23 Ottobre 2024 - 15.28

Acciaio, Donazzan (FDI_ECR): “Difendere imprese europee da follie green e concorrenza sleale cinese”


“Non possiamo far morire il settore dell’acciaio per le attuali norme europee perché significherebbe me/ere a repentaglio migliaia di posti di lavoro e un asset strategico dell’industria italiana ed europea. Ora più che mai è necessario intervenire per cambiare il Green Deal e difendere il nostro patrimonio industriale dalla concorrenza sleale dei Paesi terzi come Cina e India che eludono le leggi e gli standard europei. Se non si sos:tuisce la folle ideologia ecologista con il sano pragmatismo rischiamo in Europa la desertoficazione industriale”.
Lo ha dichiarato oggi la vicepresidente della commissione Industria, Ricerca ed Energia del
Parlamento europeo, Elena Donazzan, intervenendo nella plenaria in corso a Strasburgo e replicando
alle parole del commissario europeo per l’Uguaglianza, Helena Dalli intervenuta su come affrontare
la crisi dell’acciaio e rilanciare il settore.
Un intervento, quello di Donazzan, sulla scia delle argomentazioni espresse dal presidente di
Federacciai Antonio Gozzi in occasione dell’assemblea della federazione delle imprese siderurgiche
italiane svoltasi lo scorso 26 se/embre a Vicenza, ci/à che vanta due eccellenze del comparto come
Acciaierie Valbruna e Afv Beltrame.
Alcuni numeri: come evidenziato dal commissario Dalli, la Cina produce più di metà della produzione
mondiale di acciaio, e in Europa la produzione è diminuita del 20% negli ul:mi 10 anni. Solo il 10%
della produzione siderurgica mondiale viene dall’Europa.
Per Donazzan, invece, “preoccupa il dato fornito da Federacciai sul +20% di esportazioni cinesi pari
a 110 milioni di tonnellate che ogni anno potenzialmente invadono il nostro mercato”.
“Tre sono i problemi che vanno affronta: urgentemente – è il monito della vicepresidente della
commissione ITRE – su tu_ i cos: dell’energia, la possibilità di considerare il ro/ame ferroso come
materia prima critica impedendo così l’esportazione ed evitando il paradosso che questo vada in
Turchia per essere lavorato e rientrare sul mercato con qualità e prezzi inferiori di quello prodo/o in
Italia, infine – conclude Donazzan – le emissioni, che non rappresentano un dogma di fede e che
pertanto, per difendere l’intero se/ore a livello europeo, è necessaria l’immediata sospensione della
carbon tax”.

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