Batteri fecali oltre ogni limite nel Bacchiglione, Retrone inquinato. L’allarme di Legambiente
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Appuntamento finale per Operazione Fiumi 2024, la campagna di citizen science e ambientalismo scientifico di Legambiente Veneto realizzata grazie al supporto tecnico di ARPAV, con il contributo di COOP Alleanza 3.0, con il patrocinio dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e dell’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e con il partner tecnico Strada Srl.
I parametri osservati in questa quarta edizione, oltre al batterio Escherichia coli – i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque – i cui valori sono già stati presentati nel corso delle 8 tappe estive, sono gli inquinanti chimici Glifosate e, novità per il 2024, i PFAS.
L’edizione 2024 della campagna di Legambiente, unica in Italia nel suo genere, ha percorso 13 corsi d’acqua della regione raccogliendo, in 52 punti lungo le aste fluviali, 120 campioni d’acqua sottoposti ad analisi di laboratori, per i 3 inquinanti ricercati. Oltre al riassunto delle 8 tappe estive che hanno già messo in evidenza i parametri della depurazione (batteri fecali) che affligge puntualmente i corsi d’acqua della nostra regione, Legambiente ha presentato oggi in esclusiva i dati inediti relativi a Glifosate e PFAS rilevati con i campionamenti effettuati dai volontari di Legambiente tra i mesi di maggio e giugno.
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Glifosate
Erbicida ad ampio spettro di azione che viene usato sistematicamente in agricoltura e vivaistica per eliminare le piante infestanti, il Glifosate, il cui valore limite stabilito dalla legge per le acque di superficie è stabilito a 0,1 μg/L (microgrammi/litro), è ampiamente utilizzato e nei fiumi del Veneto è notevolmente presente insieme al suo composto di degradazione intermedio (AMPA), come riscontrato dai rilievi di ARPAV. Nei nostri campionamenti il valore limite è stato superato solo in 3 punti nel Canalbianco a Loreo, nel Sile a Cavallino Treporti e nel Dese a Venezia.
(Tutti i risultati nelle pagine 14,15 e 18 del report).
PFAS
La normativa attuale non definisce limiti per tutte le sostanza PFAS rivelate, anche se è in corso la regolamentazione di alcune di esse, come i PFOS e PFOA per i quali sono stabiliti standard di qualità ambientale espressi come valore medio annuo (SQA-MA): per PFOS 0,65 ng/l e i PFOA (100ng/l). Poiché i rilevamenti di Legambiente sono puntuali, sono stati messi a confronto con le serie storiche di dati estratti dalle stazioni di campionamento di ARPAV, una a monte e una a valle rispetto al punto di campionamento di Operazione Fiumi. In 15 dei 16 punti di campionamento sono stati rilevati almeno uno dei 28 composti PFAS e in tali punti il confronto con le serie storiche dei dati Arpav ha messo in evidenza anomalie in 6 campioni. Per “anomalie” si intendono i casi in cui il composto è stato rilevato sopra il limite di rilevabilità, seppur a basse concentrazioni, ma non era mai stato rilevato prima. (Tutti i risultati nelle pagine 14,15 e 19-21 del report).
I fiumi che si confermano più problematici sono il Fratta-Gorzone, lungo tutta la tratta da Cologna Veneta alla confluenza nel Brenta, il Retrone a Vicenza e il Sile.
Il Fratta-Gorzone, nel punto campionato, presenta valori di PFOS la cui sommatoria superiore al limite delle SQA; si segnala il primo riscontro di ADONA, appena al di sopra del limite di rilevabilità, mai riscontrato in precedenza da ARPAV.
Peggiore è la situazione del Retrone a Vicenza, con PFBA, PFPeA, PFHxA, PFBS rilevati, a cui vanno ad aggiungersi PFHxS, PFHpA, in concentrazioni inferiori alla media della serie storica di ARPAV (solo PFBA è appena al di sopra della media), mentre PFOA e PFOS superano entrambi i limiti di SQA (PFOA 217 ng/l a fronte del limite di 100 ng/l e PFOS a 24,86 ng/l a fronte del limite di 0,65 ng/l); si segnala infine il riscontro anomalo di HFPO-DA o GenX, 6:2FTS, C6O4 con valori di poco al di sopra del limite di rilevabilità, ma mai riscontrati in precedenza da ARPAV. Nel caso del Dese Sile, campione prelevato alla foce nella laguna di Venezia, e del Livenza a Motta di Livenza, viene sempre rilevato solo il PFOS, in forma lineare e ramificata, la cui sommatoria supera il limite di 0,65 ng/l delle SQA; particolarmente elevato il dato del PFOS isomero lineare alla foce a Cavallino, dato (0,86 ng/l) che in passato si è presentato in misura simile solo nel 2018 e 2023 (dai dati ARPAV).
Escherichia Coli
In sintesi, sul fronte della depurazione il 17% dei punti monitorati (9 su 52) presenta valori superiori il limite di legge di 5.000 MPN/100ml e il 52% (27 su 52) valori superiori all’indice di buona qualità suggerito da Arpav dei 1.000 MPN/100ml. (Tutti i risultati nelle pagine 14 -17 del report).
I limiti di concentrazione di Escherichia Coli nelle acque superficiali sono definiti dalla legge italiana solo per quanto riguarda il limite di concentrazione consentito in uscita dagli impianti di depurazione, pari a 5000 MPN/100mL (D.Lgs 152/2006). Non sono definiti limiti per la concentrazione del batterio nelle acque di superficie. Tuttavia, convenzionalmente, si utilizza come riferimento per gli standard di qualità dei fiumi il valore limite di 1000 MPN/100mL.
Tra le maggiori criticità, già ampiamente segnalate nel corso della campagna, troviamo il fiume vicentino Retrone, la cui situazione è preoccupante per entrambi i punti monitorati che, per il quarto anno consecutivo, presentano valori fuori scala di batteri fecali: oltre 11 mila unità formanti colonie a Creazzo e quasi 58 mila a Vicenza.
Forti criticità persistono anche per il Bacchiglione, con riferimento al prelievo effettuato nelle vicinanze di Ponte Debba, a Vicenza, dove quest’anno la presenza di batteri fecali risulta oltre 5 volte superiore al limite di legge consentito allo scarico (5000 MPN/mL). Il canale Piovego, che scorre a Padova unendo il Brenta al Bacchiglione, nell’unico punto analizzato ha superato il valore limite di 5000 MPN/100mL, con un valore di 6867 MPN/100mL. Riguardo all’Adige, su 7 punti monitorati lungo l’asta del fiume, due campioni presentano valori superiori a 5000 MPN/100mL e 5 punti superano i 1000 MPN/100mL. Tutti i 5 punti di monitoraggio del fiume Livenza sono risultati sopra il valore dei 1000 MPN/100mL e 3 punti addirittura sopra il valore dei 5000 MPN/100mL. Particolarmente preoccupante è il picco di concentrazione di batteri fecali riscontrato a Motta di Livenza in località Colmello Albano arrivato a 24.196 MPN/100mL.
Secondo Piergiorgio Boscagin della Segreteria di Legambiente Veneto “I dati raccolti dal monitoraggio che abbiamo svolto sulla contaminazione da Pfas nei nostri corsi d’acqua dimostrano come questi inquinanti siano presenti anche in luoghi lontani dalla pesante contaminazione venuta alla luce nel 2013 e che interessa le province di Vicenza, Verona e Padova. Ai dati dei fiumi che attraversano i luoghi della contaminazione storica, Fratta Gorzone, Retrone e Bacchiglione, si aggiungono corsi d’acqua quali il Sile, il Dese e, in alcuni punti, anche l’Adige. Situazione che preoccupa e che dimostra una volta ancora, come sia necessario un monitoraggio accurato delle molte fonti legate al rilascio di questi pericolosi inquinanti Così come preoccupa il ritrovamento, in alcuni dei campioni d’acqua esaminati, dei cosiddetti nuovi Pfas: ADONA,HFPO-DA,GenX, 6:2FTS, C6O4, ritenuti da molti studiosi non meno pericolosi dei Pfas conosciuti e studiati sino ad oggi”.
Proprio a riguardo del problema Pfas, Legambiente, MAMME NO PFAS, Cgil Veneto e tante altre organizzazioni costituite parte civile nel processo per l’inquinamento da Pfas delle acque del vicentino e del veronese sono oggi in presidio di fronte al tribunale della città di Vicenza per richiamare l’attenzione sul dibattimento in corso che, nonostante stia volgendo a conclusione, è ancora avvolto da criticità irrisolte che meritano risposta. Nodi che l’associazione ambientalista ed i cittadini chiedono alla procura ed alle istituzioni di sciogliere, visto che la situazione della contaminazione è ben lontana dall’essere risolta, come sembrano confermare anche i dati puntuali raccolti dai volontari di Legambiente.
“I PFAS stanno contaminando la nostra esistenza e la loro presenza, sia diffusa e ubiquitaria che gravemente puntale, necessita risposte da parte di tutte le autorità pubbliche che devono fare ognuna la loro parte, agendo con bandi a produzione e utilizzo, regolamenti d’uso, limiti restrittivi, bonifiche e condanne per gli inquinatori – dichiara Giulia Bacchiega Vice Presidente di Legambiente Veneto – e sottolinea come lo stimolo più importante che la campagna di Operazione Fiumi vuole attivare, attraverso l’esame dell’impatto sulla salute dei fiumi delle attività umane, è quello di alzare il livello di attenzione sul concetto di ripristino fluviale e sui suoi benefici, esortando la politica a prendere immediate misure per proteggere e stimolare comportamentali sostenibili per una più rapida transizione verso un’economia e uno stile di vita più sostenibili”.
Coop Alleanza è da sempre impegnata sui temi legati alla sostenibilità e attenta ai progetti ambientali dei territori nei quali opera, sostenendo sia iniziative locali, sia progetti di respiro regionale e nazionale. La campagna Operazione Fiumi di Legambiente, oltre a fungere da fattore di ingaggio dei cittadini e delle comunità venete e a stimolare a una maggiore attenzione e cura dei fiumi che innervano i loro territori, risponde efficacemente ai vincoli posti dalla nostra epoca, che richiede modalità produttive sempre più sostenibili e responsabili, dalla ridotta impronta ecologica e con il minor dispendio possibile di risorse quali l’acqua e il terreno agricolo.
Le ragioni principali che hanno portato Coop Alleanza 3.0 con le zone soci del Veneto ad aderire per il secondo anno a questa importante iniziativa si possono riassumere in due punti. In primo luogo, i soci Coop spingono la Cooperativa a porre sempre più attenzione nei confronti dell’ambiente. Ciò si traduce in un crescente impegno nel sostenere attività nei territori in cui la Cooperativa è presente, a fianco di chi – come Legambiente – dedica le proprie energie nella lotta all’inquinamento e alla contaminazione degli habitat.
La seconda ragione si fonda sul ruolo di Coop Alleanza: un’importante azienda della grande distribuzione che si trova, soprattutto nel settore agroalimentare, al vertice di una filiera che parte dal campo per arrivare fino allo scaffale e al consumatore finale. È fondamentale l’impegno di Coop nel promuovere e stipulare contratti con fornitori che, oltre a essere rispettosi delle condizioni di lavoro e di qualità di prodotto, sempre più devono appoggiare comportamenti rispettosi dell’ambiente utilizzando meno acqua e meno agenti chimici.