23 Dicembre 2024 - 10.30

Cortocircuito Tony Effe: dalle artiste donne che parlano di censura dopo un mese di messaggi contro la violenza sulle donne alla politica imbarazzata

Di Alessandro Cammarano

La vicenda dell’esclusione di Tony Effe dal concerto di Capodanno al Circo Massimo di Roma ha suscitato un acceso dibattito pubblico, coinvolgendo artisti, politici e cittadini.

I fatti sono relativamente semplici da esporre: inizialmente, Tony Effe, noto trapper romano ed ex membro della Dark Polo Gang, era stato annunciato tra gli artisti principali per l’evento di fine anno; tuttavia, a seguito di critiche mosse da esponenti politici di vari schieramenti, tra cui il Partito Democratico, Azione e Fratelli d’Italia, l’amministrazione comunale ha deciso di escluderlo.

Le contestazioni mosse all’”artista” – le virgolette sono d’obbligo – riguardavano i testi delle sue canzoni, giudicati misogini e poco rispettosi delle donne, tanto che il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha dichiarato: “Non c’è nessuna censura. Non stiamo parlando del diritto sacrosanto di Tony Effe di esprimersi e di fare concerti a Roma, ma dell’opportunità di utilizzare risorse pubbliche dell’amministrazione, e quindi dei cittadini, per fare di lui uno degli ospiti del concerto di Capodanno. Nel momento in cui è risultato evidente che quella scelta avrebbe diviso la città e urtato la sensibilità di tanti, abbiamo ritenuto opportuno chiedere un passo indietro perché per noi il concerto di Capodanno deve unire e non dividere la città”.

Tutto a posto dunque? Niente affatto, perché i colleghi del trapper con le collane di diamanti da centomila euro l’una si sono mobilitati in suo sostegno in nome della libertà dell’arte – appunto, dell’arte – di esprimersi liberamente, qualunque sia la sua espressione e la reazione è stata un susseguirsi di prese di posizione legittime ma allo stesso tempo discutibili.

Mahmood – che del tutto casualmente è sotto contratto con la stessa etichetta discografica di Tony Effe – inizialmente previsto tra gli artisti del concerto, ha annunciato il suo ritiro in segno di protesta, definendo la decisione una forma di censura: “Ho aspettato fino all’ultimo – ha dichiarato – poiché speravo di leggere una notizia diversa. Ritengo sia una forma di censura, per cui decido anche io di non partecipare al Capodanno della Capitale”; anche Mara Sattei ha seguito l’esempio, rinunciando alla partecipazione all’evento e da lì ima catena di forfait che hanno svuotato quasi completamente la kermesse di fine anno al Circo Massimo. Numerosi altri artisti hanno espresso solidarietà a Tony Effe, criticando la scelta del Comune, e tra questi Emma Marrone, paladina dei diritti delle donne, che su X ha scritto “Trovo che sia davvero un brutto gesto escludere Tony Effe dal concerto di Capodanno a Roma privando un ragazzo di esibirsi nella sua città. Non è una cattiva perdona e non ha fatto male a nessuno. Ma è Altrettando un brutto gesto nei confronti della musica tutta e dell’arte in generale. Una forma di censura “violenta” che alle soglie del 2025 non si può tollerare”.

Anche Noemi e Giorgia si sono pronunciate a favore della libertà di espressione e pure Elodie ha detto la sua: “Ci si può confrontare sul linguaggio, quella è la sua forma di espressione: nella vita reale non fa quelle cose. Senza fare paragoni, Tarantino gira film violenti, ma non uccide nessuno. Faccio ancora un altro esempio, proprio sulla mia fisicità: io uso il corpo sul palco, lo mostro, ma nella quotidianità non vado in giro in mutande. Ci stiamo dimenticando dello storyelling, allora non dovremmo fare il cinepanettone, anche quello propone un certo linguaggio, ma è uno spaccato dell’Italia. A me non piace, però è una realtà che esiste, e tanti ridono. Una cosa può piacere e non piacere. Il rap non è il mio genere preferito, però ci sta. Un artista può esprimersi”.

A me, sinceramente sembra il classico caso di morale a due velocità. Ovvero si condanna – sacrosantamente! – ogni forma di violenza sulla donna, ci si erge a paladini di “Non una di meno” e poi si corre a difendere un collega i cui testi traboccano di misognina e di oggettificazione della donna in nome della “libertà di espressione”?

C’è da aggiungere che il pubblico di Tony Effe è composto in massima parte da adolescenti e preadolescenti i quali letteralmente pendono dalle sue labbra e lo erigono a modello di pensiero tanto. Tutto bene? Mica tanto, perché sentire un ragazzino di dodici anni cantare cose tipo “Prendi la tua tr*ia (prendi la tua tr*ia). Le serve una museruola (woof, woof)…Metti un guinzaglio alla tua ragazza, ci vede e si comporta come una tr*ia” fa sinceramente venire i brividi.

Qualcuno ha detto che anche i boomer ascoltavano e cantavano i testi “violenti” di gruppi rock come, ad esempio, i Clash; peccato che in questo caso la supposta “violenza” fosse rivolta alle storture della società e non a svilire le donne.

È davvero questo che vogliamo?

Dal canto suo Tony Effe ha rotto il silenzio attraverso i social media, ringraziando i colleghi e i fan per il supporto: “Sono sempre me stesso, non so fare l’attore. Faccio musica e la musica non può essere censurata, scrivo quello che vedo e vivo quello che scrivo. Grazie a tutte le persone e i miei colleghi che hanno preso posizione”. In risposta all’esclusione, ha organizzato un concerto alternativo al Palazzo dello Sport (Palaeur) di Roma per la notte di San Silvestro, con biglietti a prezzo calmierato disponibili su Ticketone”: dunque alla fine per lui un guadagno sicuro e una bella botta di pubblicità gratuita. Da notare che i biglietti dell’evento sono andati a ruba, mentre il concerto di Capodanno al Circo Massimo si trova in una situazione di incertezza. Il Campidoglio sta valutando possibili alternative, ma al momento non sono stati annunciati nuovi artisti. Il sindaco Gualtieri ha dichiarato: “Vedremo”.
Personalmente trovo tutto molto triste, segno di un tempo in cui la bussola sembra davvero persa e nella quale l’usuale scontro guelfi-ghibellini non ha tardato a mostrarsi, sollevando un ampio dibattito sul confine tra censura e libertà artistica, nonché sull’uso di fondi pubblici per eventi culturali. Alcuni sostengono che l’esclusione di Tony Effe rappresenti una censura ingiustificata, mentre altri ritengono appropriata la decisione di non finanziare con denaro pubblico un artista i cui testi sono considerati offensivi verso le donne.

Il dibattito continua, evidenziando le tensioni tra espressione artistica e responsabilità sociale.

Se fosse per me consiglierei a Tony Effe di fare volontariato in un centro antiviolenza, magari qualcosa nei suoi testi cambierebbe.

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