Argentina: la motosega de “el loco” sembra funzionare
Il 24 novembre 2023 scrissi un editoriale dal titolo “Gli argentini eleggono il Presidente con la motosega” (https://www.tviweb.it/gli-argentini-eleggono-il-presidente-con-la-motosega/).
Sulla figura di Javier Milei, a parte personaggi come Trump o Bolsonaro, non erano molti a scommettere, e una delle Bibbie dell’informazione economica, l’Economist, prima delle elezioni da lui vinte scrisse senza mezzi termini che Milei rappresentava un “pericolo per la democrazia”:
Ritengo quindi opportuno, dopo il primo anno di Presidenza verificare quale sia la situazione dell’Argentina, e quindi se la “cura Milei- lacrime e sangue” abbia in qualche modo funzionato.
Per poter esprimere un giudizio è indispensabile partire dalla situazione economica lasciatagli dal governo peronista.
Recessione (-1,6% del Pil nel 2023), riserve negative record (-11 miliardi di dollari), saldo delle partite correnti negativo (-3.5%), un accordo con il Fondo Monetario per 44 miliardi di dollari impossibile da rispettare, povertà dilagante (oltre il 40% degli argentini), ma soprattutto l’inflazione più alta del mondo (211% nel 2023), con una dinamica da iperinflazione (in poche parole un tasso mensile sopra il 12% a novembre 2023, e del 25,5% a dicembre).
Capite bene che, con questi tassi, l’inflazione era il principale problema macro-economico dell’Argentina, ma anche il principale problema micro-economico degli argentini, alle prese con una mostruosa crescita quotidiana dei prezzi, tale da rendere la vita impossibile.
E non a caso lo slogan della campagna elettorale “con la motosega in mano” era “Vamos a terminar con el càncer de la inflaciòn”.
Non aveva fatto promesse miracolistiche Milei, anzi aveva detto chiaro e tondo che ci sarebbe stato da soffrire, e non poco, prima di vedere un po’ di risanamento.
Ed in effetti si è mosso con la motosega come aveva promesso, chiudendo Ministeri ed Agenzie statali (”Afuera!), licenziando 30.000 dipendenti pubblici, sospendendo qualsiasi opera pubblica per un anno, riducendo i sussidi per l’energia ed i trasporti, tagliando i trasferimenti discrezionali alle Province, riformando i programmi di spesa sociale, aumentando alcune tasse.
Ovviamente questa “cura da cavallo” in prima battuta ha avuto forti ripercussioni sull’economia, aggravando la recessione già in atto.
Tanto per darvi un’idea di come si è mosso Milei, pensate che l’aggiustamento fiscale attuato nel primo mese di governo è stato del 5% del Pil; per fare un confronto l’Italia ha concordato con la Ue un piano di rientro che prevede un aggiustamento annuale dell’ 0,5%, e già la Schlein, Fratoianni, Conte e Compagnia cantante gridano ai tagli selvaggi ed alla “macelleria sociale”.
Lo slogan della Casa Rosada in quest’anno è stato “no hay plata”, non ci sono soldi ,e a tutti è stato chiesto di tirare la cinghia.
Come sempre succede in questi casi, ci si attendeva una situazione socio-politica incandescente, con la popolarità di Milei a picco, e con la gente per la strada a protestare.
Invece nulla di tutto questo è accaduto, o sta accadendo.
Tanto che i sondaggi in vista delle elezioni di Mid term dell’anno prossimo sono favorevoli a Milei.
Perché?
Perché la gente ama stare male, e più la bastoni e la rendi povera più ti vota?
Non scherziamo.
La gente è meno stupida di quello che generalmente si crede, e soprattutto ricorda anche come si muovevano i Governi prima di Milei.
E per di più è anche attenta ai numeri.
Ed i numeri mostrano che l’inflazione è crollata dal 25,5% mensile di dicembre 2023 al 2,7% di ottobre 2024 (si avete letto bene 22,8 punti di calo).
Su base annua vuol dire passare dal 221% del 2023 al 118% del 2024 (ancora alta, ma in caduta libera), e le proiezioni del Fmi prevedono un 45% nel 2025.
Ma il dato diventa addirittura impressionante se si considera l’inflazione all’ingrosso, che dal 54% del dicembre 2023 è crollata all’ 1,2% (uno, virgola,due) di ottobre 2024, il dato più basso dal 2020.
Chiaro che con il crollo dell’inflazione è cominciata anche una lenta discesa della povertà, oltre al fatto che i salari nominali da alcuni mesi stanno crescendo più dei prezzi.
Ma sono state anche ricostituite le riserve internazionali, e la bilancia commerciale è tornata in forte attivo per effetto di un aumento delle esportazioni, ma soprattutto per il crollo delle importazioni.
Come accennato, questo “tsunami” di tagli e riforme “lacrime e sangue” avrebbe dovuto polverizzare il consenso di Milei, che invece permane ad un livello elevato.
Perché gli argentini mostrano di apprezzare il Presidente con la motosega?
La prima risposta la si trova appunto nel calo dell’inflazione, la tassa occulta più odiata dagli argentini, soprattutto perché sappiamo che pesa di più sui poveri.
E vedere il costo della vita, i prezzi dei beni di consumo, diminuire mese dopo mese rispetto ai ritmi vertiginosi raggiunti negli anni precedenti, trasmette l’idea che la “cura Milei”, per quanto dura, stia funzionando.
Ma c’è un altro aspetto che mostra che Milei non è uno sprovveduto.
Perché se è vero che ha tagliato la spesa pubblica di oltre il 30% in termini reali, ha raddoppiato alcuni sussidi sociali universali e diretti; come l’Asignaciòn Universal por hjio (misura simile al nostro assegno unico per i figli), e la Tarjeta Alimentar (una sorta di social card). Questi aumenti a fronte dell’abolizione di tanti programmi assistenziali inefficienti, e per di più fonte di corruzione, che venivano intermediati da Sindacati e Organizzazioni sociali.
Oltre al bastone dall’austerità Milei sta cercando di stimolare la crescita con le riforme, a partire dalla revisione della mastodontica legislazione argentina.
Parliamo di cose importanti, ma anche di piccole riforme che però cambiano la vita e fanno risparmiare soldi; come consentire il self service ai distributori di benzina (finora inspiegabilmente vietato in Argentina), e la prescrizione elettronica dei farmaci con l’obbligo di indicare il farmaco generico.
Concludendo, ad un anno dal suo insediamento credo si possa dite che Javier Milei la motosega l’ha usata e la sta usando; che nonostante la cura da cavallo il “paziente” è ancora vivo, ma pensare che i problemi siano alle spalle sarebbe un grave errore.
L’avvio di una serie di misure economiche drastiche, tra cui la svalutazione del peso argentino, tagli ai sussidi per energia e trasporti, e la riduzione significativa delle spesa pubblica, nel tentativo di ridurre il deficit fiscale e stabilizzare l’economia, sembra stiano dando i primi frutti, e per questo il consenso verso Milei rimane significativo, in particolare tra i giovani, attratti dalle sue proposte radicali, e dall’insoddisfazione verso i partiti tradizionali.
Certo le sfide restano enormi, ma chi avrebbe potuto vincere a sorpresa le elezioni presidenziali promettendo “sacrifici a go go”, se non un personaggio che i suoi compagni di scuola e quelli della squadra di calcio dove giocava come portiere lo chiamavano “el loco”, il pazzo?
Ecco, Milei è “el loco”, ma un loco che potrebbe veramente rappresentare la svolta epocale per l’Argentina.
Umberto Baldo
Ps: certo paragonare oggi l’Argentina all’Italia sarebbe una bestemmia. Però un paio di riforme di Milei fossi Giorgia Meloni le valuterei attentamente: il taglio della spesa pubblica (basta meno del 30% eh), e la semplificazione del nostro impianto normativo, la cui sovrabbondanza è la vera palla al piede che ingessa la nostra società.