Morire a 22 anni dopo un intervento effettuato da un chirurgo scelto su Tik Tok
Ho sempre pensato che la chirurgia estetica sia un sintomo: con cui si manifesta il malessere di una persona che, per qualsivoglia motivo, non accetta il suo aspetto fisico, e cerchi pertanto di modificarlo.
Diverso è ovviamente il caso della chirurgia plastica, che si occupa di correggere difetti, lesioni, disturbi dovuti a malattie o incidenti; mentre la chirurgia estetica si occupa invece di migliorare l’aspetto “esteriore” della persona.
Per carità, non ho certo la presunzione di imporre a tutti questa mia opinione; e se qualcuna, o qualcuno, si sente meglio con due tette simile ad angurie, con gli occhi tirati “alla cinese”, con gli zigomi che la fanno assomigliare ad un “avatar”, chi sono io per condannarla?
Non ci possiamo però nascondere che questa ansia di “migliorare il proprio aspetto” sia per buona parte direttamente collegata alla pubblicità, allo star system, che impone modelli di bellezza che rasentano la perfezione, difficilmente riscontrabili nella stragrande maggioranza delle persone “normali”.
Tutto questo ha generato negli anni una vera e propria corsa al “ritocchino”, visto ormai come una prassi usuale, tanto che sembra diventato “normale” che per il compleanno anni le ragazze chiedano come regalo ai genitori due “tette nuove”, od un “naso alla francese”.
Se la cosa rimane nell’ambito di una normale prassi medica ovviamente non si può fare nulla, se non affidarsi al buon senso dei sanitari nell’illustrare alle potenziali pazienti i rischi di una pratica che è comunque un “intervento chirurgico”, con tutti i rischi conseguenti (e magari, se del caso, farle ragionare sull’opportunità dell’intervento).
Tenendo sempre presente che lo specialista serio non banalizza e non minimizza l’intervento, ma lo spiega sottolineando che si tratta, anche se a scopo estetico, di un atto chirurgico, pertanto da affrontare con la massima serietà. E ancora, per la stessa ragione, non propone sconti e riduzioni, concetti assolutamente lontani dall’esecuzione di un intervento chirurgico unico e irripetibile, e dalla dignità della professione medica
Il problema è che, con il diffondersi di questa mentalità e di questa prassi, si è arrivati a quella che io chiamo” banalizzazione” della sanità, che porta a considerare il dott. Google come una controparte sanitaria affidabile, in grado di sostituire la diagnosi e le prescrizioni di un medico.
Ed in questa “banalizzazione” si è inserita ovviamente l’avidità, il desiderio di lucrare di certi operatori, che non si fanno scrupolo di pubblicizzare gli interventi di chirurgia estetica sui social media.
Immagino che molti di voi stiano pensando a tutte le problematiche connesse ai social media, alla loro diffusione e fruibilità anche da parte dei nostri ragazzi, e comunque da parte di persone facilmente influenzabili.
Al riguardo, amici miei, penso ci sia poco da fare.
I social sono penetrati ormai nella nostra vita, e tornare indietro è ormai impossibile.
Ciò non toglie che si possa, e si debba, agire in tutti i modi possibili, per informare ed educare i frequentatori degli stessi, soprattutto i giovani, per metterli in guardia, per avvertirli che certi “affari” possono sembrare tali, ma in realtà possono nascondere seri rischi.
In particolare bisogna fare notare loro che sui social la chirurgia e la medicina estetica si trasformano in spettacolo. L’obiettivo è infatti stupire, attirando sempre più potenziali pazienti/clienti, facendo leva anche su offerte e promozioni «imperdibili».
Non è un mistero che “navigando” si trovano anche dei veri e propri pacchetti vacanza all’estero con “ritocchino all inclusive”.
In un annuncio di una clinica a Istanbul si offre «mastoplastica + volo e hotel, colazione e pranzo compresi, a 3.700 euro».
Il risultato? Un vero e proprio Far West: così che tra rinoplastiche low cost e «punturine» messe in vendita con il «3 per 2», la sicurezza del paziente passa ovviamente in secondo piano.
La domanda che bisogna porre a coloro che sono interessati a queste “promozioni” è la seguente: “ma come è possibile che con 3.700 euro si possa avere una vacanza volo compreso, nonché un intervento chirurgico, ad esempio di mastoplastica, che in Italia costa almeno 10mila euro?
In questo Far West le loro colpe ce l’hanno pure certi influencer, chiamati a testimoniare la bontà delle offerte, nonché l’effetto trascinamento determinato dai commenti di migliaia di utenti interessati che chiedono informazioni.
Non intendo certo fare la classifica dei social media più o meno affidabili, anche perché ritengo che di affidabile nel senso proprio del termine non ce ne sia neanche uno.
Ma quando ho letto la notizia della 22enne Agata Margaret Spada, deceduta dopo un malore durante un intervento di rinoplastica eseguito da un chirurgo individuato su Tik Tok, mi sono cadute le braccia.
Avete capito? Su Tik Tok!
Io non ho niente contro Tik Tok, anche se in verità lo considero un social pericoloso per la salute e l’equilibrio mentale dei nostri ragazzi, ma diamine, chiedo a tutti voi: ma per individuare una struttura clinica ed un chirurgo per farvi mettere le mani addosso proprio a Tik Tok vi rivolgereste?
Ad una struttura di Medicina e Chirurgia Estetica che prometteva un intervento di 20 minuti in ambulatorio al costo di 2.800 euro su TikTok?
«Rimodellamento del naso in 20 minuti», era lo spot nel reel.
A proposito, dei 2.800 euro non è stata trovata traccia nella contabilità della “clinica”.
Segno che per la rinoplastica probabilmente Agata Margaret Spada ha pagato in nero.
E’ chiaro che dopo la morte sono scattate le indagini, cui seguirà l’autopsia per capire le cause del decesso di Margaret.
Da segnalare che, da una prima verifica, sembrerebbe che nel centro privato non sia stata trovata alcuna informazione sull’intervento, né consenso informato, né cartella clinica.
Anche l’esterno dell’edificio all’Eur che ospita il centro medico risulterebbe privo di insegne che ne segnalino la presenza.
Ovvia per il titolare del centro e per il figlio, entrambi medici, l’iscrizione sul registro degli indagati della Procura per omicidio colposo (per inciso sembra che secondo i due sanitari l’ambulatorio si avvalesse di competenze innovative «apprese negli anni in Brasile»).
Sia chiaro che uno choc anafilattico causato dall’anestesia può capitare anche in ospedale (ammesso che sia questa la causa della morte), ma almeno lì ci sono strumenti e professionisti per porvi rimedio, e magari salvarvi la pelle.
Concludendo, molti di noi sono in realtà persone incomplete, psicologicamente, poco cresciute, poco mature, che cercano di compensare tutte le loro mancanze psicologiche ed affettive nascondendosi dietro l’aspetto fisico.
Se a ciò aggiungiamo l’ansia di fermare il tempo, l’illusione di restare sempre giovani, questo spiega la fortuna in termini economici dei chirurghi estetici.
In ogni caso, prima di fare un “ritocchino”, io consiglierei sempre si parlarne con il proprio medico, e se fosse possibile anche con uno psicologo, per valutarne tutte le implicazioni.
Ma se proprio non ne potete fare a meno almeno evitate di rivolgervi al dott Google o al dott. Tik Tok.
Perché sui social non troverete medicina, ma solo pubblicità interessata.