensare che l’Unione Europea, che dovrebbe essere la nostra forza – quell’unione di valori, energie e intelligenze che ci consente di competere con i giganti del mondo – abbia passato gli ultimi anni a danneggiarci, a danneggiare l’industria! E scusate se userò parole pesanti oggi, ma credo siano necessarie per svegliare chi di dovere dal torpore in cui si trova.
Lo so che quando uno dice “ve l’avevo detto!” può dare l’idea del supponente, ma se andate a rileggere il citato articolo di maggio, vi accorgerete che veramente Laura Dalla Vecchia aveva scritto chiaramente, senza giri di parole, quanto fosse seria la situazione.
E non a caso io chiusi quell’editoriale con queste parole: “Ma vi do un consiglio. Archiviate l’articolo della Presidente Dalla Vecchia, e rileggetelo fra qualche mese. Magari potreste constatare che aveva ragione da vendere”.
Aveva indubbiamente ragione, ed infatti, in linea con quanto da lei messo nero su bianco quattro mesi or sono, venerdì ha poi ribadito che “questo è il momento di cambiare rotta. Del tutto. C’è bisogno di un’inversione di marcia decisa”, sottolineando che “il commercio internazionale è in frenata” e che “è la bilancia commerciale positiva con l’estero che tiene in piedi i conti pubblici”.
Laura Dalla Vecchia è una donna che vive questo tempo, e sa bene che il mondo e l’Italia sono alle prese con un periodo di crescita bassa, di tassi di interesse ancora alti, di tensioni geopolitiche che non accennano a ridursi di intensità, e che basta qualche missile nel posto sbagliato per far impennare il prezzo di una delle commodity più importanti per la determinazione dei prezzi, il petrolio.
Ma da donna di impresa, e da Presidente di Confindustria, non può sottacere che il sistema industriale nel vicentino ha registrato, nel secondo trimestre del 2024, un indice della produzione in calo del 3,8% (quinto trimestre consecutivo in flessione), ed un sentiment generale economico che parla di una flessione del 13% per quanto riguarda le previsioni a 6 mesi.
E non è che gli altri indicatori indichino “bonaccia”, visto che, già ad aprile ma con maggior forza nella rilevazione di luglio, hanno virato tutti in negativo a partire dagli ordinativi nazionali (-11,9% a luglio), e proseguendo con quelli esteri (-1,5%) con l’occupazione (-1,5%) e con gli investimenti (-11,7%).
C’è un passaggio nella relazione che mi ha colpito, quando la Presidente ha detto: «Non ce la faccio a festeggiare il fatto che il nostro Pil, che non cresce nemmeno dell’1%, performa meglio di quello della Germania. Nel 2023 Vicenza ha avuto, con la Germania, una bilancia commerciale positiva per oltre un miliardo di euro, esportandone 2,7. Nei primi 6 mesi di quest’anno, l’export verso la Germania è calato a 2 cifre: –12%.
Ha ragione da vendere: l’Italia non sta “spezzando le reni” alla Germania! Perché la loro crisi i tedeschi inevitabilmente la “esporteranno” anche da noi, e a pagare sarà la nostra industria.
Impossibile, per ragioni di spazio, soffermarsi su tutti i temi toccati nella relazione di Laura Dalla Vecchia.
A partire dal Green Deal europeo, con la spinta ottusa verso le rinnovabili e le auto elettriche; problematica che la Presidente ha così fotografato: “Se de-carbonizzazione diventa de-industrializzazione, siamo fi-ni-ti! Il green deal e tutte le fesserie connesse sono un virus in questo organismo che era sano e vigoroso”.
Personalmente condivido in pieno questa preoccupazione, perché con il Green Deal l’Europa è competitiva sull’ambiente, ma non sulla crescita; e guarda caso gli americani ed i cinesi ci dicono che siamo “bravissimi”, ma intanto loro investono sulla crescita, incrementando così il nostro gap.
Sugli altri temi toccati, dai conflitti alla dipendenza tecnologica ed energetica, dall’approvvigionamento di materie prime da paesi extra-UE agli sconvolgimenti nella logistica globale, dalla decarbonizzazione ideologica e cieca all’Intelligenza Artificiale (tema molto sentito dalla Presidente), magari ritorneremo un’altra volta.
Ma voglio chiudere a volo d’uccello su alcune tematiche che giudico fondamentali.
La prima, la necessità di contenere il costo dell’energia, che in Italia non può più essere due o tre volte più caro rispetto a Stati Uniti e Cina (altrimenti le nostre imprese vanno fuori mercato).
La seconda, la necessità per l’Europa e l’Italia di puntare sulla “neutralità tecnologica” (per chi non lo sapesse per neutralità tecnologica si intende un approccio non discriminatorio alla regolazione dell’uso delle tecnologie, lasciando al mercato decidere la combinazione ottimale delle stesse).
La terza sull’illusione che il turismo possa in qualche modo bilanciare la crisi dell’industria. Concetto così “scolpito” da Laura dalla Vecchia : “Alcuni fanno finta di credere che il turismo possa compensare il declino industriale. Siamo orgogliosi che il Veneto sia la prima Regione d’Italia per presenze turistiche, ma è solo un pezzo della nostra economia e non è quello trainante. La favola del turismo “petrolio dell’Italia” la può raccontare solo chi ha un pessimo rapporto con la realtà. È l’industria che innova, che genera valore aggiunto, che rende l’Italia un leader globale. Se l’Italia presiede il G7 è perché ha la seconda manifattura d’Europa, non certo per le sue, peraltro eccellenti, coltivazioni e non per le sue stazioni balneari”.
Io lo scrissi già a maggio, nel mio pezzo, che non possiamo trasformare l’Italia del G7 in un Paese di facchini e camerieri.
Concludendo, non so se Laura Dalla Vecchia, che di carattere deve essere una leonessa, quando manda i suoi messaggi si senta quasi una “Cassandra”.
Spero di no! Anche se capisco che non è facile lanciare allarmi con questi chiari di luna, ed in questo clima politico.
Io mi auguro solo che a Roma la smettano di “fare orecchie da mercante”, perché sarebbe veramente triste, per usare un eufemismo, trovarci fra un anno con la Presidente Laura Dalla Vecchia costretta ad iniziare la sua relazione con l’ennesimo “Noi ve l’avevamo detto!”.
Umberto Baldo