“Pronti per il Natale a Ferragosto? La moderna arte di anticipare le festività”
Di Alessandro Cammarano
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C’è qualcosa di magico nell’aria a fine agosto. No, non parlo di quella fragranza che sa di crema solare e di salsedine, bensì… del Natale! Ebbene sì, mentre i bambini ancora giocano sulla spiaggia e tu sei lì che cerchi di abbronzarti, c’è già un angolo del tuo supermercato di fiducia che si prepara a farti sentire in colpa per non aver comprato abbastanza decorazioni natalizie.
È tutto normale, dopotutto manca solo… beh, qualche mese.
Ad ottobre, la vera emozione di Halloween è ormai svanita. Chi ha più voglia di intagliare una zucca quando potrebbe già addobbare l’albero?
Negli anni abbiamo assistito a una guerra tra teschi e ghirlande di agrifoglio, con gli scaffali dei negozi che si trasformano in uno strano misto di torte alla zucca e panettoni. Per non parlare delle decorazioni: c’è qualcosa di più spaventoso di un Babbo Natale che sbuca in mezzo a una folla di fantasmini e zombie? Nulla. L’incubo vero è lui.
Non fai in tempo a digerire il pranzo di Ferragosto che già senti le prime note di “All I want for Christmas is you”.
E guai a chi si lamenta e ad unno sdegnato “Ma è ancora estate!” c’è chi risponde con disinvoltura che “Il Natale è uno stato d’animo!”: e certo, chi non ama sentirsi al freddo e con una coperta addosso quando fuori ci sono 35 gradi?
Ovviamente le decorazioni luminose che addobbano i centri cittadini sono già installate – con una previdenza che nemmeno Sun Tzu nell’ “Arte della guerra” avrebbe saputo pianificare con tanta e tale precisione – fin da fine settembre, rimanendo però spente per non fare ombra alle festività in corso ma dando tuttavia un’idea di ciò che a breve accadrà, il tutto con un’indicibile e rassegnata tristezza.
Sembra dunque di essere in quelle città dell’emisfero Sud del mondo dove il Natale si celebra con trentacinque gradi all’ombra, Santa Claus è in bermuda a fiori e la neve finta imbianca la spiaggia dove i surfisti danno il meglio di loro stessi e i bambini fanno slitte di sabbia.
A volte si trovano anche degli squali addobbati con le corna da renna.
Superato a malapena il periodo natalizio, ecco che a gennaio la parola “amore” diventa improvvisamente di moda: non importa se sei ancora sotto l’effetto del panettone e del vin brulé e la Befana ci abbia appena rifornito di carbone.
È tempo di cioccolatini a forma di cuore e di peluche accompagnati da bigliettini alla melassa; hai appena speso mezza tredicesima per regali inutili e ora devi anche inventarti qualcosa di romantico per il 14 febbraio, con buona pace del povero gennaio, che da “mese dei saldi” si è trasformato in “mese dei preparativi per San Valentino”.
Poi arriva carnevale, che vi piacerebbe vivere in tutta serenità, e invece no, perché è difficile, quando si viene travolti da un esercito di coniglietti di cioccolato e uova di Pasqua giganti già a febbraio.
La magia del carnevale, quella delle maschere, viene surclassata da un’epidemia di decorazioni color pastello e non è raro trovare un confuso Arlecchino che sbuca tra coniglietti e pulcini, come se stessimo per festeggiare un misterioso “carnevale pasquale”.
E così in un loop che i più acculturati definirebbero “distopico” si ritorna magicamente a Ferragosto, l’ultimo baluardo dell’estate, che però nel frattempo – e in linea con la follia anticipatrice che la fa da padrona – è diventato l’inizio ufficiale della stagione invernale.
I negozi di abbigliamento espongono maglioni di lana pesante e i panettoni prendono posto sugli scaffali dei supermercati, cosicché Ferragosto diventa una sorta di “Avvento d’autunno” e i primi brividi non sono per la brezza serale, ma per la consapevolezza che l’estate sta per finire e il Natale sta per arrivare… di nuovo.
E così il cerchio si chiude.
Perché fermarsi? Anticipare le festività è ormai una necessità! Senza quel costante conto alla rovescia, che scopo avrebbe la nostra esistenza? Non c’è tempo per vivere il presente quando si può già pensare al futuro con largo anticipo.