Nasce “Patto per il Nord” per rimettere al centro la “questione settentrionale”
Lo scorso 10 luglio, in una lettera aperta al Presidente Luca Zaia gli ponevo questa domanda: “Ma come fa un personaggio della sua caratura politica, e con la sua storia, ad essere d’accordo, io arrivo a dire addirittura a sentirsi a proprio agio, con la linea politica imposta alla Lega dal Segretario Matteo Salvini?” (https://www.tviweb.it/lettera-aperta-al-presidente-luca-zaia-come-puo-trovarsi-a-proprio-agio-nei-patrioti-per-leuropa/).
Non era una domanda retorica, perché la Lega delle origini, di cui la “Liga Veneta” era una componente essenziale, quella fondata da Umberto Bossi a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta dello scorso secolo, era secessionista o quantomeno federalista, era centrifuga, aveva colto il declino dello Stato nazionale, contrastava il consociativismo e l’assistenzialismo perché aveva visto che il mondo stava cambiando e serviva liberare le energie creative della nostra imprenditoria, serviva capacità di competizione, si appoggiava al pragmatismo anche cinico di gente che sapeva di economia, come Vito Gnutti e Giancarlo Pagliarini.
Era un Partito nuovo, che aveva come riferimento culturale personaggi come Gianfranco Miglio, anche se poi fra Bossi ed il Professore finì a male parole, con il Senatur che bollava lo studioso come “scorreggia nello spazio”, e Miglio che etichettava Bossi come “Robespierre da operetta”.
L’erede di quegli anni “eroici” dovrebbe essere Matteo Salvini, che però, cambiando decisamente rotta ed obiettivi, ha messo in piedi un Partito che è un profilo social, sovranista là dove la Lega Nord era indipendentista, cioè costituzionalmente inadatto allo scopo, e alla fine ridimensionato dall’arrivo dei sovranisti veri, i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (già perché per quanto tu sia sovranista, c’è sempre qualcuno più sovranista di te)
Ma soprattutto posizionando la Lega all’interno della destra europea, ma la destra-destra di Marine Le Pen, Alternative fur Deutschland, Vox, Orbàn e affini.
E’ evidente che il patrimonio ideale di Bossi (e non mi riferisco certo alla propaganda pagliaccesca, al Parlamento padano, al Monviso e all’acqua del Po, e quant’altro) non può essersi dissolto del tutto, e di conseguenza la linea “nazionale” e “sovranista” di Salvini trova l’opposizione di certi ambienti che “non hanno dimenticato”, e che pur fra molte difficoltà provano a ridare vita al progetto “padano” del Senatur.
E così domenica 13 ottobre, accolti dal “Va pensiero” nei giardini della Ludovica, a Vimercate, due passi da Arcore, alcune centinaia i nostalgici del vecchio leghismo hanno dato vita ufficialmente ad una nuova Associazione confederale, denominata “Patto per il Nord”.
Nella villa-museo, insieme con Paolo Grimoldi, ex segretario della Lega lombarda, poi espulso da Salvini, erano presenti Roberto Bernardelli, imprenditore già animatore di battaglie indipendentiste, Roberto Castelli, ex ministro della Giustizia della Lega, Giancarlo Pagliarini, anche lui al governo da titolare del Bilancio e della Programmazione Economica con il Berlusconi I, Giuseppe Leoni, tra i fondatori del Carroccio con Bossi 40 anni fa, e l’ex eurodeputato Mario Borghezio.
Un vero e proprio “ritorno al passato”, ma con un cambio del simbolo, non più Alberto da Giussano, ma “il vero eroe della Lega lombarda nata a Pontida nel 1167”, Pinamonte da Vimercate, finito al centro del cerchio blu dove è inscritta appunto la dicitura “Patto per il Nord”.
Quale sia la mission della nuova Associazione (che comunque aspira a diventare Partito, tanto che a dicembre partirà il tesseramento, e poi si farà il Congresso) risulta chiara dalle parole dell’ex ministro Roberto Castelli: “Patto per il Nord è un’associazione nata per riunire e offrire una casa comune a tutti coloro che credono ancora nella libertà dei popoli, nell’autonomia e nel federalismo, e a chi ritiene che esista ancora una questione settentrionale. Naturalmente, ci sono diverse sensibilità, quindi abbiamo pensato che questa casa comune debba essere in grado di accogliere tutte queste differenze. È un punto di arrivo, ma soprattutto un punto di partenza per dare slancio a una nuova reazione settentrionale”.
Immagino non vi sia sfuggito quell’insistere sulla “questione settentrionale”, in chiaro dissenso con la salviniana Lega “nazionale”.
Concetto ribadito anche da Paolo Grimoldi: “Noi siamo qui perché oggi c’è uno spazio politico vuoto, non c’è più nessuno che difenda le aziende del Nord, i lavoratori del Nord, i pensionati del Nord. Il ministro Giorgetti ha detto ieri che sta cercando 3 miliardi da tagliare da qualche parte perché se no deve aumentare le tasse. Glielo diciamo noi dove trovare i miliardi. Ne può trovare 15 domani mattina tagliando il ponte di Messina. Tra l’altro per fare un favore a siciliani e calabresi che avrebbero come priorità quella di avere gli acquedotti invece che un ponte in mezzo al mare”.
Obiettivi delineati anche da Marco Poloni, Segretario Provinciale del Grande Nord: “In attesa di poter diventare partito attraverso la prossima tornata elettorale vogliamo un ritorno alla Lega Lombarda, quella delle origini, quella tradita da Matteo Salvini che, sfruttando la buonafede di tanti elettori, ha trasformato un partito autonomista e secessionista in altro, che nulla ha a che vedere con i valori e le intenzioni iniziali. Che poi sono quelle di Umberto Bossi, di Gianfranco Miglio. La Lega che voleva le macroregioni, che voleva la Padania, l’autonomia, quella vera e non quella fasulla della recente proposta».
Che dire?
Non è il primo tentativo di ridare fiato alle idee delle Lega primigenia, e ritengo che con questo quadro politico polarizzato, ed in un clima che è decisamente diverso da quello in cui esplose e dilagò la Lega di Bossi, non sarà per niente facile.
Ma quello che può essere interessante è vedere se il “patto per il Nord” rimarrà un movimento a base lombarda, oppure se potrà espandersi e trovare proseliti anche in altre realtà, come ad esempio il nostro Veneto.
Certo anche dalle nostre parti sono cambiati gli equilibri politici, ma non dimentichiamo che la Liga Veneta, decisamente indipendentista, si disse avesse nelle sue radici un’anima di sinistra, persino gruppettara, che mitologicizzava i movimenti indipendentisti-rivoluzionari di altre Nazioni (catalani, corsi, irlandesi, baschi ecc.).
E si sa che anche in terra di San Marco, nel corpaccione della Liga, ci sono malumori, con esponenti anche di primo piano che non si trovano certo a proprio agio assieme al generale Vannacci o a Partiti fascistizzanti europei.
Quindi si tratterà di vedere se “patto per il Nord” potrà rappresentare l’approdo naturale di questi scontenti.
Indubbiamente il messaggio comunicato con la parola “Nord” nel nome e nel simbolo è molto evocativo, e mira a risvegliare la “questione settentrionale” messa in soffitta da Matteo Salvini.
Alla fine si tratterà di vedere se i pattisti del “Patto per il Nord” troveranno la forza e l’intelligenza di crescere nel tempo, se saranno “rapaci” come lo è stato chi li ha fatti nascere anni fa, e forse oggi li ispira ancora.
Insomma se sapranno essere combattenti, e non reduci.